È necessario stravolgere le regole e le colpe

Il 25 Novembre è la giornata Mondiale che celebra la lotta contro la violenza sulle donne ed è tipicamente quel periodo dell’anno in cui Associazioni di donne, volontarie donne e Istituzioni vocate alle donne e ricoperte da donne propongono eventi di sensibilizzazione a cui parteciperanno prevalentemente, se non completamente, donne per parlare di altre donne e spronare così le donne a non subire nessuna forma di violenza perché, se accadrà, potranno comunque chiedere aiuto ad Associazioni o Istituzioni fatte da donne che hanno scelto di difendere le donne.
Per quanto molto di questo sia necessario, avendo questa violenza una profonda matrice culturale collettiva femminile nonché di protezione delle donne violate, è palese che in questo processo di prevenzione manca il vero protagonista: l’uomo.
Mi piace immaginare invece un mondo dove ad occuparsi della violenza di genere, quella cioè degli uomini sulle donne, siano gli uomini stessi e non solo come messaggio simbolico e risarcitorio ma anche per sviluppare la propria capacità di guardarsi allo specchio e intervenire su sé stessi.
Nel mio mondo dei sogni il ruolo di Assessore alle pari opportunità e le relative Commissioni sarebbero ricoperte da uomini che si struggono per trovare soluzioni riparatorie alla violenza inflitta alle donne e le Associazioni impegnate nella prevenzione alla violenza fatte anch’esse da uomini impegnati a contenere le proprie collettive devianze.
Le donne cresciute non come pazienti “infermierine” del proprio uomo ma come soggetti intransigenti e i luoghi della denuncia fossero luoghi di ascolto qualificato dove al primo “spintone” parta non l’incredulità generale ma un perentorio ordine di allontanamento.
Perché la società è a un bivio e deve scegliere se vuole davvero combattere questa tremenda piaga sociale e se sì lo deve fare con strumenti nuovi e persone nuove.
Se allora è vero che la violenza di genere si nutre di un deficit sociale e culturale, è necessario stravolgere le regole e le colpe, responsabilizzando anche quei familiari e amici conniventi con il violento ed educando le donne ad una nuova condizione nella società e nel mondo del lavoro.
Non più come subalterne ma come protagoniste.
Anna Limpido
Consigliera regionale di Parità