Te Deum a Barbana

Sarà l’occasione per esprimere il ringraziamento al Signore per la presenza ultracentenaria dei Frati minori francescani sull’isola e la gratitudine di tutta la comunità diocesana ai religiosi per il ministero a servizio alla Parola da loro prestato nell’ascolto e accoglienza dei pellegrini.Nessuno li ha mai esattamente contati ma sono senz’altro decine di migliaia i pellegrini che ogni anno sbarcano sull’isola di Barbana. Per la maggior parte di loro è un ritorno, il rinnovarsi di un gesto che nel suo ripetersi nel tempo – personalmente o comunitariamente – è sempre diverso e mai scontato.Per molti, invece, è un’emozione nuova frutto di una scoperta avvenuta magari per caso in quelle giornate estive di vacanza quando il cattivo tempo costringe ad approntare programmi d’emergenza alternativi ad una quotidianità fatta di spiaggia e mare.Saliti sul “vaporetto” (che mantiene il suo affettuoso epiteto immutato da decenni anche se il vapore ormai appartiene ad un passato più remoto che prossimo…) ci si sorprende scoprendo l’eterogenita dei propri compagni di traversata: apparentemente scontata la presenza di anziani – magari in comitiva – si rimane colpiti dal numero di famiglie con bambini d’ogni età al seguito che raggiungono il santuario, quasi a tramandare una tradizione affettuosa trasmessa di generazione in generazione. Sbarcati sull’isola, si scopre un’altra delle caratteristiche che rendono davvero unica Barbana. Qualunque sia il numero dei pellegrini presenti contemporaneamente – centinaia o poche unità – basta varcare il portone della chiesa per immergersi in un’oasi di pace, dove il silenzio è apparentemente assenza di rumori e suoni ma in verità pienezza di vita.A testimoniarlo due elementi. Il primo, immediato e visibile, è espresso dagli exvoto che rendono i muri simili a spartiti solcati da musiche e parole di ringraziamento al Signore: cambiano i tempi, mutano. i mezzi ed i vestiti dei “protagonisti” ritratti ma rimane immutata la fede di uomini e donne.Genti magari divise da lingue e culture ma unite dallo stesso amore per Colei che è porta verso il Figlio.Il secondo elemento è più sommesso e nascosto ed è dato dal ministero dell’ascolto in quel Sacramento della Riconciliazione che ha contraddistinto nell’ultimo secolo anche il ministero e la presenza dei Frati minori francescani sull’isola. “L’amore di Dio non è un’idea astratta ma un realtà concreta. È “viscerale” come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio” ha ricordato papa Francesca durante il Giubileo della Misericordia. A “riempire” il silenzio sono la preghiera e lo spezzare del pane nel Sacramento dell’Eucarestia. Cambiano i tempi ma il filo rosso che nel tempo lega le vicende dell’isola non si spezza.A breve i figli di Benedetto riprenderanno il testimone nell’accoglienza e nell’ascolto che è già stato loro in passato, raccogliendolo dai figli di Francesco che l’hanno custodito in questo secolo.Mutano gli uomini; la preghiera che annulla le distanze può solo in parte magari mitigare il dispiacere per il distacco dalle persone e per il venir meno di rapporti di paternità spirituale intessuti nei decenni.A rimanere immutato, però, sono il servizio e la testimonianza alla Parola che si fa Speranza di Vita eterna per ogni credente.