“Carezze per Gradisca” scritte a quattro mani

Mondo d’incontro, con titolo trinitario: nome della città friulano, italiano, sloveno.
Il teutonico (tedesco qui non più in uso) c’è nella toponomastica.
L’ebraico non c’è in copertina? Gli Ebrei Askenaziti, erano di origine tedesca, quindi (tedesco antico) Gradisch, e (tedesco nella cartografia) Gradiska am Isonzo.
Il libro? Mi è venuto in mente il sussidiario delle elementari: ci trovavi un po’ di tutto.
O in mente verrebbe il termine zibaldone, in senso leopardiano, ma con note più allegre che quello del malinconico e straordinario poetapensatore recanatese.
Più seriosa è la parte di Maurizio Puntin: bibliografia e nugoli di documenti.
Gradisca, quando aveva un folto di nobili, si era costruita l’immagine civettuola che conserva: del nobilone, di palazzo Torriani; maestoso, ma un po’ meno, palazzo de Comelli, e come quello, ancora un po’ meno, ma bello, di casa Corona, con “già ospitale”, e chiesetta di S. Giovanni Battista.
Per i poveri, un bel palazzone: il Monte di Pietà.
E fortuna che c’era!
A Gradisca, troviamo subito un altro “Santo” col nome Giovanni, come il Battista; identico il nome; povero non era, santo sì: Giovanni Battista Coassini (Gradisca 1887- Roma1912); volumi di sue biografie, in italiano, tedesco e inglese.
Il 16 gennaio 1913, Papa Pio X, in una udienza, disse di lui: “Purtroppo in quest’anno ho lamentato e pianto con voi per quell’ottimo giovane che era a tutti di ammirazione, e che con tanto ardore si apparecchiava alle fatiche apostoliche…”.
Palazzo Coassini, donato alla Chiesa locale, è divenuto simbolo d’impegno giovanile e sociale.
In questo libro c’è medioevo, storia sociale e religiosa, toponomastica; onomastica, santorale e non. Fin il curioso, può satollare i suoi come e perché, nella ricchezza di citazioni da manoscritti.
Il nome Bruma compare nel 1176. Viste le secolari “amicizie” con Gradisca, qualcuno potrà obiettare: “Perché prima Bruma?”.
Nel tempo, prima Gradisca esiste, siamo al 1120: ma è ordine alfabetico.
Signoreggia fin oggi l’Isonzo (da fine I sec. e inizi del II d. C.).
In nomi e luoghi, c’è tutto, perfino, artigianato, commercio, osterie e bar.
Non manca la nota polemica sui monumenti per gli eroi della I guerra.
Citato mons. Luigi Faidutti, (Capitano provinciale); fondò prima il pellagrosario, poi l’orfanotrofio: dopo la prima guerra, dal Consiglio Comunale gradiscano, gli fu tolta la cittadinanza onoraria!
Di nulla manca il libro: palazzi, nomi, persone, chiese, mestieri, nobiltà, scuole… tutto raccordato da storia e cronologia.
Soprannomi? Sì; provveditori veneti ? Sì, dal 1484 al 1511. Capitani austriaci? Dal XVI al XX secolo. Parroci? Certo, in un corposo raccontare di tradizioni, leggende, villotte, canti, poesie…
La cucina c’è, gradiscana, da mille rivoli, col sapido raccontare di Rita Marizza.
“Libro per tutti” (500 pp. Ed. Chiandetti): uno studioso semiursino della Bassa Friulana e un generale gradiscano “un pêl, spirt di contradizion”, hanno scritto carezze per Gradisca… a quattro mani!
Ferruccio Tassin