Regole, regole, regole…

“Soltanto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: non mangiatene il frutto, anzi non toccatelo, altrimenti morirete” [Gen 3, 3]. L’altro giorno, parlando con un giovane collega, mi sono sentito dire che, da bambino, amava intrufolarsi in un anfratto del giardino dove i suoi genitori gli avevano vietato di accedere perché lo ritenevano pericoloso. Due situazioni analoghe, riferite ad esseri umani che hanno ricevuto un ordine da chi li ama e lo disattendono deliberatamente, quasi che la disubbidienza a chi ci ama sia connaturata in noi, sia che abbiamo ragione, sia che abbiamo torto. Il dibattito di questi giorni, anche acceso, contro le regole, contro il rispetto delle regole, quasi che non fossimo tutti a conoscenza del perché quelle regole siano state emanate è un po’ un’estremizzazione di questa disobbedienza istintiva. Regole dettate per salvarci la vita che incontrano sempre chi vuole trovare la scappatoia, il modo di aggirare il divieto. Di conseguenza c’è poi chi ne deve pensare delle altre per frenare i comportamenti scorretti (il modulo dell’Autocertificazione, modificato con una frequenza quasi imbarazzante, per frenare comunque questi tentativi, ne è un eloquente esempio). Ma la regola in sé è sempre valida, è semplice e deve essere rispettata se si vuole sopravvivere e ritornare gradatamente alla normalità.L’irrazionalità del nostro essere, porta tanti a ripercorrere la strada dell’errore. Pur sapendo di fare una cosa sbagliata, che potrebbe danneggiare se stessi e gli altri, quell’atteggiamento del “a me non può capitare”, che invece il Covid19 ci ha dimostrato che “può capitare anche a me”, spinge tanti ad abbassare la guardia rischiando anche la vita. Con la maturità, che definirei quella fase della vita in cui uno può generare ed allevare figli, ci si aspetta che l’importanza delle regole sia stata abbondantemente acquisita, anche perché si è chiamati ad insegnarne loro il rispetto. Il genitore, dettando le regole del convivere ed applicandole, non fa una cosa semplice o piacevole: non cedere ai capricci del proprio figlio, aspettare che capisca la correttezza della propria decisione, comporta inevitabilmente fatica e ingratitudine momentanea.A leggere le cronache si ha quindi l’impressione che, quella maturità, tante persone non l’abbiano ancora raggiunta se non anagraficamente. Questa immaturità colpisce molti, dai singoli, agli amministratori, ai politici. Persone che si sentono al di sopra delle regole, che non le vogliono rispettare e che ritengono di essere immuni, mentre stanno favorendo il propagarsi del contagio. Ma c’è un altro passo in Genesi che mi sembra completi la fotografia della situazione attuale con il meccanismo di omologazione alla trasgressione: “L’uomo rispose: la donna che mi hai messo a fianco mi ha offerto di quel frutto e io l’ho mangiato” [Gen 3, 12]. Pur sapendo che la violazione della regola è pericolosa, spesso ci si sente quasi legittimati a violarla, specie se qualche opinion leader, qualche politico o persona spigliata nelle argomentazioni, ci fanno intendere che la conseguenza non sarà mai così grave, nessuno se ne accorgerà, …Sappiamo bene che una cosa sbagliata non diventa giusta se a farla sono in tanti: rimane sbagliata. Ecco quindi che, come cristiani, ci viene data un’occasione per portare luce in questo tempo tenebroso: convintamente, liberamente, dolcemente e coerentemente dobbiamo essere d’esempio, dobbiamo essere irreprensibili perché tutti possano capire che vivere secondo le regole non limita la mia libertà, ma aumenta quella di tutti noi: possiamo essere veramente felici se impariamo a rispettarci vicendevolmente, Gesù ci dice di amarci tra di noi come lui ci ha amato. E’ una utopia? Non credo. Sarà faticoso, ma da persone mature ne possiamo cogliere, sin d’ora il significato per capirne i vantaggi.