Voce del verbo chattare

Proviamo, per un solo momento, a immaginare di “doppiare” questi messaggi silenziosi, di dargli voce. Ne verrebbe fuori un insostenibile frastuono, tale (e inimmaginabile) è la quantità di beep che giungono ogni secondo sui diversi smartphone custoditi nelle nostre tasche. Lo stanno facendo anche nei film più à la page. Oltre ai dialoghi degli attori, sul grande schermo compaiono nuvolette fluttuanti attraverso le quali ci viene data la possibilità di “spiare” le chat dei protagonisti. Come mai? Ormai quei messaggi sono diventati talmente integrati nelle altre forme di comunicazione, che per comprendere le dinamiche fra i personaggi di una sceneggiatura non si può prescindere dal leggerli.Siamo nel mezzo di una rivoluzione della comunicazione, un tifone che stravolge regole che stanno in piedi da secoli: vale la pena rifletterci sopra nel mese in cui celebreremo domenica 28 maggio la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.Ma quanto chattano i nostri adolescenti? E per dirsi cosa? Comunicazioni fra singoli e gruppi per qualsiasi scopo, o ragione. Gruppo degli amici del cuore e gruppo di classe, gruppo per copiare i compiti, gruppo del compleanno e “antigruppi”.Una intricatissima selva sotterranea dove si insinuano comportamenti e stili non sempre positivi.Il messaggio è veloce e immediato, veicola emozioni e confidenze. Recapita filmati e immagini in tempo reale. A volte anche insulti e oscenità.Scriviamo più messaggi, o pronunciamo più parole nel corso di una giornata? E gli adolescenti, i cui polpastrelli sono polvere di fuoco su quelle tastiere? Una cosa è certa: gli adolescenti con il cellulare mica ci telefonano!Le scuole negli ultimi anni sono state fortemente coinvolte dagli effetti di questo tipo di comunicazione. La scuola, si sa, diventa una sorta di luogo dove “tutto torna”.Dal punto di vista della comunicazione, il linguaggio dei giovani è cambiato. La scrittura è diventata più asciutta (forse troppo?)… certo, scrivere un tema senza emoticon è dura. In un certo senso gli adolescenti usano di più la scrittura di un tempo, ma la scrittura si trasforma per effetto della tecnologia, asseconda il passo veloce e l’estemporaneità. I linguisti cercano con affanno di tracciare un profilo della comunicazione 2.0.Gli stereotipi del web contaminano la vita reale. I giovani “trollano” e “flammano” coetanei e adulti.La comunicazione dei social media influenza anche le relazioni in classe, quindi. A volte i litigi sommersi, nati sulle chat esplodono nella vita reale. Così pure gli amori. Attraverso il mezzo tecnologico gli adolescenti trovano quel coraggio che magari manca loro nella vita reale.A proposito di amore e di sessualità, c’è da dire che il fenomeno whatsapp, da un lato aiuta i timidi a “buttarsi”, dall’altro sollecita gli eccessivi a pubblicare foto e video a volte piuttosto scabrosi. Selfie che poi diventano virali e che in alcuni casi mettono i protagonisti di queste riprese in situazioni difficili, da cui è difficile uscire.La scuola osserva, riflette, risponde alle richieste di aiuto di giovani e famiglie. Presidi si trovano a “rendere pubbliche” intere chat tra sui propri siti istituzionali, a convocare genitori per parlare di “messaggi” e di “gruppi”. Al mattino nelle aule si fa la questua dei cellulari. A volte i ragazzi ne consegnano ai prof. uno, e l’altro lo tengono in tasca. Per non parlare dei compiti in classe: che iattura! Ci sono le traduzioni di tutto l’universo mondo sul web. Come si fa a lottare contro la tecnologia e insegnare contemporaneamente latino?Camminiamo sulla superficie, sotto di noi c’è un oceano sommerso.Si porta dentro il buono e cattivo.Si porta dentro due lingue: una è quella “antica”, l’altra è silenziosamente attorno a noi e non smette neppure per un secondo di gracidare.Come ci salveremo da questo “bipolarismo” comunicativo e generazionale?