Unitalsi: incontro spirituale
Nel fine settimana della prima domenica di Quaresima ho accolto l’invito ad accompagnare un gruppo di unitalsiani delle sottosezioni di Trieste, Gorizia e Udine, riuniti a Vittorio Veneto nel Castello del Vescovo per una tre giorni di spiritualità in preparazione alla Pasqua. L’amicizia di lunga durata con alcuni amici goriziani ha favorito l’accoglienza dell’invito, agevolato […]
22 Aprile 2025
Nel fine settimana della prima domenica di Quaresima ho accolto l’invito ad accompagnare un gruppo di unitalsiani delle sottosezioni di Trieste, Gorizia e Udine, riuniti a Vittorio Veneto nel Castello del Vescovo per una tre giorni di spiritualità in preparazione alla Pasqua. L’amicizia di lunga durata con alcuni amici goriziani ha favorito l’accoglienza dell’invito, agevolato anche dalla disponibilità connessa con la mia condizione ecclesiale di vescovo emerito.
Nel contesto dell’Anno giubilare ho scelto di proporre la postura del pellegrino di speranza, secondo l’intonazione voluta da Papa Francesco. E così ho preparato per i partecipanti uno strumento di viaggio necessario e cioè la bisaccia del pellegrino. Contrariamente a quanto accade ordinariamente, non l’ho riempita di oggetti materiali, pur sempre indispensabili per affrontare il cammino. Ho pensato invece di offrire una galleria di volti belli che animassero di vita le bisacce dei partecipanti. Su quei volti, conosciuti, accolti e amati, ciascuno ha potuto rispecchiare il proprio volto. È stata una fatica entusiasmante, ma vissuta con intenso afflato. Infatti, anche se si trattava di fisionomie molto note, fissarle da vicino in una luce più diretta e con sguardo contemplativo – e possibilmente imitativo – è stato come fossero visi nuovi.
Il primo volto incontrato è stato quello di Giuseppe, lo sposo di Maria, custode riservato della sposa e del Figlio di Dio; uomo che alle parole ha preferito sempre il fare, discreto e obbediente.
Accanto allo sposo non poteva mancare Maria sua sposa con il suo volto di donna di fede. Guardare alla Tuttasanta Madre di Dio attraverso il racconto del Vangelo di Marco ci ha aiutati a percepire la sua fatica a entrare nel progetto del Figlio, non vincolato da logiche di appartenenza familistica, ma sempre in sintonia con il progetto del Padre.
È stata poi la volta degli amici del Maestro, i dodici apostoli, uomini dal volto rude ma fragili che manifestavano tutte le debolezze umane e che hanno stentato faticosamente a seguire docilmente il Signore Gesù nel suo cammino verso la Pasqua.
In un processo ascensionale ultima icona del nostro percorso dispiegata sotta i nostri occhi è stata il volto luminoso del Figlio di Dio, contemplato nel suo quotidiano, esclusivo e amorevole incontro con il Padre.
Riempita ognuno la propria bisaccia, ce ne siamo tornati al nostro quotidiano, portando come segno la piccola bisaccia che ci è stata donata per rinfrancare e rendere visibile l’esperienza di incontro, di ascolto e di preghiera che abbiamo vissuto sul monte.
+ Domenico Mogavero, vescovo emerito di Mazara del Vallo
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