Marcia dell’Amicizia: evento da ricordare

Negli anni ’80 Gorizia viveva un periodo storico particolare, accanto a quel confine che ancora “divideva” con le barriere nazionali. Un evento però è stato in grado di precorrere i tempi, unendo – in una grande giornata di festa – Italia e Slovenia, che per un giorno potevano valicare quel confine senza bisogno di documenti. Si tratta della “Marcia dell’Amicizia”, manifestazione che, dal 1976 al 1989, ha raccolto fino a 10.000 persone di ambo le nazioni.La “Marcia” verrà raccontata in una serata speciale – organizzata dal nostro settimanale “Voce Isontina” il 12 settembre alle 18 al Kulturni dom di Gorizia, attraverso le immagini e i filmati raccolti in quegli anni dal goriziano Renzo Crobe, “reporter amatoriale”, come lui stesso si definisce.

Signor Crobe, ci racconta come ha avuto origine la “Marcia dell’Amicizia”?Correva l’anno 1975 quando il Turismo Giovanile Sociale Isontino venne autorizzato dall’allora sindaco di Gorizia, Pasquale de Simone, insieme al Telesno Kulturno Skupnos di Nova Gorica, guidato da Emil Hvalica, a istituire appunto la “Marcia dell’Amicizia”. L’idea era quella di organizzare un grande evento che voleva segnare un percorso unificato tra le due nazioni, con il passaggio tra un confine e l’altro senza la presentazione dei documenti, precorrendo letteralmente i tempi.Così il 21 aprile 1976 si ebbe la prima “Marcia dell’Amicizia”, un evento pensato soprattutto per i giovani dagli 8 ai 17 anni, che nella prima edizione contò da subito 720 ragazzi italiani e 120 ragazzi jugoslavi sloveni.Come tutte le manifestazioni, la prima edizione passò quasi in sordina ma con l’andare degli anni divenne un evento atteso, partecipato, letteralmente unico, coinvolgendo sempre più intere famiglie, non solo i giovani, per i quali era stata originariamente pensata.I numeri dei partecipanti si ingrandirono sempre di più, arrivando in breve tempo a toccare le 2.500/3.000 presenze, poi 5.500 ma il culmine vero e proprio si registrò con la Marcia del 1985, che ebbe un totale di 10.000 persone partecipanti.In quegli anni ho scattato moltissime diapositive. Oggi si conserva poca memoria di questa grande manifestazione, per questo sarà bello, il 12 settembre, ricordarla attraverso le testimonianze foto e video che ho raccolto.

Erano anni un po’ particolari per questo confine; la manifestazione possiamo dire che sia stata quasi uno dei primi “esperimenti” transfrontalieri. Che spirito guidava allora l’evento?Esatto, erano anni particolari e la grande partecipazione, serena, festosa, di tutta quella gente portava con se “l’odore” della voglia di abbattere quei confini, che su questo territorio erano anche un po’ duri, rigorosi. In alcune testimonianze video raccolte, l’allora sindaco Scarano affermava che “la gente oggi ha voglia di stare insieme e divertirsi, e non pensare ai confini che separano”.Realmente possiamo dire che era una prova di internazionalizzazione: per quei tempi veder passare una massa di gente senza presentare i documenti, era un evento eccezionale. Inoltre numeri di quel tipo, nella partecipazione, non si erano registrati mai a Gorizia e – a parte alcune occasioni come i grandi eventi – raramente sono stati replicati poi negli anni.

Qual era il percorso della marcia?Il ritrovo era fissato in piazza Vittoria, la partenza da via Oberdan. Quindi si proseguiva per corso Verdi, fino a via Diaz. Da lì si scendeva verso via generale Scodnik per poi prendere via san Gabriele, dove c’era un comitato d’attesa sul confine; lì prendeva vita una grande manifestazione con danza, musica e i discorsi delle autorità. La folla passava il confine e la marcia proseguiva attraverso le vie di Nova Gorica per ritornare poi verso via Montesanto, via don Bosco e si arrivava al San Luigi con la grande festa finale: il pranzo insieme, la consegna delle coppe e dei regali e i momenti di convivialità. Il San Luigi era pieno zeppo di persone, tutte insieme a festeggiare e a conversare. La cosa che mi piace pensare e che, la sera del 12 settembre, sicuramente molte delle persone presenti in sala si riconosceranno nelle immagini che verranno proiettate

Riguardo la sua esperienza personale alla Marcia dell’Amicizia, che ricordi conserva della Gorizia di quegli anni?Posso dire di aver provato sempre qualcosa di molto vicino alla commozione. Si vedeva un fiume di persone camminare lungo le vie, animarle, inondandole – il gran numero di presenze si percepisce bene attraverso le foto scattate dall’alto, che si potranno vedere il 12 settembre -.Anche l’organizzazione la ricordo con stima: in tanti anni non è mai successo niente, i pasti erano organizzatissimi con addirittura 5 cucine da campo allestite al San Luigi e non so quanti quintali di pastasciutta distribuiti. Era una festa da godere nel verso senso della parola. Poi quell’amicizia che si formava, senza differenze o pregiudizi, tutti erano assieme a chiacchierare, mangiare e divertirsi.La cosa che però più di ogni altra porto nel cuore è come questa marcia coinvolgesse non solo i giovani e tutte le scuole di ordine e grado, ma anche e soprattutto le famiglie, come un vero momento da vivere insieme tra figli e genitori, nonni, zii e con tutte le altre famiglie presenti. Era una cosa meravigliosa ed emozionante, vissuta in un momento storico particolare per l’Europa. Si era davvero tutti amici e si sperava allora che non fosse solo la festa di un giorno, ma che durasse sempre; era un reale sentore di ciò che sarebbe accaduto nel futuro.

Lei si definisce “reporter amatoriale”. Dopo questo lavoro dedicato alla Marcia dell’Amicizia, ha forse già “in cantiere” qualche nuovo progetto?Ho appunto aperto il mio “piccolo” archivio, trovando circa 12.000 diapositive, rimaste in buona qualità. Sto già lavorando ad un prossimo lavoro, dedicato alla storia di un uomo che ha lasciato alla Fondazione Carigo un grande tesoro: il giardino Viatori. Io e Luciano ci conoscevamo di persona, ho tantissime foto di lui e del suo giardino, anche alcuni filmanti. Li sto sistemando per creare la storia di questo uomo che ha donato tanta bellezza a Gorizia. Nelle immagini si vedranno anche alcune delle circa 25.000 azalee che lui coltivava nel suo giardino.