“Riscoprire il cuore che avevamo un tempo”

Un un periodo storico come il nostro, dove uno degli argomenti più frequenti che ci interrogano è quello della guerra (papa Francesco la ha definita “terza guerra mondiale a pezzi”, ma sembra voglia, per la follia umana, muoversi sempre più verso una sua totalità), in tanti esprimono, giustamente, il loro pensiero su quanto sia importante […]

28 Marzo 2024

Un un periodo storico come il nostro, dove uno degli argomenti più frequenti che ci interrogano è quello della guerra (papa Francesco la ha definita “terza guerra mondiale a pezzi”, ma sembra voglia, per la follia umana, muoversi sempre più verso una sua totalità), in tanti esprimono, giustamente, il loro pensiero su quanto sia importante la pace, vivere in pace, essere in pace.
Tutti sappiamo quanto sia importante questo concetto; non è qualcosa che si acquisisce o che viene regalato, ma è qualcosa che bisogna costruire con fatica giorno dopo giorno e va mantenuta nel tempo, continuando a lavorare per essa.
Nella mia impressione personale, però, vedo come se la pace riguardasse soltanto la macro voce della sua assenza e, quindi, della presenza della guerra, della battaglia fra fazioni, con militari che muoiono assieme a civili e ad un mare di distruzione. Sembra non riguardi me, ma situazioni altre, con cause più o meno legittime, con colpe da una parte e dall’altra che determinano uno scontro.
La domanda però a me sorge spontanea: che tipo di persona sono io? Sono una persona che vive la pace, oppure ho la tendenza a creare tensioni e conflitti intorno a me? È facile dichiararsi tutti per la pace e dire tante belle parole, fino a quando non siamo coinvolti in prima persona e ci viene chiesto di comprometterci in favore di situazioni di pace. Ecco allora che subentrano le invidie, le ripicche, i distinguo: “io sono questo”, “ma io sono quest’altro”, piccoli poteri meschini che creano dipendenze, tensioni, inimicizie, rancori, che portano poi a dire “ma guarda come si fanno la guerra”.
Non è da oggi che cerco di tenere ben presente un passo del Salmo 89 che dice:
“Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
Chi conosce l’impeto della tua ira,
il tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore”.
Già, la sapienza del cuore. Ma c’è ancora tanta strada da fare per chi si sente immortale.
In questi giorni di sofferenza e di malattia ho pensato molto ai bambini, alle loro sofferenze, al loro diritto di vivere une vita in pace. Ho pensato che forse sono gli unici a non capire perché ci sia la guerra. Il loro cuore – se non rovinato dall’odio degli adulti – sa vivere in pace, quella pace che Gesù risorto dona ad ognuno di noi, se abbiamo un cuore che sa accogliere. Non per niente dirà: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il regno dei cieli”.
L’augurio per questa Santa Pasqua e quello di riscoprire il cuore che avevamo un tempo, che sapeva sorridere e fare pace, che non guardava alle differenze ma cercava di giocare insieme, che non era incrostato da tanti “io” ma pronto ad amare.
Buona Pasqua,
Buine Pasche,
Vesela Velika Noč

diacono Renato
e tutta l’équipe Caritas diocesana


Per una Pasqua che sia riflessione

La Pasqua, per il mondo cristiano, è un momento di gioia: la rinascita a nuova luce con la Resurrezione del Signore. Un momento da vivere in fraternità, condivisione e pace. Parole però che, di anno in anno, sembra essere più difficile poter pronunciare in un contesto mondiale dove regnano fame, paura, guerre e a farne le spese sono sempre i più deboli e i più piccoli.
Certo, tutti siamo pienamente consapevoli che non possiamo noi, “semplici cittadini”, cambiare le sorti del mondo o fare da pacificatori in tensioni che si protraggono anche da svariate decine di anni. Possiamo però essere testimoni di pace con piccole azioni nel quotidiano e non voltando la testa dall’altra parte di fronte a guerre e violenze che, più o meno silenziose, si propagano nel mondo perché, anche se lontane da noi, ci coinvolgono perché colpiscono quelli che sono i nostri fratelli. E ancor più pesantemente colpiscono i più piccoli, che di queste dinamiche non capiscono nemmeno il senso, se mai ce ne fosse uno.
Ecco allora che, in occasione di questa Santa Pasqua, condividiamo con voi, per proporre un approfondimento ma anche una riflessione, alcuni aggiornamenti su alcune delle situazioni più delicate in atto nel mondo e che come Caritas diocesana, grazie al supporto di Caritas Italiana e Internationalis, seguiamo con attenzione.

Etiopia
Il Paese è vittima indiscutibile del cambiamento climatico e di tutti i drammi che ne conseguono. Una grave crisi alimentare sta colpendo il nord, con circa 20 milioni di persone in stato di necessità per assistenza umanitaria a causa di siccità, conflitti, invasione di locuste, epidemie e inflazione. Oltre a ciò l’anno scorso, per 8 mesi, sono stati sospesi gli invii da parte del World Food Programme a causa di alcuni problemi di uso indebito di denaro. Ad oggi il ripristino degli invii è lento.
A pagare maggiormente le conseguenze di queste problematiche, le regioni del Tigray e di Amhara, dove una pesante siccità ha colpito popolazioni già affaticate dal conflitto interno combattuto dal 2020 al 2022 che ha causato oltre 300 mila morti e 1,4 milioni di persone sfollate.
Caritas Italiana sostiene l’emergenza sostenendo il piano avviato da Caritas Etiopia che prevede di aiutare 6.700 nuclei famigliari per tutto il 2024 con sussidi in denaro, riabilitazione dei sistemi idrici, formazione per la gestione dei sistemi di fornitura d’acqua.

Sudan
Nel Paese prosegue la guerra scoppiata il 15 aprile dello scorso anno fra due fazioni militari contrapposte e nella regione del Darfur si sommano tensioni etnico-tribali che hanno portato a violenze etniche, uccisioni e stupri di massa. Sono oltre 9 milioni gli sfollati interni e le vittime del conflitto a fine gennaio erano già quasi 15.000.
Attualmente le Caritas dei Paesi limitrofi, che vengono sostenute anche dalle progettualità di Caritas italiana, in costante contatto con loro, si sono attivate per l’accoglienza dei numerosissimi cittadini Sudanesi in fuga.

Siria
Il 6 febbraio 2023 il nord del Paese (e la Turchia) è stato colpito da un fortissimo terremoto che ha minato ancora di più i fragili equilibri di uno stato in guerra dal marzo 2011. La crisi umanitaria è prolungata e complessa, con centinaia di migliaia di vittime, distruzioni massicce, milioni di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi confinanti (6,6 milioni di profughi).
Dall’inizio della crisi, Caritas Italiana è attiva a sostegno della popolazione locale, in collaborazione con le Caritas di tutti i Paesi coinvolti (Siria, Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Grecia, Cipro, Albania, Macedonia, Serbia, Bosnia-Erzegovina), per un totale di oltre 8 milioni di euro stanziati derivanti da donazioni e dall’8xmille alla Chiesa Cattolica. I programmi coinvolgono aiuto d’urgenza, interventi sanitari, iniziative per la promozione della pace e riconciliazione, riabilitazione socio-economica, accompagnamento e la formazione delle organizzazioni locali.

Terrasanta
L’escalation di violenza non è circoscritta solo a Gaza e in Israele ma coinvolge tutta la Cisgiordania e il Libano. La tensione è altissima, con episodi di guerra e terrorismo in Siria, Iran, Iraq e nel Golfo di Aden.
Al 12 marzo si contavano oltre 30.000 morti palestinesi a Gaza, di cui il 70% donne e bambini; 1.460 gli israeliani; 400 in Cisgiordania; 200 in Libano; 2 milioni gli sfollati di cui 1,7 a Gaza (il 75% della popolazione). Non si hanno più notizie di 134 ostaggi israeliani e stranieri prigionieri dopo gli attacchi del 7 ottobre.
È fuori controllo una vera e propria crisi umanitaria, con disperato bisogno di cibo, acqua, riparo, assistenza medica. A Gaza la popolazione è ridotta alla fame (oltre il 90% non dispone di una quantità di cibo sufficiente) e la sanità è ormai collassata. Dal 7 ottobre il 100% dei bambini di Gaza non riceve alcun tipo di istruzione.
Caritas Gerusalemme ha da subito avviato un piano operativo per sostenere i colleghi a Gaza nella distribuzione di generi di prima necessità e per sostenere gli sfollati accolti nelle due parrocchie cristiane di Gaza City (di cui una tragicamente colpita lo scorso 22 ottobre, con 17 morti).
Parallelamente vengono forniti aiuti anche in Cisgiordania e Gerusalemme Est, nonché in Libano, dove la locale Caritas sta reagendo con generi di prima necessità per circa 5.000 famiglie.
Caritas Italiana, in costante contatto con Caritas Gerusalemme e Caritas Libano, con la raccolta fondi dello scorso 18 febbraio sosterrà gli interventi umanitari in atto, proseguendo inoltre nella promozione dei progetti di Pace e Riconciliazione.