Il nostro impegno per un’informazione libera

85 incontri, 50 panel di discussione, 20 presentazioni editoriali, 5 spettacoli, 5 masterclass, 3 mostre, 2 premi giornalistici, 280 ospiti in quindici giorni: questi i numeri dell’edizione del decennale del Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari, in programma dall’11 al 16 giugno, con un’anteprima itinerante nei comuni limitrofi, dal 24 maggio al 1° giugno. Un Festival, quello ronchese, di rilievo nazionale, grazie all’impegno appassionato dell’associazione culturale Leali delle Notizie che lo organizza portando nel nome la mission in favore di un’informazione di qualità, libera e onesta.
Le attività intraprese in questa direzione hanno reso Ronchi dei Legionari – il riconoscimento è del coordinatore nazionale di Articolo 21 Giuseppe Giulietti – “la capitale europea della libertà di stampa”. Oggi Leali delle Notizie è una realtà solida, integrata nella comunità, forte del sostegno dell’Amministrazione comunale, della collaborazione con altri enti e della disponibilità dei volontari. Fondatore e presidente del sodalizio il giornalista Luca Perrino, nota firma de Il Piccolo.

Presidente Perrino, come nacque l’dea del Festival?

L’idea prese forma nel marzo del 2015 quando, su suggerimento dell’allora responsabile dell’ufficio cultura del Comune di Ronchi, Daniela Vittori, fu costituita l’associazione. A giugno si svolse la prima edizione del festival, una sorta di prova generale: tre le giornate, una ventina gli ospiti, esiguo il pubblico. Passione e convinzione ci spinsero a proseguire il cammino.
Cammino condiviso per un lungo tratto con Cristina Visintini, la giornalista scomparsa nel 2021, il cui spirito continua a vivere nel ricordo di chi l’ha conosciuta e nella progettualità che Leali porta avanti.
Cristina si è aggregata subito, sposando la causa dell’associazione con l’entusiasmo e la generosità del suo spirito creativo. Da lassù ci accompagna e ci sprona. Alla sua memoria è intitolato il Premio Leali Young, istituito per incentivare i giovani ad intraprendere l’attività giornalistica.

Il Festival del Giornalismo è l’appuntamento più atteso, ma nel corso dell’intero anno tenete alta l’attenzione sulla libertà di stampa e sulla domanda di verità e giustizia in nome di chi quella libertà ha onorato sino al sacrificio della vita, senza mai piegare la schiena. Numerose le iniziative da voi promosse su questi fronti: le ricordiamo?

Tra le realizzazioni di questi anni, la Passeggiata della libertà di stampa e di espressione, che si snoda lungo le strade cittadine, e le Panchine della libertà. Ci teniamo particolarmente a non lasciare soli i familiari dei giornalisti uccisi mentre svolgevano inchieste complicate. La loro battaglia per la dignità, la verità e la giustizia, per la difesa dei diritti umani, è anche la nostra. Oltre al Festival, proponiamo il ciclo di incontri “Appuntamento con la politica” e per le scuole “Linguaggi leali: esercizi di legalità inclusiva”.

A proposito di scuola, ha suscitato indignazione la condotta di alcuni alunni di un istituto del Vomero che, qualche settimana fa, durante la proiezione di Fortapàsc, il film di Marco Risi dedicato a Giancarlo Siani, hanno applaudito la scena dell’omicidio del giornalista ucciso dalla camorra nel 1985.

Laddove lo Stato abdica alle sue funzioni, le mafie degli affari ne approfittano per arruolare i più giovani, che finiscono per aderire alla logica dei clan. Servono presidi di legalità diffusi.

Veniamo al nodo informazione e potere. L’informazione deve essere libera di criticare il potere, che per questo la teme. Nelle democrazie occidentali, un po’ “ammaccate”, la censura è un pericolo reale?

Lo è. Le conferenze stampa si fanno senza contraddittorio, il giornalismo d’inchiesta dà fastidio, le

Luca Perrino

cosiddette querele bavaglio colpiscono i giornalisti sempre più spesso, interferendo con il diritto dei cittadini di essere informati.

Nell’era dell’informazione digitale e dell’infodemia, quanto spazio rimane per il giornalismo a contatto di umanità, quello di chi va sul posto, si documenta e infine racconta?

Poco, pochissimo. La disintermediazione, con l’esplosione dei social, ha prodotto la crisi dei giornali e un’informazione di livello sempre più basso, superficiale. La corsa alle notizie è diventata spasmodica, la qualità ovviamente ne risente. Si rischia di prendere per oro colato un’informazione non verificata alla fonte.

Torniamo al Festival. Avete sognato in grande rimanendo umili. Il pubblico, negli anni, è cresciuto sensibilmente, premiando il vostro lavoro. Alcuni ospiti sono degli habitués: di casa a Ronchi, respirano il clima familiare di un’agorà dove la libertà è partecipazione. Come sarà l’edizione del decennale?

Spero ancora più coinvolgente e partecipata. Abbiamo a cuore l’impegno di fare cultura con il sostegno di tutti. Restiamo con i piedi per terra, concentrati sulla qualità dei progetti. Gli apprezzamenti ci fanno piacere e ci incoraggiano ad andare avanti con passione tenace.