Prete per la Chiesa e per l’uomo

Domenica 7 marzo, mentre la Chiesa nel brano del vangelo di Giovanni, ci invitata alle pulizie di Pasqua (“non fate della casa di Dio un mercato”), giungeva la triste notizia che l’amico sacerdote don Renzo era tornato alla Casa del Padre, nella Pasqua del Suo Signore, quel Signore che ha amato completamente nel Suo servizio per la Chiesa e per l’uomo.Anche se non mi è facile mettere nero su bianco, è bello ricordare persone alle quali ti senti legato da profonda stima-riconoscenza ed affetto. Non vuole essere il mio un “elogio” (mi immagino don Renzo schivo da queste amenità), ma è delicato ricordarti caro Renzo. Quando sono giunto in diocesi e avevi saputo che stavo per concludere i miei studi in liturgia (il giorno della dopo la mia ammissione tra i candidati all’ordine sacro, lo ricordo quel giovedì santo), mi avevi chiesto se me la sentivo di “buttare” giù qualche articolo sulla liturgia. Non mi ero mai cimentato nel confezionare articoli per un giornale (il settimanale diocesano Voce Isontina), ma la tua insistenza mi ha provocato e mi sono buttato. Da lì nacque una bella amicizia, anche con qualche botta e risposta, ma sempre rispettosa e leale.Simpaticamente, qualche giorno prima della mia ordinazione presbiterale mi avevi telefonato e, in battuta, mi avevi detto “non tener lunga la liturgia eh…”. Poi il servizio come segretario particolare agli Arcivescovi Mons. Bomamrco e Mons. De Antoni mi diede l’opportunità di frequentarti e di apprezzare le molteplici doti di cultura, passione per la verità non solo per la storia della nostra Chiesa, del nostro territorio con le sue ferite e le sue gioie, ma soprattutto per la storia dell’uomo volendo fare emergere sempre la verità.Ma poi mi hai giocato uno scherzetto e di questo ti dico “grazie”, complice Mons. Dino De Antoni. Era qualche giorno prima di Natale e, come ogni anno, la Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica, di cui eri Assistente Unitario, veniva a salutare l’Arcivescovo non solo per gli auguri natalizi, ma per un momento di riflessone e di dialogo schietto sul cammino associativo in diocesi. Ebbene quel dicembre 2005, stavo concludendo il mio servizio come segretario, Mons. De Antoni mi chiama nel suo studio e mi dice: “Don Michele devo chiederti un grosso favore, dimmi di sì”. Lì per lì rimasi perplesso, dire di sì senza sapere il perché. Mons. De Antoni con la Sua amabilità mi disse che tra qualche ora avrebbe ricevuto la Presidenza Diocesana dell’AC e doveva comunicare il nome del nuovo assistente diocesano dei giovanissimi- giovani, vacante da molto tempo. Aveva pensato a me. Ma sotto sotto c’era il tuo zampino (l’ho saputo a cose avvenute, molto, molto tempo dopo). E dissi di sì! Concluso l’incontro con la Presidenza, mi hai avvicinato ringraziandomi  per la disponibilità e con la forza che esprimevi mi hai stretto al mano dicendomi che sarebbe stata  una bella avventura. Sei stato un profeta! Sì, una bella avventura, averti avuto accanto come prezioso padre che mi hai accompagnato, non solo con i saggi consigli in questa dimensione associativa di cui già da bambino appartenevo, ma a farmi carico, come assistente, degli educatori e dei ragazzi che mi venivano affidati come un “papà”. Ora, a distanza di anni, constato quanto è stata grande la saggezza degli uomini, illuminata dallo Spirito Santo, nell’operare la scelta. Puntuale mi chiedevi come andava il cammino, le difficoltà e come affrontarle. Infatti, uomo di pochi discorsi, la tua oratoria, la tua intelligenza, il tuo modo di presentare il Vangelo di Cristo ha arricchito laici e sacerdoti. Uomo di grande cultura (ma mai ti sei pavoneggiato, come purtroppo molti vantano perché hanno un titolo accademico), lavoratore dal giorno senza fine, hai dimostrato in questi anni una saggezza infinita e con silenziosa pazienza hai veramente vegliato sul gregge. Tu sei stato veramente “prete” in un mondo come quello di oggi dove fare il prete è difficile. Hai saputo svolgere il grande compito di proclamare il Vangelo in un mondo di contrasti, in un mondo dove il gregge si assottiglia sempre più. Oggi gli uomini chiedono non tanto dei predicatori, quanto dei testimoni dell’amore di Cristo e tu sei stato uno stupendo servitore di Cristo, perciò servitore nostro. Anche se non indossavi la talare (il giorno del tuo ingresso a Parroco di S. Lorenzo, ti feci la battuta, vedendoti in abito talare, … “che curiale romano” bonariamente mi hai mandato  a … quel paese) sei stato un prete attento a portare Dio all’uomo e l’uomo a Dio, cioè uomo e testimone di qualcosa di più grande. Conservo caro nella memoria, nei miei dodici anni di assistente diocesano, che mai sei mancato all’appuntamento annuale del campo scuola diocesano per le confessioni. Pur di non mancare rivoluzionavi la tua agenda (fedelissima sempre in mano) per stare con i ragazzi e per dire loro con il tuo simpatico “brontolio” quella buona parola e per incoraggiare gli educatori a proseguire sul loro cammino di fratelli e  sorelle maggiori. Per tutti una parola un sorriso, la battuta, mai una parola di giudizio. Quello che più mi ha colpito era il tuo stile di trovare il positivo nei giovani, senza mai giudicarli, ma ascoltarli. Era il cuore del “papà” che frequentando come docente la scuola avevi compreso come l’ora di religione fosse l’opportunità di far passare il pensiero cristiano in mezzo alle tante voci distorte e di accogliere il pensiero del diverso senza giudicarlo, facendone una ricchezza.Amavi concordia e pace, al di là del tuo essere stato fondatore e promotore con altri confratelli e laici in diocesi e nella città di Gorizia di quella realtà che desiderava giungere al dono dell’essere fratelli tutti, come direbbe papa Francesco, per consegnare ai giovani i valori del cuore. Non solo, ti sei fatto carico anche del mondo del lavoro a cui spesso, nei Consigli Presbiterali ci richiamavi. Nessuno doveva sentirsi abbandonato nella Chiesa.Renzo carissimo, ora per te le cose di questo mondo non dicono più nulla. Dio ti ha spalancato le porte del suo cuore e, sono certo, hai ricevuto un’accoglienza unica, ma avrai anche detto, con il tuo stile schivo: “Non penso di meritare tutti i vostri elogi, in fondo ho fatto solo il mio dovere”. Ti pare poco Renzo l’aver fatto solo il proprio dovere! Se tutti noi, se tutto il mondo facesse il proprio dovere, che mondo migliore sarebbe. Hai combattuto la buona battaglia, come ci ricorda San Paolo, hai mantenuto viva la fede perché accanto a te hai trovato persone che come te hanno cercato di tradurre lo spirito del Concilio nella realtà odierna; sei stato sostenuto dalla stima ed affetto dei tuoi cari familiari, oggi con te nella persona della tua amata sorella, dei tuoi amici e condiscepoli, dei laici che hai formato nel seno dell’Azione Cattolica e in altre occasioni e dai tuoi confratelli, i vicari parrocchiali, che si sono succeduti e che hanno condiviso con te la passione per il Vangelo.In questo momento, perdonami se lo faccio, rivolgo al Signore una preghiera: “Signore, un uomo buono, un prete buono, un prete ricco di umiltà ed al contempo di saggezza, un prete ricco di spiritualità e di disponibilità è arrivato velocemente da Te. Accoglilo o Signore. Tu lo sai che è sempre stato testimone, pur nella sua fragilità, della Tua Parola. Tu hai detto “Beati i miti”… lui è stato un umile servitore nella tua vigna, pastore che amava il suo gregge e il suo gregge ha amato lui. Tu hai detto “Beati gli operatori di pace”… Lui è stato un operatore di pace. Con amore ha sempre cercato di stemperare le tante situazioni esasperate pur nella consapevolezza che la bontà d’animo a volte è scambiata per accondiscendenza. Per noi, il suo è solo un addio da questo mondo, poiché la sua e la nostra storia rimarranno sempre legate da un’unica storia infinita”.Ora, vai con Dio caro Renzo e grazie per essere stato un prete per la Chiesa e per l’uomo.