Vivere la fraternità

Nel luglio del 2021 noi Ancelle di Gesù Bambino abbiamo celebrato l’Assemblea Generale d’Istituto, che intercorre tra due Capitoli Generali e che l’anno scorso aveva come tema “In un mondo che cambia, quale possibile missione ci viene riaffidata oggi?”. Come compimento del lavoro svolto il Consiglio Generale ha deciso che nel mese di ottobre ogni sorella di ogni comunità riceva il mandato missionario all’interno di una celebrazione.La nostra comunità di Gorizia ha vissuto questo momento mercoledì 5 ottobre alla presenza di una Consigliera Generale.Al di là dei singoli mandati che ciascuna di noi ha ricevuto, tenendo conto dei compiti che svolge all’interno e/o all’esterno della comunità, portiamo nel cuore due consapevolezze.La prima consapevolezza è che siamo tutti (non solo i sacerdoti e noi consacrati, ma anche i laici, ogni battezzato) in missione, al di là dei nostri servizi, dell’età che abbiamo, del nostro stato di salute, …, perché la missione non è quello che facciamo, ma è quello che siamo e che viviamo … “Vite che parlano” è, infatti, lo slogan del mese missionario di quest’anno. Padre Arrupe, che è stato Preposito Generale della Compagnia di Gesù, rivolgendosi ai giovani gesuiti in formazione, scriveva loro: “Solo quando sarete anziani e non sarete più in grado di fare nulla, allora comincerete a dare gloria a Dio”. Sulla stessa linea la nostra fondatrice, Elena Silvestri, diceva alle sue figlie spirituali: “Il Signore si serve degli strumenti più deboli per le opere della sua maggior gloria”.La seconda consapevolezza è che la prima missione della vita consacrata è la fraternità vissuta come testimonianza di comunione, come impegno quotidiano a intessere nuove relazioni, più umanizzanti e più evangeliche, prima di tutto tra di noi e poi con tutti. In un cammino di sinodalità, intrapreso da tutta la Chiesa, e nel contesto attuale di una pace sempre più minacciata e di una prevaricazione del più forte sul più debole, mi sembra che sia profetica questa sfida di vivere la fraternità, costruendo ponti e non muri, attorno a noi, lì dove viviamo e operiamo, una sfida che ogni credente è chiamato ad accogliere e a fare sua.