In quelle domande il futuro dell’Europa

In entrambi i casi gli emicicli erano stracolmi di persone di tutte le sensibilità politiche e provenienti da tutti i Paesi europei. Per il loro ruolo istituzionale, in un certo senso i presenti rappresentavano tutti gli abitanti del nostro continente. Attraverso di loro il Papa ha dunque voluto rivolgere una parola a tutti i cittadini europei.Ricordiamo che l’Unione europea riunisce 28 Stati, i quali, attraverso diversi trattati, vogliono far convergere i propri interessi, specialmente economici, e diventare, anche per questo, più solidali tra loro. Il Consiglio d’Europa, nato subito dopo la seconda guerra mondiale, riunisce, invece, 47 Stati per promuovere politiche e legislazione in vista del rispetto dei diritti umani e per continuare a garantire la pace.Il Papa ha chiaramente indicato alcune questioni che devono diventare priorità sulla scena europea. Ma prima ancora ha presentato i criteri di una vera politica umana. Nel Parlamento Ue ha affermato in modo chiaro che occorre mettere la “persona dotata di una dignità trascendente” al centro delle politiche. La persona, quindi, e non soltanto l’economia, deve diventare sempre più il principale criterio politico. La dignità della persona – e conseguentemente i diritti umani fondati sulla natura stessa della persona – è l’obiettivo da perseguire, come poi ha fatto notare nel discorso rivolto al Consiglio d’Europa, anche in relazione alla costruzione della pace.A questo proposito è stato molto sentito il richiamo del Papa a non cadere in una cultura individualista e quindi consumista. L’individualismo genera la cultura dello scarto, dove alcune persone sono “più persone” di altre! È urgente – possiamo concludere dalle parole del Papa – prendere in mano il bene comune, in special modo tenendo presente i giovani che cercano lavoro, gli anziani che vivono soli, gli ammalati spesso dimenticati, i bambini non ancora nati…Un altro punto decisivo per il futuro dell’Europa è il concetto di multipolarità. Il dibattito tra unità e diversità è molto presente in Europa. Come garantire un’unità vera e feconda senza dissolvere le identità dei diversi popoli, ma al contrario rafforzando le ricchezze che ciascuno può portare all’insieme? Usando l’immagine del poliedro, il Papa ricorda che è importante il rispetto delle diversità per garantire che ci sia una solidarietà feconda, arricchente, e quindi un’unità autentica. L’Europa deve essere “una famiglia di popoli”, dove ciascuno ha e mantiene la sua identità, la sua fisonomia, la sua funzione.C’è da augurarsi che le parole del Papa diventino d’ora in avanti oggetto di studio, di approfondimento e di dialoghi tra la società civile e le istituzioni. Il Pontefice, dal canto suo, ha ribadito che la Chiesa è disponibile e impegnata per questo dialogo con tutti e, in concreto, con le istituzioni europee. Per questo Papa Francesco ha ricordato che la Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) è presente come interlocutore per le questioni dell’Unione europea, e che il Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) è disponibile a trattare i molti temi che il Consiglio d’Europa è chiamato ad affrontare.Certamente la visita del Papa ha confermato la convinzione della Chiesa circa l’importanza degli organismi europei. Il Papa, però, ha ricordato quello che tante persone pensano sulla necessità di un cambiamento culturale e valoriale all’interno dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. Questo non ha però a che fare con il pessimismo: lo sguardo della fede apre sempre a una speranza, anche se esige una conversione.In effetti, Papa Francesco dall’inizio del suo pontificato sollecita gli europei perché, aprendosi alla grazia di Dio, possano vivere in maniera più vera e piena. Sono, quindi, da pensare e rimeditare le domande che il Papa ha rivolto il 25 novembre all’Europa: “Dov’è il tuo vigore? Dov’è quella tensione ideale che ha animato e reso grande la tua storia? Dov’è il tuo spirito d’intraprendenza curiosa? Dov’è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con passione? Dalla risposta a queste domande dipenderà il futuro del continente”.*Segretario generale Ccee