Il fiume Isonzo come punto di riferimento

Il 16 febbraio 1964 usciva in formato grande (590×420 mm) a 4 pagine il primo numero di Voce Isontina. Direttore era don Maffeo Zambonardi e l’Autorizzazione del Tribunale di Gorizia era la numero 33 del Registro. Il giornale era stampato presso le Arti Grafiche a Udine.Il formato non era stato scelto a caso: ritenuta la dimensione tabloid con poche pagine riduttiva, insufficiente come spazio per raccogliere interventi sempre più numerosi, la redazione del settimanale ritenne importante aumentare gli spazi a disposizione dei vari settori culturali, religiosi, storici: anche le varie zone della diocesi ebbero a disposizione spazi adeguati.Il fiume Isonzo divenne il punto di riferimento per descrivere mentalità, storia delle popolazioni residenti, delle etnie presenti, della molteplicità delle culture. Celso Macor, massimo cantore dell’Isonzo, influì decisamente sulla scelta del nome da dare alla testata del settimanale diocesano ed insieme per anni collaborò sul piano redazionale, pur di affermare la validità del giornale sul piano giornalistico e della comunicazione che non doveva essere ritenuto stampa minore.

È doveroso, in questa occasione giubilare, ricordare chi fu il primo artefice di un nuovo modo di essere presenti sul piano della comunicazione a mezzo stampa. L’arcivescovo mons. Andrea Pangrazio, precedessore dell’arcivescovo mons. Pietro Cocolin, anche in qualità di Segretario generale della Conferenza episcopale italiana e promotore della Federazione italiana stampa cattolica, ebbe un ruolo assai importante ai fini del salto di qualità che si voleva effettuare con “Voce Isontina” come servizio alla Chiesa ed alla società.Prevedendo il futuro della stampa cattolica in Italia, diede un contributo notevole al settimanale diocesano perchè si aprisse non solo di nome ma anche di fatto come mezzo di comunicazione fra Chiesa e mondo, fra Chiesa e istanze culturali, sociali, politiche, fra fede e vita. Questa visione venne presa dal primo direttore, mons. Maffeo Zambonardi, come linea di orientamento ai fini di moltiplicare la presenza dei laici sul piano della stampa.Don Maffeo si diede da fare per costituire il primo nucleo di giornalisti pubblicisti, con pari dignità degli altri giornalisti presenti nelle testate giornalistiche.Don Renzo Boscarol continuò il lavoro svolto dal predecessore allargando le collaborazioni, organizzando convegni per migliorare le prestazioni e l’aggiornamento di coloro che dimostravano attenzione e impegno sul piano dei mezzi della comunicazione sociale e culturale.Il Consiglio di amministrazione di Voce Isontina (costituito da mons. Pietro Cocolin nel 1974 ed entrato in carica nel 1976) lavorò a lungo su varie direzioni: quella del volontariato, quella giuridica della proprietà, quella della rappresentanza legale e dei mezzi di sostentamento finanziario ritenendo insufficiente le entrate provenienti dalla semplice vendita del settimanale.A costituire il primo Consiglio di amministrazione del settimanale vennero chiamati a fare parte il direttore don Zambonardi e poi don Ruggero DiPiazza, mons.Luigi Marcuzzi, Mafaldo Cechet (cui venne affidato il ruolo di segretario), Gianni Ciuffarin, Gastone Musulin, Arnolfo De Vittor, don Renzo Boscarol, Mario Martina.Il collegamento con la Fisc e con il Consis produsse un aiuto non indifferente al giornale diocesano sul piano culturale e della ricerca di aiuti finanziari legalmente riconosciuti dall’Editoria nazionale.Oltre al ricorso alla fonte offerta dalla pubblicità (che in un primo momento venne rifiutato per una falsa interpretazione del significato della stessa), venne condotta anche una indagine a livello parrocchiale per conoscere le reali esigenze dei lettori.Non si può dimenticare il lavoro svolto dal punto di vista organizzativo ed economico che portò risultati davvero apprezzabili.Se in questi anni Voce Isontina ha saputo adeguarsi alle mutate richieste tecnologiche, ciò lo si è dovuto a coloro che in tutti questi anni hanno messo a disposizione tempo, passione, capacità a servizio della stampa cattolica perchè sia sempre più presente e qualificata come Voce della gente, del territorio, della Chiesa locale, della comunità isontina.da Voce Isontina del 21 febbraio 2004

*Arnolfo De Vittor (1924-2006), insegnante nelle scuole cittadine e impegnato nell’Azione Cattolica diocesana (di cui fu anche presidente), collaborò alla vita di Voce Isontina sin dalla fondazione. Dal 1976 alla morte è stato presidente del Consiglio di amministrazione del settimanale diocesano. Se DeVittor ha potuto essere per tanti anni una delle colonne di Voce Isontina, questo è stato dovuto anche alla disponibilità di sua moglie Renata. Assisme hanno partecipato a tanti Convegni della Fisc in tante parti d’Italia stabilendo contatti personali con giornalisti ed amministratori delle diverse testate che ancora oggi li ricordano con particolare affetto.