Un luogo di confronto, fra sensibilità diverse

È un Europa – quella odierna – che si pone numerosi quesiti sul suo essere e sulla direzione da prendere. Risposte a queste domande sono state cercate all’interno del Primo Forum Europa, che si è svolto negli scorsi giorni a Gorizia.Promosso dall’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, per la prima volta unitamente all’Istituto culturale di Scienze Sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza e con la collaborazione delle Università di Trieste e Udine, il Forum della Cattedra Rezzara Mitteleuropea ha costituito il primo step del 53° Convegno Internazionale dell’ICM, che si svolgerà sempre a Gorizia il 22 e 23 novembre e che si concentrerà su “Cultura e bellezza dei territori a confronto per il futuro”, proprio come naturale proseguimento di “Costruire l’Europa dai territori”, tematica portante del Forum appena concluso.I lavori del Forum, che si sono aperti alla Sala della Torre della Fondazione Cassa di Risparmio, proseguendo poi negli spazi dell’Università di Udine a Gorizia, hanno visto la partecipazione – accanto alle numerose presenze in sala – anche di molte autorità locali, che hanno voluto portare il loro saluto e porre una riflessione sulla tematica centrale della Cattedra, che ha posto l’attenzione proprio sui territori, quelle piccole realtà che oggi si interrogano sull’Europa, perché spesso la sentono così lontana da loro, ma che sono la vera “ossatura” che compone questa realtà sovranazionale.Dopo i saluti di Fulvio Salimbeni, presidente dell’ICM, ha preso la parola l’arcivescovo Redaelli, il quale ha ringraziato per l’attenzione posta dall’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei e l’Istituto Rezzara su Gorizia ma anche Aquileia, al centro del Simposio 2017 e tappa della visita di approfondimento all’interno del Forum Europa. “Queste sono occasioni per ricordare e marcare la vocazione naturale di Gorizia come città di confine – ha commentato il vescovo – e quindi di confronto/scontro/ponte con lingue, culture e sensibilità diverse. Quello che si deve cercare di dare da questi momenti di incontro, sono messaggi positivi: i giovani di oggi noto come abbiano la tendenza a voler lasciare il Paese, perché qui non vedono un futuro. Cerchiamo di trarre messaggi con i quali poter dare loro una speranza su come poter trovare e creare del positivo anche qui”.I lavori del convegno si sono quindi aperti con gli interventi di monsignor Giuseppe Dal Ferro dell’Istituto Rezzara, del professor Salimbeni e del dottor Michele d’Avino, direttore dell’Istituto di Diritto internazionale della Pace “Giuseppe Toniolo” dell’Azione Cattolica Italiana sul tema “Funzione dei territori di confine nello sviluppo culturale”. Dal Ferro ha sottolineato come la cultura oggi abbia più che mai bisogno di confrontarsi sull’idea di Europa, per non essere nazionalista o populista. “La crisi attuale di soggettività ha radici profonde, è la sintesi delle crisi sovraniste dei singoli stati”. Per Del Ferro devono essere i territori a ricostruire l’Europa, partendo dal “basso” e ponendosi come luoghi non solo di rapporti economici, ma anche e soprattutto culturali, come luoghi di confronto.Dopo il suo intervento, la parola è stata passata a Salimbeni, che ha posto una riflessione su “Lo spirito di Aquileia tra Mitteleuropa e Mediterraneo”, proponendo una prima introduzione storica dalla fondazione della capitale della X Regione augustea ai giorni nostri che, dopo la Guerra Fredda, la vedono nuovamente protagonista nel suo ruolo di mediatrice, che sempre l’ha caratterizzata. A concludere la prima parte dei lavori, Michele d’Avino, il quale ha sottolineato ancora una volta come le diversità, messe a confronto, siano la vera ricchezza di quest’Europa: “il dialogo e l’apertura all’altro creano cultura e questa crea riconversione dei territori, ricchezza e lavoro. Le relazioni di amicizia tra i popoli, dunque, hanno la potenza di cambiare il volto dei territori: è questa la lezione principale che l’Europa deve tenere a mente guardando al futuro”.