Ma Gesù era gioioso?

La gioia è un tema ricorrente nella predicazione della Chiesa di questi ultimi decenni.Basti ricordare i titoli delle esortazioni apostoliche di papa Francesco: “Evangelii gaudium”; “Amoris laetitia”, “Gaudete et esultate”. Ma è stato argomento caro anche a papa Benedetto ed ancor prima a Paolo VI che con la sua esortazione apostolica “Gaudete in Domino” ci parlò della gioia cristiana. Ma della gioia ci ha parlato per primo Gesù: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,7). Eppure sorprende il fatto che il Vangelo non ci presenta mai Gesù che sorride, tanto meno che si diverte o vive un momento di spensieratezza. Verrebbe da chiedersi quale temperamento avesse e se accogliesse le persone con il sorriso. Ma Gesù è stato davvero gioioso? Così potremmo dire anche di San Francesco, che ci ha parlato di perfetta letizia ma nella realtà storica è stato un uomo di grandi penitenze, di notti angosciate ed anche di discorsi severi e rigorosi verso i suoi frati. Quando dunque parliamo di gioia evangelica dovremmo stare attenti a non intenderla e presentarla con parametri solo umani. Il mondo cerca la gioia e continuamente vuole proporla attraverso tutte le opportunità e strumenti possibili. Ma è questa la gioia che ci vuole dare Gesù? Sant’Ignazio nelle primissime regole sul discernimento insegna a distinguere la gioia che viene dal mondo da quella che viene da Dio, questa indicata come una “gioia profonda” in confronto a quella superficiale della mondanità. Per la sua conversione, come probabilmente anche per quella di San Francesco (da giovane chiamato il “principe delle feste”), il passaggio fondamentale è stato proprio quello di imparare a discernere questi due tipi di gioia. C’è un passo del Vangelo di Luca, forse l’unico, in cui vediamo Gesù manifestare questa gioia: “In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” (Lc 10,21)Questo potrebbe essere considerato il “magnificat” di Gesù, parallelo a quello della Vergine Maria, sempre dello stesso evangelista che caratterizza spesso i suoi scritti con questo dono dello Spirito. Per quale motivo gioisce dunque Gesù? Il contesto del passo ci fa vedere i 72 discepoli che tornano entusiasti dalla missione. E così in Maria, il suo spirito “esulta in Dio” quando in fretta porta ad Elisabetta Gesù, appena concepito nel suo grembo. Potremmo forse concludere che la gioia di Gesù e di Maria è motivata dall’avanzare e diffondersi del Regno di Dio, un Regno accolto dai piccoli e dai poveri. La gioia di Gesù e Maria, come quella di Paolo e come quella che poi manifesterà la prima Chiesa negli Atti degli Apostoli, è inserita nel contesto della missione, della diffusione della Parola, dell’annuncio, del progresso del Regno dei cieli, che consiste, come sappiamo, in Dio che regna, con il suo amore, la sua pace e la sua gioia.  Ma questo progresso del Regno è certamente segnato dai passaggi stretti e dolorosi della persecuzione e della croce. Anche nella sofferenza fisica però, la gioia che viene da Dio non viene meno, perché motivata e legata a qualcosa di eterno e non a qualcosa che passa. Non potrà mai invece, essere piena una gioia legata solo alle cose passeggere di questo mondo. Possiamo concludere allora, che certamente Gesù è stato profondamente gioioso, anche nei momenti in cui veniva rifiutato, anche quando saliva la Calvario con la croce, perché sapeva che questi erano passaggi fondamentali verso il trionfo del Regno di Dio. Questa è la gioia cristiana! Questa è quella che l’educatore cristiano dovrebbe indicare, soprattutto ai giovani, come autentica e feconda. È La gioia che viene da Dio, relativa al Suo Regno che riempie e da senso a tutte le altre gioie del mondo e che il Signore ci dona come anticipo, segno e strumento verso la gioia eterna per cui siamo stati creati e redenti. Questa è anche la gioia che sentiremmo annunciare dagli Angeli ai pastori la notte di Natale. Ed è la gioia che vogliamo anche noi annunciare oggi ai poveri, perché è il Vangelo del Regno il vero bene di cui essi hanno bisogno.