La gioia è ancora più bella se condivisa

Si conclude il tempo di Avvento. L’ultima parola che ci guida in questa IV domenica è “Gioia”. Cosa ci dà gioia oggi? Certo, i tempi burrascosi e bellicosi appannano questa felicità, ma forse è proprio dalle piccole cose belle che accadono ogni giorno che possiamo trovare la forza per essere testimoni, vivi e attivi, di quanto bene sia ancora possibile realizzare, di quante differenze si possano superare e di quante mani si possono stringere.
Gioia è, nel Natale, la nascita di Gesù, ma gioia può essere anche l’essere partecipi e il condividere la felicità, la “rinascita” di qualcuno che ha attraversato la difficoltà. Agnese De Santis, assistente sociale presso la Fondazione Contavalle di Gorizia, condivide con noi un momento di doppia gioia: da un lato il riuscito percorso individuale di un’assistita, dall’altro la felicità per i suoi traguardi condivisa con tutti gli operatori.

Agnese, con il Natale si vive la gioia della Nascita, quella di Gesù venuto per salvarci. Nel “nostro piccolo” la gioia può essere vissuta anche con la rinascita dopo un periodo buio, magari proprio sorretti e orientati da persone che ci stanno accanto e si “prendono cura” anche dei nostri problemi. Con il Fondo Famiglie in Salita, in questi anni avete vissuto anche voi delle gioie condivise. C’è una storia in particolare che ricordi con affetto?

Ricordo molto bene la storia di una signora che ho accompagnato per due anni nel suo percorso di risalita, sia come operatrice del Centro di Ascolto diocesano che come assistente sociale presso la Fondazione Contavalle.
La signora Marta (nome di fantasia) è stata accolta nel 2021 presso la Fondazione Contavalle insieme alla figlia adolescente Sara (nome di fantasia) con un progetto sostenuto dai servizi sociali, con il fine di accompagnare e sostenere la signora nelle capacità genitoriali e in un percorso di autonomia economica e lavorativa.
In una prima fase, il nucleo è stato accolto in comunità e gli operatori hanno potuto ascoltare e condividere con Marta le preoccupazioni e le paure quotidiane legate al periodo di vita così complesso per la figlia, il passaggio dalla scuola media alle superiori, la precarietà lavorativa e la speranza di una stabilizzazione.
Non è certo stato un percorso senza ostacoli e privo di delusioni e fatiche ma sicuramente per Marta e Sara l’esperienza in comunità è stata preziosa: la definirei quasi una “palestra” per un’autonomia totale mai vissuta fino a quel momento. La creazione di una relazione di fiducia con le due donne è stata la chiave per i passi avanti che in questi due anni abbiamo potuto toccare con mano: gli operatori sono diventati un vero punto di riferimento per Marta e lo sono ancora oggi, all’uscita dalla struttura.
Ma come siamo arrivati a questo? Marta ha svolto un paio di esperienze formative/lavorative in cui ha potuto testare con mano le proprie capacità e i propri limiti, dimostrando sempre voglia di mettersi in gioco e di imparare ma, per diversi motivi, non è mai riuscita ad ottenere un contratto stabile che le permettesse una vita autonoma. Per questo motivo nell’aprile 2023 è stata inserita nel progetto Famiglie in Salita della nostra Caritas Diocesana ed è stata assunta presso un’attività ristorativa della città.
Marta ha potuto apprendere nuove competenze e conoscere un nuovo ambiente di lavoro, con i suoi ritmi e le sue regole, imparando anche a tessere relazioni sia con i colleghi che con la clientela, imparando anche a limare talvolta alcuni lati del suo carattere.
L’opportunità lavorativa offertale le ha permesso di accantonare una buona parte di stipendio per potersi permettere un appartamento in affitto autonomo.
Anche per Sara l’esperienza della madre è stata importante. In primo luogo, trovandosi più spesso da sola a casa ha dovuto iniziare a rendersi più autonoma nelle piccole faccende domestiche e nella preparazione dei pasti; in secondo luogo, la maggiore sicurezza economica della madre le ha permesso di vivere meglio le interazioni sociali con i coetanei, senza dover rifiutare un pranzo o una merenda con le amiche per motivi economici.
A ottobre 2023 il nucleo ha “spiccato il volo” ed è uscito dalla comunità, per andare ad abitare in un appartamento autonomo.
La signora Marta ha concluso l’esperienza di Famiglie in salita, comprendendo meglio quelle che sono le sue capacità e propensioni ed ora ha un nuovo impiego presso una casa di riposo, con l’intenzione di continuare a formarsi e magari diventare OSS.
I servizi, la Fondazione e Caritas stessa continuano comunque il monitoraggio e il sostegno…perché la vera sfida è appena iniziata.

Cosa ha significato per voi operatori essere partecipi di questa rinascita e appunto poter gioire, accanto e insieme a questa persona?

Per noi operatori è raro vedere storie “a lieto fine”. Purtroppo non sono molte le persone che riescono a risollevarsi e a diventare autonome oggigiorno, un po’ a causa dei limiti personali e un po’ a causa dei limiti “della società” (stipendi bassi, costo della vita alto…). Assistere quindi alla gioia e alle preoccupazioni di chi, invece, ce la sta facendo è un dono. Siamo consapevoli che solo insieme siamo riusciti a raggiungere degli obiettivi importanti e il fatto che la persona inizi a camminare con le sue gambe ripaga e rende più “dolce” il ricordo dei momenti più duri vissuti insieme.

A pochi giorni dal Natale, qual è l’augurio che rivolgete alle persone seguite dal Fondo Famiglie in Salita e dalla Fondazione Contavalle?

L’augurio alle persone che accompagniamo è sicuramente quello di non demordere, anche quando la strada sempre piena di difficoltà.
Se stanno vivendo l’esperienza comunitaria o quella lavorativa con Famiglie in Salita, è perché non sono soli e c’è qualcuno pronto a sostenerli ed accompagnarli.
Certo, non sempre è facile fidarsi ma penso che solo quando si uniscono le risorse e le idee e si lavora insieme, in progetti condivisi, si possa arrivare a dei risultati come quello della signora Marta.

Cosa auguri invece per voi operatori?

Agli operatori auguro anche di non perdere la speranza, anche quando le cose vanno male o le persone non sono collaborative.
Impegnamoci sempre a leggere quel qualcosa in più nelle persone che ci permette di entrare davvero in relazione con loro, usando la testa ma anche il cuore.
Il lavoro (e il servizio per i volontari) con le persone è senza dubbio faticoso ma è uno dei lavori più belli in assoluto.
Ci mette davanti alla realtà e all’umanità più di qualsiasi altra cosa. è un po’ come vivere mille vite attraverso le storie delle persone che incontriamo e ascoltiamo… possiamo imparare davvero tanto.

(Foto: Pexels)


“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,4-5);
L’augurio per questo Natale è, per tutti noi, di saper guardare in alto, a Gesù che nasce e al suo Vangelo, luce che, se accolta e seguita come i Magi con la stella, cambia la nostra vita.
Buon Natale del Signore!

Diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana, e tutta l’équipe

“Vnjem je bilo življenje in življenje je bilo luč ljudi. In luč sveti v temi, a tema je ni sprejela” (Jn 1,4-5)
Vošcim vam, da bi vsi znali pogledati navzgor, proti Jezusu, ki se rojeva in v njegov Evangelij, ki je luč in bo naše življenje spremenil, ce ga bomo znali sprejeti in mu slediti, tako kot so sveti trije kralji sledili zvezdi.
Blagoslovljen Božič!

Diakon Renato Nucera, direktor škofijske Karitas, in vsa ekipa


Agenda: il 24 dicembre la Cena di Fraternità

Come ormai è tradizione, domenica 24 dicembre, in occasione della Vigilia di Natale, si svolgerà presso l’Oratorio Pastor Angelicus di Gorizia la “Cena di Fraternità”, un momento di condivisione e attesa della mezzanotte con i poveri e i migranti accolti in città promosso dalla Caritas diocesana e dall’Unità Pastorale “Porta Aperta”, in collaborazione con gli Scout.
La cena – alla quale parteciperà anche l’arcivescovo Carlo prima di recarsi a celebrare la Santa messa della notte di Natale in Cattedrale – sarà preparata da numerose persone e famiglie dell’Unità Pastorale, desiderose di condividere i propri manicaretti e le specialità natalizie con tante altre persone che animano la vita comunitaria e cittadina.
Il servizio “in sala” verrà quindi effettuato dai gruppi scout cittadini, che certamente animeranno la cena con la loro gioia e spontaneità.