Profughi? Parliamone!

La settimana scorsa presso il ricreatorio di Cormòns si è svolto un incontro di discussione aperto ai giovani sul tema “Profughi: parliamone!”. Vista l’attualità della questione, con il possibile o meno coinvolgimento della realtà cormonese nell’accoglienza dei richiedenti asilo, il ricreatorio ha voluto proporre un momento di riflessione ai ragazzi e ai giovani della cittadina.Lo scopo era cercare di capire nei fatti qual è la situazione del nostro territorio, quali sono le procedure e gli organismi istituzionali coinvolti ed infine chi effettivamente sono i richiedenti asili che arrivano nella nostra Provincia.Ad introdurre l’incontro era presente il dott. Dario Semino, un dipendente della Caritas diocesana che ha vissuto negli anni precedenti l’esperienza all’interno dello SPRAR (Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e i Rifugiati) e del CARA di Gradisca d’Isonzo.Dopo aver spiegato in quale ambito normativo, europeo ed italiano, in cui ci muoviamo, dando le precise definizioni dei termini relativi alla “protezione internazionale”, si è cercato di delineare i tratti del contesto in cui l’Italia si trova in questo momento, focalizzandosi sulle persone richiedenti asilo piuttosto che sugli stranieri che arrivano nel nostro Paese. La maggior parte dei flussi migratori, e quindi delle richieste di protezione, arriva dai cosiddetti “sbarchi” nel mediterraneo, con persone provenienti perlopiù dall’Africa sub-sahariana. Una seconda corrente, minore per numeri, è quella che tocca direttamente il nostro territorio: dalla Turchia, dalla Grecia e dal resto dei balcani arrivano perlopiù persone asiatiche provenienti dal Pakistan e dall’Afghanistan. Fin qui niente di nuovo, cose che si sono potute leggere e rileggere nei quotidiani nelle settimane passate.Si è potuto capire, però, come il sistema di prima e seconda accoglienza, quelle dei CARA e dello SPRAR per intenderci, sia del tutto inadeguato ai numeri cui ci troviamo a fronteggiare. Numeri che, dalle statistiche europee, sono molto minore rispetto agli altri Paesi europei: l’Italia è solo quinta sia come rifugiati accolti che come richieste d’asilo inoltrate, con davanti rispettivamente Germania, Francia, Svezia e Regno Unito.Considerando invece i profughi in proporzione alla popolazione il nostro Paese è addirittura 15esimo, con 1,5 profughi accolti ogni mille abitanti, con la media europea pari a 2,7.Numeri, quindi, non alti rispetto all’Europa, ma nonostante ciò troppo alti per il nostro sistema di accoglienza. Lo SPRAR, per intenderci, conta su base nazionale circa 15.000 posti, a fronte di richieste annuali ben superiori. O le commissioni di valutazione delle richieste di protezione, oberate di lavoro perché troppo poche in un’emergenza simile.O anche il caso dei richiedenti asilo provenienti da altri Paesi europei: l’Unità Dublino a Roma dovrebbe valutare in tempi certi quale Paese è competente per la richiesta, ma non riesce a farlo forse per poche risorse, o forse per lungaggini burocratiche, certamente per inadeguatezza alla situazione presente in questi anni.Cosa pensare quindi? Come comportarsi in situazioni non così chiare o definite? Durante l’incontro sono sorte tante domande, e i giovani stessi hanno provato a fornire qualche risposta. Tra le diverse opinioni, una è sembrata nascondere il maggior significato: se è giusto accogliere queste persone secondo solidarietà, dignità umana e non da ultimo il diritto internazionale, se anche uno su dieci tra queste persone cerca di fare il “furbetto”, è forse più giusto essere ingiusti con tutti?L’incontro è finito con tanti pensieri rimasti a girare in testa, un’iniziativa, quindi di pieno successo.