Liberi di scegliere

“Liberi di scegliere se migrare o restare” è il titolo che papa Francesco ha scelto per il suo Messaggio in occasione della 109^ Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che viene celebrata domenica 24 settembre. Un testo che promuove una riflessione su un diritto non ancora codificato a livello internazionale: il diritto a non dover emigrare, ovvero il diritto a poter rimanere nella propria terra.Le parole del Papa sollecitano a non leggere il fenomeno migratorio “dalla fine” (ed a vederlo quindi solo come un problema di ordine pubblico) ma a soffermarsi innanzitutto sulle cause che obbligano milioni di persone in tutto il pianeta a lasciare la propria casa e la propria terra dirigendosi verso un ignoto dove l’unica certezza è l’incertezza. Il diritto a rimanere è precedente, più profondo e più ampio del diritto ad emigrare. Rimanere significa poter essere partecipi del bene comune vedendo riconosciuta la propria dignità e garantito l’accesso allo sviluppo sostenibile: “diritti – come è stato ripetutamente sottolineato – che dovrebbero essere realmente garantiti dalle nazioni d’origine attraverso un esercizio reale di corresponsabilità da parte della comunità internazionale”.Oggi la realtà è profondamente diversa. Sempre più spesso anche in Europa assistiamo all’innalzamento di nuovi muri – fisici ma anche legislativi – per fermare il cammino di chi è stato costretto a lasciare il proprio Paese per fuggire dalle guerre, da disastri ambientali, dalle crisi economiche.Contemporaneamente il diritto a rimanere nella propria terra è messo a rischio – come denunciato anche in questa occasione dalla Fondazione Migrantes – “dalle numerose guerre e conflitti in atto, da forme nuove di colonialismo, dalla mancanza di pari opportunità di uomini e di donne, dal grave sfruttamento”. Parole che dovrebbero aiutare anche le nostre comunità cristiane a guardare con occhi diversi quanti sostano fra di noi in attesa di riprendere il cammino verso le mete lontane: “ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”.A noi il compito di essere quella comunità.