Ringraziamento: atto di responsabilità

Domenica 12 novembre ricorre la 73^ Giornata Nazionale del Ringraziamento, che quest’anno verrà celebrata a livello provinciale nella Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Staranzano.
Prima di offrire qualche spunto di riflessione a partire dal messaggio della Conferenza Episcopale Italiana, ritengo sia necessario formulare alcune premesse generali. “Ringraziare” non è solo un gesto di cortesia, ma appartiene alla nostra struttura antropologica in risposta ad un qualcuno o qualcosa che percepiamo essere un dono per noi.
A differenza del regalo, il dono arricchisce la relazione tra i soggetti, esprimendo i sentimenti, le emozioni, gli affetti che intercorrono tra le persone.
Facendo invece una lettura teologica, nel dono della creazione, della natura, ma non solo in essa, Dio partecipa e rivela se stesso all’uomo chiedendogli di collaborare con Lui.
Dio infatti non consegna all’uomo una creazione già conclusa ma, affidandola alle sue cure, la possa portare al suo compimento secondo il progetto di Dio. In questo contesto quindi, il lavoro agricolo diventa la possibilità non solo per lo sviluppo integrale della persona e della società, ma anche di collaborazione al disegno di Dio nella storia. Intervenendo sul creato, l’uomo seguendo la logica dell’amore, rende non solo la terra più bella e feconda, ma diventa più simile al suo Creatore. Tuttavia in questo processo non possiamo nascondere i limiti che nascono, quando l’uomo dimentica di essere responsabile e custode del creato. Lo sviluppo delle nuove tecnologie con l’unico obiettivo l’aumento della produzione, l’inquinamento e l’emergenza climatica hanno come conseguenza non solo una compromissione degli ecosistemi, ma un peggioramento delle condizioni di vita in modo particolare delle popolazioni più povere.
Nel messaggio scritto per questa giornata, i nostri Vescovi ci offrono alcuni orientamenti per realizzare la logica della cura e della custodia del creato.
Siamo invitati prima di tutto a riscoprire il principio della fraternità come paradigma capace di orientare ogni attività umana e quindi anche dell’agricoltura.

Non siamo isole, ma viviamo interconnessi gli uni con gli altri e questo ci può aiutare a superare le diffidenze verso l’altro e dare vita a collaborazioni più ampie che corrispondono non solo ad esigenze di carattere economico, ma rispondano alla nostra vera natura di figli dello stesso Padre e quindi fratelli, i quali si prendono cura reciprocamente. Di fronte a quel fenomeno così complesso e variegato chiamato globalizzazione, forse, è quanto mai opportuno il detto “l’unione fa la forza”.
I nostri imprenditori, per motivi culturali, hanno la tendenza a fare da soli.
La conseguenza a livello imprenditoriale, vista la premessa appena delineata, è un modello d’impresa che si ispiri allo stile cooperativo che privilegia il bene comune e per tutti, piuttosto che un’esasperata ricerca dell’esclusivo interesse personale, mascherato in forme sempre più raffinate.
Solo questa consapevolezza permette la realizzazione di un’economia che sia capace di stare al servizio dell’uomo e che superi la tradizionale contrapposizione tra impresa privata e pubblica. Lo stile cooperativo permette quindi un circuito virtuoso tra tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo e rafforza il legame di fiducia con il consumatore perché fondato sulla consapevolezza del valore del lavorare insieme, nel rispetto delle persone considerate una risorsa e non un mezzo per il solo guadagno.
I nostri pastori insistono sullo stile cooperativo delle nostre imprese non solo come elemento economico, ma anche educativo perché maturi sempre più la coscienza che solo un sistema economico – sociale in cui sia chiara la percezione che o il benessere integrale è garantito a tutti o non lo sarà per nessuno perché il grado di civiltà di una società si misura dalla capacità di farsi carico dei più deboli.
Il Vangelo di domenica scorsa ci ha invitati a meditare sul fatto che il vero servo è chi slega il prossimo dai pesi della vita e lo aiuta a portarli e questo accade quando ispiriamo la nostra vita a quella del nostro Maestro.
Il Ringraziamento quindi è un grande atto di responsabilità per rendere la nostra terra un giardino fiorito per tutti gli uomini.
A tal proposito, anche la lettura dell’Esortazione apostolica Laudate Deum è molto significativa e ci aiuta. Nel testo si mette in luce la crisi climatica, la deriva tecnocratica che il mondo occidentale ha preso e il forte richiamo affinché la politica riprenda il suo ruolo di risposta alle attese ed esigenze dell’uomo secondo il disegno di Dio, che vuole l’essere umano partecipe dell’opera di salvezza. In conclusione, desidero esprimere un ricordo grato alla figura luminosa di monsignor Paolo Bonetti, Consigliere Ecclesiastico Nazionale della Coldiretti il quale con umanità, fede e competenza è stato vicino agli amici della Coldiretti.

mons. Ignazio Sudoso, Consigliere Ecclesiastico Coldiretti provincia di Gorizia