Guarigione e purificazione

VI^ domenica del Tempo Ordinario

11 Febbraio 2021

“Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi purificarmi”. Il Vangelo di oggi inizia con queste parole e introduce la comunità dei credenti a riflettere sul tema della purificazione. Marco sembra usare parole specifiche per distinguere il tema della guarigione da quello della purificazione. La nuova traduzione dei testi sacri ha giustamente insistito su questa differenza. Non si tratta di un semplice cambio di termini, quanto piuttosto di una maggiore fedeltà al testo che apre ad una profonda rilettura teologica. Curiosamente il lebbroso non implora Gesù per ottenere la guarigione, egli chiede la purificazione. Se la guarigione ci ottiene la salute fisica, la purificazione, secondo il pensiero biblico, ci ottiene la riammissione alla relazione con Dio interrotta con il peccato. La Bibbia ha ben chiara questa differenza. La guarigione senza la purificazione è un’opera incompleta e illusoria. L’uomo ritrova il suo equilibrio, la sua guarigione profonda solamente quando ritrova la relazione con Dio. Gesù nel Vangelo di oggi risponde al lebbroso dicendo che “vuole purificarlo” e asseconda con prontezza la richiesta dell’uomo. In realtà la purificazione del lebbroso segue un percorso preciso e articolato e rappresenta un paradigma per ogni vera purificazione. Prima di tutto viene descritto un atteggiamento particolare da parte dell’uomo che si rivolge a Gesù, il Vangelo dice che lo “supplicava in ginocchio”, gesto inusuale, raro, che gli ebrei riservavano solamente a Dio. Joseph Ratzinger nella sua celebre opera sull’introduzione allo spirito della liturgia affermava: “chi impara a credere impara ad inginocchiarsi”. La purificazione dal peccato richiede come prima istanza la sottomissione libera e amorevole a Dio. L’uomo inizia a purificarsi quando si abbassa davanti a Dio. Il solo gesto di inginocchiarsi muove la compassione di Dio il quale a sua volta si piega sull’uomo: “ne ebbe compassione, tese la mano e lo tocco”. Il gesto di toccare il lebbroso, assolutamente vietato dalla legge ebraica per via della contaminazione dei peccati, evidenzia la supremazia di Dio sul male e soprattutto sottolinea la relazione ritrovata tra l’uomo e Dio. Gesù si china sull’uomo e gli tende la mano, ristabilisce ciò che il peccato ha rotto. Il cammino della purificazione proposto da Marco termina con un altro importante gesto, chiesto da Gesù stesso all’uomo ormai purificato: “va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto”. Gesù non annulla la legge ma la porta al suo pieno compimento. L’uomo purificato è chiamato ad esprimere il suo più profondo ringraziamento attraverso l’osservanza della legge. Ecco delineato anche per noi il necessario cammino della purificazione che nel sacramento della Riconciliazione trova il suo naturale compimento e nella comunione con la Chiesa il modo migliore per rendere grazie.