Opere buone, segno dell’amore di Dio – Gocce di Carità

“C’è poi il sonno dell’indifferenza. Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Come ridestarci da questo sonno? C’è la vigilanza della carità. A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti!! In realtà è l’unica cosa da vincenti, perché è già proiettata al futuro, al giorno del Signore, quando tutto passerà e rimarrà solo l’amore. È con le opere di misericordia che ci avviciniamo al Signore”. Questa è una riflessione di Papa Francesco nell’omelia nella Santa Messa con i Cardinali la 1° Domenica di Avvento di quest’anno. Bergoglio ci ricorda che le opere di misericordia ci fanno destare dal sonno dell’indifferenza e vivere concretamente la Carità, cuore pulsante di ogni cristiano.La nostra Arcidiocesi e le nostre comunità parrocchiali testimoniano concretamente la misericordia e la carità tramite le opere concrete che si chiamano opere-segno. Il termine non è stato scelto a caso, ma rappresenta bene la ragione per cui la Chiesa diocesana, tramite la rete Caritas presente sul territorio, le ha costituite. Vogliono essere delle opere di misericordia corporali e spirituali come ad esempio dare da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, ospitare gli stranieri, consigliare i dubbiosi, consolare gli afflitti.  Allo stesso tempo sono dei segni dell’Amore e della Misericordia di Dio verso le sorelle e i fratelli più poveri. Queste opere-segno vogliono anche essere delle “sveglie” per tutte le comunità e la società civile, affinché, come dice Papa Francesco, non ci addormentiamo nel sonno dell’indifferenza. Le opere-segno sono segni che ricordano sempre che ci sono i poveri.Per queste ragioni le Opere – Segno devono:1) essere percepite dalle Comunità cristiane come qualcosa che appartiene a loro;2) essere stimolo di riflessione per la società civile e le parrocchie. Devono cioè far riflettere su una tipologia di povertà e di emarginazione sociale che non trova sostegno o aiuto nella società. Per questa ragione la Caritas si rivolgerà agli ultimi tra i poveri;3) essere opere in cui al centro ci siano l’ascolto, la relazione e la prossimità con le persone. Tra le opere – segno della Caritas diocesana ricordiamo alcune:

Consigliare i dubbiosi e consolare gli afflitti

Centro di AscoltoÈ una “porta aperta al territorio” per ascoltare e accompagnare le persone in difficoltà che vi si rivolgono.  

Ospitare i senza tettoDormitori Mons. L. Faidutti di Gorizia e A. Vescovini di MonfalconeSono luoghi dove le persone senza dimora vengono accolte per poter passare la notte in un posto caldo e accogliente, dove poter pernottare, curare l’igiene personale e consumare la prima colazione.Riparto da casaIl progetto mira ad offrire a persone, che sono senza dimora, non solo un’abitazione, che può essere a uso esclusivo o in condivisione con altre persone (co-housing), ma anche un sostegno educativo per accompagnarli a raggiungere l’autonomia personale, e finalmente ripartire.

Dar da mangiare agli affamatiEmporio della SolidarietàGli Empori della Solidarietà sono un metodo innovativo di distribuzione di generi alimentari gestito in una modalità simile a un supermercato, in cui le persone possono scegliere gli alimenti che desiderano gratuitamente. In Diocesi di Gorizia ci sono quattro Empori della Solidarietà: a Gorizia, a Monfalcone, a Gradisca d’Isonzo e a Cervignano del Friuli.

Vestire gli ignudiEmporio dell’infanzia Per rispondere alla crescente povertà delle famiglie con minori la Caritas diocesana e l’associazione La Ginestra assieme al Centro Aiuto alla Vita hanno inaugurato da poco l’Emporio dell’Infanzia (o un servizio) che offre vestiario e altri generi di prima necessità a bambini e ragazzi under 12 anni.

____________________________________________________________________________

GIORNATA DELLA CARITÀDomenica 13 dicembre in tutte le parrocchie dell’Arcidiocesi di Gorizia si celebrerà la Giornata diocesana della Carità. È un’occasione per promuovere l’impegno della Caritas diocesana a fianco delle persone più fragili.Tutte le offerte che si raccolgono nelle Celebrazioni Eucaristiche domenicali sono destinate per le opere di misericordia della Caritas diocesana.

Intenzioni di PreghieraPreghiamo insieme dicendo: Ridesta la gioia in noi Signore!- Per Papa Francesco, il Vescovo Carlo, i presbiteri, i diaconi, i catechisti e gli animatori della carità perché nel servizio che svolgono nella Chiesa annuncino sempre la gioia del Vangelo. Per questo Ti preghiamo.- Per i responsabili della vita economica perché nelle loro scelte non mettano al primo posto il profitto, ma il bene dei poveri, degli emarginati e dei senza dimora. Per questo Ti preghiamo.- Asciuga le lacrime degli afflitti, fa che gli emarginati trovino sempre una mano tesa per sostenerli e gli oppressi riconquistino la dignità umana. Per questo Ti preghiamo- Per la nostra Chiesa diocesana perché in questo momento di emergenza sanitaria non si stanchi mai di testimoniare l’Amore di Dio tramite le opere di carità. Per questo Ti preghiamo.

RingraziamentiLa Caritas diocesana ringraziab Ikea, che ha offerto 1.000 cesti dono natalizi con diversi dolciumi che saranno distribuiti alle famiglie bisognose della nostra Diocesi. Un ringraziamento anche a Mulino Moras di Trivignano Udinese che dona agli Empori della Solidarietà dell’Arcidiocesi di Gorizia 300 chili di farina ogni mese.

_____________________________________________________________________________

In questa Terza Domenica di Avvento si propone il brano della Parabola del Buon Samaritano. Gesù si identifica proprio con il Buon Samaritano che si china sull’umanità a versare sulle ferite olio e vino. A noi uomini e donne è chiesto di essere il locandiere a cui sono affidati le nostre sorelle e i nostri fratelli di cui dobbiamo avere curaDal Vangelo di Luca (Lc. 10,25-37)Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

Mons. Tonino Bello: “Fuoco della Pace”“Quando spiego la parabola del samaritano, dico che c’è il samaritano dell’ora giusta, il samaritano dell’ora dopo e il samaritano dell’ora prima.Il samaritano dell’ora giusta vede, per caso, un uomo ferito sul ciglio della strada, gli si fa vicino, gli medica le ferite dopo aver versato olio e aceto; fa appunto, il “pronto intervento”, quello che facciamo noi, quasi sempre: la mensa, una stanza per dormire, cose che sono importanti.E non lasciatevi sgonfiare da quelli che dicono: “Questo è assistenzialismo soltanto! Se non mettete le mani lì nel bubbone, alla radice, non farete niente!”. No, intanto noi facciamo questo, intanto il samaritano versa olio e aceto, poi fascia le ferite. Ma, vedendo che questo non basta, carica l’uomo sulla giumenta e va all’ospedale più vicino. Il giorno seguente, dopo aver perso la notte, dice al primario: “Ti lascio qui i soldi, prenditi cura di lui; se ci sarà ancora bisogno, ritornerò e pagherò il resto”. Ecco il samaritano dell’ora dopo.Non basta, cioè, fasciare le ferite, bisogna andare alle radici, fare l’analisi, fare tutti gli esami di routine dei mali che ci sono, perché altrimenti tamponiamo soltanto. Quante sofferenze ci sono nelle città e non sappiamo che provengono da lontano! E poi il samaritano dell’ora prima, perché, se quel samaritano fosse arrivato sulla strada un’ora prima, probabilmente l’aggressione non sarebbe stata compiuta. Il samaritano dell’ora prima, cioè la prevenzione. Tutti tre momenti sono necessari: quello dell’assistenza, quello dell’analisi, quello della prevenzione”.