Padre Antonio, uomo della Parola

È entrato nella Luce del Signore la scorsa settimana il gesuita padre Antonio Bressan, parroco dal 1993 al 2009 del Sacro Cuore a Gorizia.Nato in provincia di Rovigo, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nella chiesa del seminario di quella città il 28 giugno 1964.Dopo i primi 5 anni di impegno pastorale in cattedrale ad Adria, dal 1969 al 1973 è stato coadiutore a Fratta Polesine e parroco a Paolino. Entrato nella Compagnia di Gesù, dal 1973 al 1986 ha vissuto sette anni di formazione in giro per l’Italia: a Ciampino nel noviziato, a Roma per la teologia spirituale, a Galloro Ariccia col gruppo giovanile, a Napoli per la teologia biblica, a Metaponto come stazione missionaria ed, infine, Messina per il terzo anno conclusivo. Dal 1986 al 1993 a Milano è stato responsabile del “Centro Religioso Leone XIII”; dopo il trasferimento a Gorizia, e sino al 2009, è stato parroco al Sacro Cuore. Dal 2009 allo 2014 ha svolto l’incarico di confessore in chiesa e assistente dei Laici missionari di Madre Teresa a Cagliari. Gli ultimi anni della sua vita l’hanno visto ospite della casa dei Gesuiti a Gallarate (Varese).La telefonata, immancabile, arrivava la mattina del giovedì. “Sai, sto già sfogliando la Voce Isontina di questa settimana!”: pur avendo lasciato fisicamente Gorizia, padre Antonio aveva mantenuto un rapporto intenso con tantissimi fra quanti aveva conosciuto durante la sua permanenza a Stella Mattutina. Un rapporto quasi quotidiano segnato dalle telefonate per gli auguri di compleanno, per gli anniversari di matrimonio o in altre particolari occasioni.Anche per questo (a Cagliari prima e a Gallarate più recentemente) era particolarmente felice quando il postino gli recapitava la sua copia del nostro settimanale: era il modo di mantenere vivo un legame con una Chiesa che sentiva ancora come sua e la cui missione pastorale accompagnava, seppur da lontano, con la preghiera. E così prima di dedicarsi alla lettura di Voce voleva farmi sapere di averla ricevuta avendo così anche la “scusa” per commentare qualche articolo precedente, per elogiare un’intervista che riteneva particolarmente riuscita o per confrontarsi su qualche contenuto magari condiviso.Era un religioso dalla profonda cultura, capace di accoglienza, di ascolto e di dialogo: aveva posto al centro della propria missione come sacerdote diocesano prima e gesuita poi la Parola. Una Parola a lungo masticata per essere condivisa come traspariva evidente per chi ha avuto modo di ascoltarne le omelie o le meditazioni dettate durante i cicli di Esercizi spirituali da lui guidati.Le ultime telefonate aveva iniziato a farle non più al mio telefono ma a quello della redazione: “Così conosco e dico “grazie” a tutti quelli che preparano ogni settimana il nostro giornale”. Grazie a te, padre Antonio, per avere accompagnato per un pezzo di strada il nostro cammino.