Emergenza eccezionale che potrà diventare normalità

La prolungata siccità di quest’anno si sta facendo sentire in maniera prepotente anche nell’Isontino. Per cercare di comprenderne le conseguenze su un settore fondamentale nell’economia provinciale come quello agricolo, abbiamo incontrato Angela Bortoluzzi, presidente provinciale della Coldiretti.Un’avvertenza: l’intervista “fotografa” la situazione a giovedì 28 luglio sperando magari che nel frattempo qualcosa sia cambiato.

Dottoressa Bortoluzzi, qual è al momento la situazione e le sue conseguenze sul nostro territorio regionale ma soprattutto sul nostro territorio isontino? Quali sono i settori che maggiormente stanno accusando il colpo da questa grave siccità?Le alte temperature e l’assenza di pioggia si stanno facendo sentire un po’ su tutte le tipologie di colture, in particolar modo su frutta e ortaggi e sui seminativi, riducendo le rese. Fortunatamente però la nostra provincia – grazie all’attività del Consorzio di Bonifica – è servita da un sistema di irrigazione che porta l’acqua in pressione su ogni singolo appezzamento e questo ci consente di limitare notevolmente i danni. Nella zona di Grado/Fossalon, invece, (di competenza del Consorzio di Bonifica della pianura Friulana) sprovvista di impianti irrigui in pressione, il forte caldo e la totale assenza di acqua per caduta comporta un inaridimento dei terreni che richiamano quindi l’acqua dal sottosuolo che però è salata e abbiamo il fenomeno di risalita del cuneo salino. Quel terreno lì non è più coltivabile.Anche la zootecnia – già provata dagli aumenti del costo dei mangimi – è in difficoltà.

Cosa dobbiamo attenderci, ovvero quali saranno le ripercussioni e le conseguenze sul prossimo periodo?Dai dati Osmer sappiamo che manca dal 40 al 60% di acqua rispetto ad annate per così dire normali. Fino a che l’Isonzo avrà ancora acqua possiamo continuare con l’irrigazione di soccorso – pur se con orari ridotti – ma è fondamentale che la pioggia arrivi presto.Stante il perdurare dell’assenza di precipitazioni, il Consorzio di Bonifica ha dovuto attivare una procedura di crisi che rimarrà in atto salvo miglioramento delle condizioni di piovosità. È stata ulteriormente ridotta la disponibilità di ore/ettaro ed è stata istituita una turnazione delle varie zone irrigue da oggi al 9 agosto.

Certamente sono necessarie delle prese di posizione anche da parte della politica. Quali iniziative dovrebbe mettere in atto per arginare e contrastare una problematica che, molto probabilmente, si ripeterà anche negli anni a venire?Quella che stiamo vivendo è senza dubbio una situazione di emergenza eccezionale, ma visto l’andamento climatico degli ultimi anni, dobbiamo abituarci al fatto che potrebbe diventare la normalità. È pertanto fondamentale che, una volta finita l’emergenza, la politica non si dimentichi di quanto sta accadendo e continui a mettere in campo tutto quanto necessario per preservare il bene acqua che purtroppo non è infinito, ma va tutelato perché senza acqua non può esserci agricoltura.Per garantire la disponibilità di acqua, c’è bisogno non solo di continuare a creare una rete di piccoli invasi di accumulo, ma anche soprattutto di poter avere una certa autonomia nella gestione del fiume Isonzo, senza essere totalmente dipendenti dalle aperture/chiusure delle dighe oltreconfine.

Coldiretti e i suoi associati possono definirsi anche delle “sentinelle” sul territorio. Quale il suo pensiero a riguardo? Quali iniziative, sia attive quanto di sensibilizzazione avete messo in atto come associazione o pensate magari di poter proporre in futuro?La drammatica siccità che stiamo vivendo è il risultato degli stravolgimenti climatici ma anche di una mancanza di programmazione nella gestione delle risorse idriche. Sono passati 5 anni dalla presentazione del progetto di Coldiretti per la realizzazione dei bacini di accumulo che avrebbero garantito acqua a famiglie e imprese e prodotto energia pulita. Il tempo perso – secondo i più recenti dati elaborati a livello nazionale – ci è costato più di 7 miliardi di euro. Raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana… dobbiamo arrivare al 50%! Una rete di invasi per catturare l’acqua quando cade e distribuirla quando non c’è è una priorità.

Proprio in un’ottica di sensibilizzazione: l’agricoltura ha strettamente necessità di avere acqua a disposizione. Allo stesso tempo però come può contribuire (con le metodologie in uso ma anche con la sensibilizzazione) ad un suo risparmio?Grazie alla lungimiranza del Consorzio di Bonifica che ormai da molti anni ha realizzato e continua a sviluppare una rete che permette appunto di portare l’acqua in pressione su ogni singolo appezzamento coltivato, noi agricoltori ci siamo dotati di sistemi di irrigazione volti a non sprecare la risorsa acqua, ma anzi ad utilizzarne il minimo indispensabile e mi riferisco per esempio al sistema di irrigazione a goccia sui vigneti, che permette di dosare solo i millimetri di acqua necessari alla vite. Nel nostro territorio è del tutto bandita l’irrigazione per scorrimento che sprecherebbe invece inutilmente notevoli quantità di acqua.

In questi giorni la nostra terra ha conosciuto l’incubo del fuoco. Brevemente, quali possono essere alcune delle principali problematicità che seguiranno a quest’evento? Che “conto” dovranno pagare quei poveri terreni?Fortunatamente non sono stati interessati terreni coltivati, se non in minima parte. Rimangono comunque i danni alla vegetazione che avrà bisogno di almeno 15-20 anni per tornare alla situazione pre incendio.