Chiamati a “parlare col cuore”

“Parlare con il cuore non significa solo parlare e, ovviamente, scrivere partendo dalle nostre emozioni e dai nostri sentimenti, ma mettersi in sintonia con il cuore dell’altro”. Questo il grande compito che l’arcivescovo Redelli ha affidato ai responsabili delle Comunicazioni sociali della nostra diocesi nel corso della celebrazione in prossimità della festa di San Francesco di Sales, patrono degli operatori delle comunicazioni sociali.La Santa Messa, presieduta lo scorso 31 gennaio presso la cattedrale a Gorizia dal vescovo Carlo e concelebrata da mons. Arnaldo Greco, ha visto la partecipazione di numerosi tra giornalisti, addetti stampa, collaboratori, fotografi, tipografi da tutto il territorio diocesano.Nel corso della sua omelia l’arcivescovo ha più volte ripreso il messaggio che papa Francesco ha, proprio in occasione di San Francesco di Sales, pubblicato per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, quest’anno in programma per domenica 21 maggio.”Il titolo del messaggio è: “Parlare col cuore. Secondo verità nella carità”. Papa Francesco ricorda che negli scorsi anni i messaggi insistevano su “andare e vedere” e “ascoltare” come condizioni per una buona comunicazione – ha commentato l’arcivescovo -, quest’anno propone il “parlare”, ma “con il cuore”, cioè “comunicare cordialmente”, dando al termine “cordialmente” il suo significato più profondo. Afferma papa Francesco: “Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla”. Parlare con il cuore, quindi, non significa solo parlare e scrivere partendo dalle nostre emozioni e dai nostri sentimenti, ma mettersi in sintonia con il cuore dell’altro. Ci sono due affermazioni di san Francesco di Sales che il papa ricorda e che esprimono bene questo: “il cuore parla al cuore” e “basta amare bene per dire bene”. Chi si prende a cuore una certa situazione sa anche comunicarla bene e essere quasi un ponte tra la realtà descritta e il destinatario della comunicazione, che a sua volta deve essere portata a prendersi a cuore quella vicenda raccontata dal giornalista”. Un “compito” quindi che coinvolge tutti come società: chi comunica ma anche chi legge, ascolta o vede quella “notizia”, chiamato a non essere indifferente a quanto accade attorno a lui.Monsignor Redaelli si è anche soffermato su alcune riflessioni che il Santo Padre, all’interno del Messaggio, pone sullo stato di guerra in cui versa attualmente il mondo, richiamando i comunicatori a non “giocare con i sentimenti”: “Papa Francesco accenna al tema della guerra, anche se non cita esplicitamente quella in Ucraina. È chiaro che un buon giornalista è chi, soprattutto se è sul campo, sa ascoltare con partecipazione – appunto con il cuore – le parole, le sofferenze, le preoccupazioni di chi è ferito dalla guerra e sa trasmettere con le parole, gli scritti, le immagini, i suoni tutto questo al lettore, all’ascoltatore, allo spettatore. Si può però agire così anche per un’abile strategia di marketing: ci sono dei “maghi” della comunicazione che hanno la capacità di suscitare commozione, emozioni, sentimenti… senza lasciarsi coinvolgere personalmente. Naturalmente la professionalità esige anche una certa freddezza, un certo distacco. Occorre però prendersi a cuore realmente della situazione dell’altro e non giocare con i suoi sentimenti e, peggio ancora, con i suoi drammi personali e familiari”.L’arcivescovo ha quindi desiderato concludere la sua omelia con un ringraziamento ai responsabili della Comunicazione presenti, leggendo loro le parole finali del messaggio di papa Francesco, “una vera e propria invocazione, ma che esprimono anche un impegno: Il Signore Gesù, Parola pura che sgorga dal cuore del Padre, ci aiuti a rendere la nostra comunicazione libera, pulita e cordiale. Il Signore Gesù, Parola che si è fatta carne, ci aiuti a metterci in ascolto del palpito dei cuori, per riscoprirci fratelli e sorelle, e disarmare l’ostilità che divide. Il Signore Gesù, Parola di verità e di amore, ci aiuti a dire la verità nella carità, per sentirci custodi gli uni degli altri”.

(foto: Sergio Marini)