1964: il ricordo degli incontri di preparazione

Un ricordo personale che appartiene alla fase preparatoria per la nascita di Voce Isontina.Nitido per quanto si riferisce ai contenuti, ma non altrettanto riguardo a tutte le persone, una decina, che partecipavano a quell’incontro conclusivo con l’arcivescovo di Gorizia mons. Andrea Pangrazio.Alla fine dell’estate I963, su incarico dello stesso presule, don Maffeo Zambonardi avvicinava giornalisti che, nella zona isontina, prestavano la loro opera di corrispondenti per quotidiani e periodici. Chiedeva pareri ed un’eventuale loro collaborazione nella prospettiva di poter dare vita ad un nuovo settimanale diocesano che sostituisse il foglio denominalo Voce Diocesana.Nell’autunno avanzato, vi è stato l’incontro, tenuto presso l’Istituto “Stella Matutina”, in cui era presente l’arcivescovo il quale ha parlato della necessità di dare alla diocesi goriziana un suo nuovo settimanale. Allora, mons. Andrea Pangrazio partecipava ai lavori del Concilio Vaticano II ed era incaricato di tenere i contatti con la stampa e gli altri mezzi della comunicazione sociale. In quell’incontro, l’arcivescovo ha manifestato il desiderio di poter far nascere, a Gorizia, un settimanale diocesano che fosse non un semplice bollettino, ma un vero giornale che s’interessasse della vita ecclesiale e di quella quotidiana socio-politica: che trattasse i loro rispettivi problemi guardando alla gente; che, nella cronaca e più ancora nel commento, esprimesse la propria opinione con un “taglio” preciso d’ispirazione cristiana; che fosse popolare, ma sempre di un buon livello culturale.Collocava il tutto in una cornice storico-culturale che teneva presente l’evoluzione in atto nel Paese, l’incremento e l’incidenza dei mass-media nella società moderna, l’influenza esercitata da una certa stampa neutra ed agnostica su un vasto pubblico, il peso crescente dell’opinione pubblica.Il nuovo settimanale diocesano doveva essere uno strumento per la diffusione dell’insegnamento della Chiesa; uno strumento di opinione pubblica e di vita comunitaria, voce viva del vescovo e della comunità; uno strumento di dialogo e dibattito con aderenza ai problemi locali. In altre parole, auspicava un giornale vivace, coraggioso, tale da potersi rivolgere a tutti i cittadini e doveva essere una voce di speranza per chi non aveva voce.L’invito a collaborare veniva rivolto particolarmente ai laici responsabilizzandoli nell’operare in questo settimanale che si delineava quale foglio di opinione, di critica costruttiva, non già di cronaca trionfalistica; chiamandoli ad essere attenti alle realtà che si vivono nel nostro tempo, non dimentichi del passalo e proiettati verso il futuro. Alcuni dei presenti hanno raccolto l’invito e, alla metà del febbraio 1964, nasceva Voce Isontina che, in questo trentennio, ha procurato di mantenersi fedele a quei principi, a quelle indicazioni, per vivere coerentemente nella scia del Concilio Vaticano II.Datata 24 febbraio 1964, l’arcivescovo mons. Andrea Pangrazio a ciascuno di loro ha inviato una lettera di ringraziamento per la disponibilità offerta ed augurava che “in un problema di tanta immediatezza” fossero raggiunti gli scopi prefissi.Per inciso e a mo’ di conclusione si ricorda che nel 1966 al Congresso dei settimanali diocesani a Verona, come riferisce la testimonianza diretta del giornalista Giuseppe Venturini, dopo la breve avviata esperienza di Voce Isontina, mons. Andrea Pangrazio, allora segretario della Commissione episcopale italiana per le comunicazioni sociali, ha tratteggiato la nuova fisionomia del settimanale diocesano nel nostro Paese ed ha proposto la nascita della Federazione italiana dei settimanali cattolici (FISC) che là è stata costituita.

da Voce Isontina, sabato 19 marzo 1994

*Mafaldo Cechet, giornalista, corrispondente dal Mandamento dei quotidiani locali, è stato fra i collaboratori di Voce Isontina dal primo numero sino alla morte avvenuta alla fine di luglio 2007. Per lunghi anni è stato anche componente del Consiglio di amministrazione del giornale.