“Ero forestiero e mi avete ospitato”

“Ero forestiero e mi avete ospitato”. Queste parole del vangelo di Matteo potrebbero costituire una sintesi essenziale della vita e dell’opera di Pierluigi Di Piazza.Amava ripetere che “la nostra vita è decisa dalle relazioni: con noi stessi, con le altre persone, con il Signore. E’ in questo ambito che si decidono le situazioni più importanti”. Dentro un’apparente timidezza, forse forma di delicatezza e di rispetto nei confronti dell’altro, è stato capace di accogliere ciascuno in quanto tale, onorando in ognuno la dignità della persona, immagine e somiglianza di Dio. In questo modo intorno a lui sono fiorite decine di migliaia di rapporti, confluiti in tante “reti di relazioni”.Il Centro di accoglienza e di cultura Ernesto Balducci, la più visibile eredità del suo impegno e della sua vita, è nato dall’incontro più profondo, quello con colui che egli amava chiamare “questo straordinario Gesù di Nazareth”. Forse neppure lui avrebbe immaginato che dal suo desiderio di condivisione e solidarietà si sarebbe sviluppato un luogo di accoglienza straordinario che ha offerto a migliaia di persone conforto, sostegno e aiuto nel loro percorso di inserimento nella società. Accanto alle occasioni di amicizia e fraternità, è maturata la consapevolezza di quanto fosse necessario accompagnare l’ospitalità con un messaggio profondamente culturale. Sono nati così i convegni di settembre e si sono moltiplicati i dialoghi pubblici, le conferenze, le presentazioni di libri e gli articoli sui quotidiani, che hanno generato un messaggio forte, in grado di dare voce a chi non ha voce. I viaggi in America Latina e in Estremo Oriente e la presenza di tante donne e uomini appartenenti alle “tribù della terra”, hanno permesso di allargare gli orizzonti e di conoscere storie drammatiche e affascinanti. Ha scritto numerosi libri, testimonianza di una visione del mondo radicata nella passione per il Vangelo, per la Costituzione e per il servizio instancabile a ogni essere umano. E’ stato in prima linea in alcuni dei più significativi movimenti popolari degli ultimi decenni. Lo ricordiamo a Trieste, a proporre con forza e umiltà la sua parola a 5000 persone che manifestavano contro le discriminazioni, il razzismo e la xenofobia. Lo ricordiamo nel suo schierarsi costantemente a favore dei diritti civili, contro ogni forma di omofobia e di rifiuto dell’altro. Lo ricordiamo davanti alla base USAF di Aviano, a invocare lo smantellamento delle testate nucleari e la trasformazione della Base di guerra in parco di pace. Negli ultimi anni ha trovato molto conforto dalle parole e dalle azioni di papa Francesco, nel quale ha riconosciuto il volto di una Chiesa povera tra i poveri, quella che ha sempre intensamente amato e dalla quale forse non sempre si è sentito pienamente compreso.Ha perseguito soprattutto tre obiettivi. Il primo è quello della pace, secondo lui “dirimente rispetto a qualsiasi altra questione”. Si è sempre schierato dalla parte delle vittime, invocando a gran forza lo smantellamento degli arsenali militari, pilastro fondante di un Sistema iniquo e schiavizzante. Il secondo tema è stato quello della giustizia, “senza la quale non può esserci una vera pace”. Ha denunciato ogni forma di mancanza di rispetto nei confronti delle persone, criticando con libertà di espressione tutte le forme di Potere oppressivo. E’ stato tra i più convinti sostenitori della richiesta di “verità e giustizia per Giulio Regeni”. Il terzo ambito è quello dell’accoglienza, legato non solo alla straordinaria esperienza del Centro Balducci, ma anche a innumerevoli momenti di incontro finalizzati a far comprendere che si fa parte della stessa famiglia umana e che quindi devono essere bandite tutte le discriminazioni e le persecuzioni, in particolare quelle che colpiscono i migranti. Questi tre temi sono il testimone che idealmente Pierluigi Di Piazza, un presbitero saggio, autenticamente laico come è stato il suo Maestro Gesù, consegna alle donne e agli uomini di buona volontà.

(foto facebook.com/centrobalducci)