I nodi da affrontare per il futuro del Paese

Trieste ospiterà tra il 3 ed il 7 luglio del prossimo anno la cinquantesima edizione delle Settimane sociali dei cattolici in Italia. L’evento ha un titolo decisamente legato ai problemi della contemporaneità: “Al cuore della democrazia – partecipare tra storia e futuro”.
In vista e come stimolo alla preparazione della settimana 2024, l’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro ha avviato una serie di incontri centrati, come ha ricordato il direttore fra Roberto Benvenuto, su quelli che il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha indicato lo scorso gennaio come “nodi importanti che il Paese è chiamato ad affrontare, tra cui la promozione e la difesa di un lavoro degno, la riduzione delle diseguaglianze, la custodia dell’ambiente”. Per affrontare questi temi “servono ascolto attivo, protagonismo comunitario e responsabilità”.
La sala conferenze di un’industria, la SBE VARVIT di Monfalcone, ha quindi ospitato, l’8 novembre scorso, il primo incontro di approfondimento: “creare alleanze per un lavoro degno”.
Il significato cristiano del ’fare impresa’, la dignità di chi lavora, il contesto sociale in cui operano le aziende sono stati i temi affrontati nel dialogo condotto da don Renzo Beghini, presidente della Fondazione G. Toniolo, con gli interventi degli imprenditori Federico Vescovini della Sbe e di Fabio Berini della BMB.
Pensieri e testimonianze hanno esaminato i due versanti delle responsabilità di un imprenditore: quello del buon funzionamento dell’impresa nel mercato e quello del corretto e costruttivo rapporto con il personale dipendente. Inevitabile anche qualche cenno alla situazione locale, soprattutto nelle aziende metalmeccaniche, che hanno visto crescere il numero di lavoratori provenienti dall’estero.
In una realtà del mercato del lavoro che vede mancare la manodopera necessaria al funzionamento delle imprese, è stato rilevato, vi sono due opzioni: o spostare le aziende dove c’è la manodopera oppure far venire la manodopera dove sono le aziende. Ambedue le opzioni hanno ricadute sulla realtà sociale e queste hanno bisogno di un lavoro comune tra le aziende, le rappresentanze del mondo del lavoro e le pubbliche amministrazioni. Imprenditori che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa hanno espresso anche la necessità di rafforzare la rete dei rapporti e la conoscenza reciproca, in modo da far maturare e realizzare esperienze sempre più coerenti per la promozione di un ’lavoro degno’, che compensi in modo giusto l’impresa e le persone che vi lavorano.
“Ridurre le diseguaglianze” è stato il tema del secondo incontro, ospitato dal Comune di Gradisca d’Isonzo nella sala conferenze di Casa Maccari nel tardo pomeriggio del 13 dicembre.
E’ un tema che riguarda molti settori della vita sociale, ma in questa occasione, come ha rilevato nell’introduzione Anna Raspar a nome del gruppo organizzatore, ci si è soffermati su un aspetto che da qualche anno sta creando una diseguaglianza conseguente alla possibilità o al livello di capacità di utilizzo dei nuovi strumenti informatici, soprattutto nel rapporto tra cittadino e pubbliche amministrazioni.
Nell’epoca in cui si tende a fare tutto dal computer o dai telefoni cellulari, diventati sempre più smartphone, moltissimi anziani ed anche meno che anziani rischiano l’incomunicabilità, paradossalmente, proprio con gli enti che erogano i servizi cercando di facilitare il contatto con in cittadini attraverso le nuove tecnologie.
E questo è fonte di una diseguaglianza che pesa nella vita sociale in modo sensibile.
L’incontro ha proposto visivamente questa difficoltà con una lettura ’teatrale’ di un testo di Mario Monteverdi, piacevolmente interpretato da Fulvia Dreossi e Miriam Greco.
Il rapporto tra una gentile impiegata pubblica e una cittadina che voleva accedere ad un servizio finiva per mettere in luce l’impossibilità di interagire per mancanza di conoscenza degli strumenti informatici.
La risposta alle richieste della persona davanti allo sportello, infatti, si infrangevano sui problemi del possesso di un Pc o smartphone, delle password, dello Spid e via discorrendo. Come agiscono le pubbliche amministrazioni per ridurre queste diseguaglianze e come interviene l’aiuto del volontariato in soccorso di chi ha bisogno di aiuto?
La domanda ha fatto da sottofondo al colloquio tra Luca Perrino, giornalista e presidente dell’associazione culturale ’Leali delle notizie’, l’assessore comunale di Gradisca Francesca Colombi e Laura Luzzato presidente dell’associazione di volontariato Anteas di Trieste.
Due le azioni che le pubbliche amministrazioni sono chiamate a fare: da una parte offrire sempre più servizi attraverso gli strumenti informatici e dall’altra favorire iniziative che consentano ai ’non nativi digitali’ di apprendere, evitando così una effettiva ’emarginazione digitale’, che incide ormai sulla vita quotidiana delle persone. Da parte sua il mondo del volontariato, che lamenta complicazioni burocratiche dopo le recenti leggi sul settore, svolge un’azione di accompagnamento soprattutto per gli anziani alle prese con pc e smartphone, ma anche con la gestione di Spid e altre forme di identità digitale.
Si tratta di aiutare ad acquisire competenze e, quando occorre, anche di operare assieme nell’utilizzo degli strumenti informatici. Se per la pubblica amministrazione, soprattutto nel settore dei servizi, è importante l’utilizzo sempre più adeguato delle tecnologie informatiche, dall’altro devono evitare che le stesse diventino un motivo di nuove diseguaglianze.
Da parte di chi incontra le persone in difficoltà, si sottolinea anche che per molti avere un pc in casa, con annesso collegamento internet, o uno smartphone con possibilità di trasferimento dati costituisce dei costi, non sempre sostenibili dalle persone, sia per gli strumenti che per i relativi abbonamenti.
Le diverse esperienze hanno portato all’evidenza il fatto che il progresso delle tecnologie può contemporaneamente facilitare il rapporto tra i cittadini e tra gli stessi e le amministrazioni pubbliche che erogano servizi, ma anche il rischio che cresca la diseguaglianza tra chi utilizza i nuovi strumenti e chi non ha le necessarie competenze.
Nel concludere il secondo incontro, fra Roberto ha evidenziato che anche nelle attività pastorali si utilizzano i nuovi strumenti e questo richiede un processo di confronto e di conoscenza perché anche qui non si creino diseguaglianze.
Il prossimo incontro avrà per tema “Custodire il creato” e sarà ospitato il 10 gennaio, con inizio alle ore 18.00, a Sagrado negli ambienti dell’Azienda Agricola Castelvecchio in via Castelnuovo, 2. Interverranno nel corso del pomeriggio don Renzo Beghini, Davide Samsa, Raffaella Nardini Komjanc, Mirella Terraneo.
Guido Baggi