Giornalismo cattolico risposta alla domanda di democrazia

Il contributo del giornalismo cattolico -in un tempo di minoranza dell’esperienza cristiana della fede nella società del presente e del futuro- è stato al centro della celebrazione per ricordare a Gorizia e in FVG la presenza ed il contributo della sezione regionale del Unione cattolica della stampa. Una presenza ed un ruolo esercitato da oltre sessanta anni e che oggi rinnova la sua presenza per il futuro, impegnandosi strenuamente ad essere “minoranza” significativa e testimone di una  nuova stagione di minorità, in rispondenza del compito che le è proprio, quello di essere segno visibile ed efficace della comunione, trasparenza, partecipazione comunicazione e democrazia. Un futuro indefinibile per certi aspetti -come dimostra la crisi della carta stampata e le opportunità non tutte esperimentate- della comunicazione on line e, comunque, dei mezzi nuovi e vecchi della comunicazione (giornali e carta stampata in primo luogo) chiamati a realizzare -come ha affermato la presidente regionale Luisa Pozzar, un impegnativo compito: passare “dalla comunity alla comunità”.  L’incontro di Gorizia -presenti il direttivo regionale, l’arcivescovo Redaelli, la dott. Fabiana Martini, il consigliere nazionale Lazzarini e il presidente del consiglio di disciplina dell’ordine Guido Baggi- oltre ad essere una celebrazione è stato un momento vero di riflessione sulla deontologia e la cooperazione giornalistica a tutela della professione e della democrazia, compito irrinunciabile di ogni strumento di comunicazione e scopo della pubblica opinione, nella società e nella Chiesa.Il convegno che ha riscontrato una buona partecipazione di giovani colleghi e di operatori della comunicazione, è iniziato con una riflessione dell’arcivescovo Redaelli che ha commentato il messaggio papale in occasione della “giornata mondiale della comunicazione”. In un contesto di confusione e di frammentazione della società attuale che è comprensibile solo nell’immagine di un poliedro, il Papa Francesco, in continuità con i predecessori, invita a mettere a fuoco la missione della comunicazione alla luce di tre metafore (la rete, la comunità e l’essere corpo) per sollecitare utenti e comunicatori a cogliere nella centralità della relazione la vera identità culturale, riconoscendo una identità di comunione ed alterità, proteso in  un legame di complementarietà dove gli uni hanno bisogno degli altri per conoscersi realizzarsi e vivere.Gli stessi valori deontologici, tipici della professione giornalistica, invitano alla luce dell’articolo 21 della costituzione e della legge professionale del 1963, a riscoprire la “missione” del giornalismo e della comunicazione come un impegno per aggiungere alla verità sostanziale dei fatti anche un compito di intermedietà che si fonda sulla professionalità, la competenza e la capacità di mettere in relazione modi di vedere, relazione, informazioni, ma anche scelte e impegni partecipativi che sono lo scopo di ogni comunicazione.Un modo esplicito per costruire comunità è proprio il lavoro associato ed in cooperazione anche a livello giornalistico ed informativo: esperienza nuova, secondo Fabiana Martini, che consente ai partecipanti di rappresentare meglio la realtà, di offrire nuovi elementi per comprendere, leggere e informare … oltre alla neutralità che spesso rischia di diventare complicità. Una garanzia per il cittadino-lettore che deve essere rassicurato non a parole ma con informazioni chiare per poter scegliere e decidere. Esperienza preziosa dentro alla redazione per allargare conoscenze, metodi di ricerca, soprattutto relazioni e fare rete.La parola (ed il contributo in servizi) dell’associazione nazionale ha concluso l’incontro che è risultato ricco ed intenso a dimostrazione di una credibilità da guadagnare e conquistare per essere sì minoranza, ma minoranza che è sale e luce.