Delia e le altre

è un film proiettato nelle sale cinematografiche che sta sbancando ogni botteghino. Parliamo di “C’è ancora domani” ed è la prima prova da regista dell’attrice Paola Cortellesi, già nota al pubblico per pellicole leggere televisive di commedia all’italiana. Ma questa volta il genere è tutt’altro e la trama è quella dell’Italia del dopoguerra, della metà […]

9 Novembre 2023

è un film proiettato nelle sale cinematografiche che sta sbancando ogni botteghino. Parliamo di “C’è ancora domani” ed è la prima prova da regista dell’attrice Paola Cortellesi, già nota al pubblico per pellicole leggere televisive di commedia all’italiana.
Ma questa volta il genere è tutt’altro e la trama è quella dell’Italia del dopoguerra, della metà del 1900 con un focus sulla condizione femminile e delle famiglie di allora in un susseguirsi di paure e speranze di chi investiva tutto quel poco che aveva nei figli (soprattutto nei maschi) per permettergli di riscattarsi, di avere quel pezzo di carta scolastico come lasciapassare per una vita migliore.
In quegli anni dove mangiare la carne era un lusso, la cioccolata era dei ricchi e spesso al mercato si barattavano le uova con qualche ciuffo di bieta, ci si dedicava alle figlie femmine solo perché si sposassero con un “buon partito”, con un marito che aveva studiato, preferibilmente di buona famiglia. Quello era l’obiettivo e per questo le donne venivano educate ad essere delle buone mogli, saper governare casa, rammendare, cucinare, essere curate e soprattutto accondiscendenti.
Questo film spacca l’anima nella consapevolezza che quello che mostra è tutto vero se non peggio e che quelli sullo schermo siamo noi, le nostre madri, le nostre nonne, sono i racconti delle nostre famiglie in una memoria neppure troppo lontana.
Tanti i passaggi del film che turbano ma, personalmente, il peggiore è la proiezione in “bianco e nero” che pare alludere che quell’Italia non esista più, come fosse solo una fugace sbirciata in quello che eravamo e che oggi non c’è più. Ma è davvero così? Davvero in meno di un secolo la condizione della donna e la cultura familiare è cambiata? Vediamo.
Nel film la protagonista, Delia, viene picchiata dal marito e, quando accade, le vicine di casa fingono di non vedere e i figli vanno addirittura in altra stanza. Tutti sanno quello che accade a Delia ma la lasciano sola, fragile, in balia di un uomo violento. Nessuno interviene perché le botte non fanno scandalo e non vengono denunciate nella certezza (o speranza) che non avranno mai epilogo peggiore.
Questo mi ha ricordato Annalisa D’Auria, 32 anni, due figli piccoli, di Rivoli in provincia di Torino che proprio qualche giorno fa è stata sgozzata dal marito di prima mattina come epilogo di un periodo di violenze fisiche.
Le vicine di casa, incalzate dai giornalisti, hanno dichiarato che li sentivano sempre litigare ma che non erano mai intervenute perché “non credevano si arrivasse a tanto”. Così Annalisa era rimasta sola, ancora una volta, come Delia del film, sotto le mani del suo carnefice che però con lei, quella volta in più, ha armato la propria mano uccidendola.
Sfortuna? Oggi una donna viene uccisa ogni tre giorni. Oggi. 2023.
C’è un passaggio poi del film dove Delia dice che “ruba” una parte dei suoi soldi per destinarli alla figlia, tant’è che l’amica la riprende dicendole “come puoi rubare qualcosa di tuo?”, ma così non è: Delia non gestisce i suoi pochi soldi che vengono uniti a quelli del marito e la cui spesa, poi, deve essere autorizzata dal marito stesso.
Di fatto dunque non possiede nulla di suo né tantomeno il potere di decidere sul come spendere i risparmi se non per le piccole commissioni domestiche. Ma questa prassi appartiene al 1950 o al 2023? Oggi il 70% delle donne non ha un proprio conto corrente. Niente. Non conosce le dinamiche finanziarie, non decide sulle spese importanti della famiglia se non chiedendone al proprio marito.
C’è una battuta poi costante che si insegue in tutto il film e che riguarda non solo le donne povere ma anche quelle più benestanti ed è che devono “stare zitte”, non si devono cioè intromettere negli argomenti degli uomini non essendone in grado di capirli: politica, società, diritti del lavoro non sono temi al femminile. E oggi? Oggi scrittrici compiante come Michela Murgia scrivono libri dal titolo “Stai zitta” combattendo, ancora e ancora, contro il costante zittire degli uomini sulle donne.
Ma ancora. In casa di Delia vive il suocero, un burbero e allettato vecchio scorbutico che rimpiange i tempi in cui gli uomini si sposavano le proprie cugine che non avevano i grilli per la testa, che non rispondevano, che erano già educate al silenzio familiare. Di lui se ne occupa costantemente Delia chiaramente controvoglia ma a questo rassegnata. E’ una “caregiver” diremmo noi oggi così come nel 2023 lo sono l’80% delle donne italiane ingabbiate, in assenza di aiuti e condivisioni familiari, nell’ennesima staffetta tra gli infanti e gli anziani che poi di fatto le emargina dalla vita lavorativa e quindi dalla loro reale emancipazione (oggi giorno solo il 60% delle donne lavora e prevalentemente in ruoli di second’ordine).
Il crescendo del film, infine, termina con Delia che va a votare per la prima volta, ma non solo lei: tutte fino a prima non avevano diritto di voto. Solo nel 1948 ne fu concesso e le donne accorsero alle urne anche per migliorare la propria condizione.
Andarono a votare l’80% delle donne.
Ed in questo nel 2023, con una partecipazione femminile minore del 30%, siamo costretti addirittura a rimpiangere il secolo scorso dove almeno la fiducia in un futuro migliore, per sé e per i propri figli, era una speranza accorata, preziosa, irrinunciabile.

(foto Siciliani-Gennari/SIR)