La calorosa accoglienza polacca

La celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù prevede un primo tempo di conoscenza della terra ospitante e di gemellaggio con le diocesi della Polonia. Il gruppo della nostra Chiesa di Gorizia è stato accolto nella diocesi di Katowice, nella Slesia polacca. I giovani sono stati accolti in tre paesi: Pawłowice, Wisła Mała e Pielgrzymowice. Se la prima località è abitata da circa 20.000 abitanti, le altre due sono comunità di circa 2.000 abitanti che hanno ospitato ciascuna circa 40 giovani pellegrini. L’accoglienza fin da subito è stata calorosa e commovente: ci hanno fatto una grande festa al nostro arrivo; tutti i preti del decanato erano presente insieme alle autorità civili; le famiglie erano desiderose di aprire le proprie case a giovani che non hanno mai visto ma con cui condividono la stessa fede. Giovedì 21 luglio alla mattina presto (a cominciare dalle 7.00) i nostri giovani hanno visitato la miniera di carbone di Pawłowice dove lavorano circa 5.000 uomini della zona e attorno alla quale gira l’economia locale. È stato particolarmente impressionante vedere i minatori che tornavano in superficie dopo il turno di lavoro della notte tutti neri per la polvere di carbone. Si può solo immaginare la durezza delle condizioni di lavoro a 1000 metri sotto terra e con una temperatura media di 28 gradi e il rischio costante per la presenza di metano nelle gallerie. La giornata è continuata con un piccolo spettacolo delle ragazze disabili accolte presso il centro psicopedagogico di Pawłowice gestito dalle suore di S. Edivge. La chiesa in legno di questo piccolo paese a mala pena riusciva a dare spazio ai giovani pellegrini e alle famiglie che si sono unite per la S. Messa. Il pomeriggio è stato segnato dalla visita del Campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Visto la presenza straordinaria di giovani convenuti in Polonia per la GMG è stato previsto un giro che non permetteva la visita interna ai blocchi e alle baracche. Anche se molte cose non si sono viste, la sola considerazione di come la razionalità può essere messa al servizio del male è stato sufficiente a rendere toccante l’incontro con la sofferenza impregnata in quei muri e in quelle assi di legno. C’è stata la possibilità di fermarsi nell’area delle camere a gas e dei forni crematori di Birkenau per vivere un po’ di silenzio in quel luogo e trasformare in invocazione le emozioni che sono nate nel cuore. Venerdì 22 luglio ci siamo recati in pellegrinaggio a Jasna Gora, nella città di Czestochowa, cuore spirituale della Polonia. Lì abbiamo contemplato il volto dolce e intenso dell’icona mariana che la tradizione vuole dipinta sulla tavola della casa di Nazareth. Sul prato di fronte al Santuario, lì dove 25 anni fa è stata celebrata la GMG con Giovanni Paolo II è stato vissuto un momento di preghiera mariana. A Czestochowa si è potuto intuire qualcosa della devozione polacca per la Madre di Dio: osservare le persone in ginocchio e in profonda preghiera stimola a rivedere la radicalità del proprio credere. La sera dello stesso giorno c’è stato un incontro a Jastrzebie-Zdrój, la città più grande della zona in cui siamo stati ospitati. La celebrazione della Messa in molte lingue e un concerto presso il centro sportivo ci ha fatto capire la grandezza dell’impegno per la nostra accoglienza. È stato interessante il tentativo di effettuare l’omelia della liturgia attraverso una danza simbolica non di facile interpretazione, ma che ha sicuramente stimolato a giovani a confrontarsi tra di loro sul significato del vangelo. Sabato 23 luglio è stato il giorno dell’incontro di tutti i giovani accolti nella diocesi di Katowice, circa 10.000 provenienti davvero da tutto il mondo. La mattina ci siamo recati a Piekary, il santuario più importante della diocesi e frequentato in modo particolare dai lavoratori. Anche Giovanni Paolo II quando era vescovo di Cracovia più volte si era recato in pellegrinaggio in questo luogo facendo emergere nella predicazione la sua dottrina sociale. Nel pomeriggio l’appuntamento per tutti è stato all’aeroporto Muchowiec di Katowice. Grazie al linguaggio del musical è stata proposta una riflessione sul ruolo del monte Carmelo nella storia della salvezza. Ogni diocesi polacca che ha accolto pellegrini aveva come nome simbolico un luogo biblico. Nell’assolato prato dell’aeroporto dove anche Giovanni Paolo II aveva parlato al popolo polacco in uno dei suoi viaggi e in cui aveva raccomandato e incoraggiato la solidarietà, si è celebrata l’eucarestia presieduta dall’arcivescovo di Katowice. La serata è continuata con un concerto di musica cristiana che ha scaldato i cuori e ha permesso l’incontro in clima di festa. Domenica 24 luglio è stata una giornata all’insegna della famiglia. La mattina i giovani hanno partecipato alle celebrazioni nelle comunità di Pawłowice, Wisła Mała e Pielgrzymowice insieme alle famiglie che li hanno ospitati. Ancora una volta c’è da rimanere stupiti e commossi nel sentirsi parte di una stessa famiglia che si riconosce nell’unica fede. Nel pomeriggio a Jastrzebie-Zdrój c’è stata una marcia per la famiglia e la vita che ha visto molti dei pellegrini e delle famiglie presenti. Il tutto si è concluso con un musical sulla storia di S. Francesco. La serata si è poi conclusa nelle famiglie. Lunedì 25 luglio la messa di saluto è stata presieduta da mons. Carlo. Non è stato semplice salutare delle famiglie che sentiamo essere anche le nostre famiglie.

Le testimonianze

Czestochowa

AlessandroA Czestochowa ho potuto incontrare tanti giovani provenienti da tutto il mondo e ho intuito che cosa ci aspetterà a Cracovia: è stato entusiasmante e fonte di gioia. L’atmosfera era molto frizzante. Nella mia parrocchia ci sono pochi giovani che vanno in chiesa, invece qui ho visto una grande ricchezza di gioventù. Il santuario di Jasna Gora in quel giorno era così pieno di gente che non è stato possibile fermarsi con tranquillità a pregare.

SimoneÈ la prima volta che vengo in Polonia e che visito Czestochowa. Mi ha colpito la devozione del popolo polacco e la forza della loro fede. Anche l’architettura del santuario è interessante: la grande quantità di ex voto fa vedere in modo quasi fisico l’azione della grazia. Mi è piaciuta la fraternità che c’era tra i vari gruppi: piccolo assaggio di quello che sarà anche a Cracovia.

Auschwitz

ChiaraL’atmosfera nell’aria era strana, già prima di arrivare. Mi ha colpito il campo perché era enorme. L’unica parola che mi veniva in mente in quell’immensità era “perché?”.

MatteoHo provato tanta tristezza davanti ai numeri esorbitanti di morti e di deportati. Le ragioni per cui erano portati lì erano davvero insensati. Nonostante la tristezza è bello vedere il confronto tra la sofferenza del passato e il riferimento con il presente: il campo trasformato in museo, la presenza di tanti giovani mi hanno detto che il male ha perso anche quando sembrava devastante e assoluto.

SimoneEra la prima volta che visitavo il campo di Auschwitz. La reazione che mi ha provocato è stato il balbettio: sapevo che mi avrebbe commosso, ma non immaginavo come. Non sapevo quali sarebbero state le storie che avrei sentito raccontare. Mi ha colpito molto la storia di padre Kolbe e di come abbia donato la propria vita per un’altra persona e anche la storia dei Testimoni di Geova a cui era stato chiesto di abiurare la propria fede in cambio della libertà e che hanno scelto di rimanere fedeli a Dio piuttosto che a Hitler.

La voce delle famiglie polacche

AlinaÈ una delle volontarie che ci ha accompagnato continuamente nei giorni del gemellaggio. È un’insegnante di italiano e di francese, sposata e madre di tre bambini. Avrebbe voluto ospitare 4 pellegrini a casa sua, ma non è stata necessità. È stata una delle nostre preziosi interpreti. “Già da molto tempo si è parlato della Giornata Mondiale della Gioventù ed è stata chiesta la collaborazione come volontari. Tuttavia il grosso dell’organizzazione si è conclusa nell’ultime settimane. Molte famiglie hanno dato la disponibilità ad accogliere i giovani pellegrini e sono rimaste deluse quando hanno saputo che non sarebbe venuto nessuno a casa loro. Alcune parrocchie non hanno avuto gruppi da ospitare. Le famiglie della Slesia sono sempre molto aperte agli ospiti: sanno la gioia che possono donare. Alle nostre donne fa molto piacere cucinare, dare da mangiare, fare assaggiare le specialità polacche. Io avevo fatto un’esperienza simile con la comunità di Taizé negli incontri di fine anno e adesso da adulta posso aiutare a farle rivivere ai giovani. Ero stata accolta a Milano, a Stoccarda, a Parigi, a Barcellona in famiglia e capisco che è positivo essere accolti. Essendo in una famiglia si conosce la vita di un Paese dall’interno: non è la stessa cosa che stare in un albergo. Da sempre mi piace conoscere persone e per questo ho studiato lingue, proprio per poter incontrare le persone”.

BarbaraÈ una giovane che con la sua famiglia accoglie due ragazzi a casa sua. “Sono contenta che i pellegrini siano italiani perché sono persone aperte, gioiose, piene di vita. È un’esperienza molto bella: ci si scambiano informazioni sui rispettivi paesi, sulla musica… è uno scambio culturale intenso. Peccato che non c’è tanto tempo per stare insieme”.