Fusione: il “no” degli elettori

Merita qualche riflessione il fatto che tutti e tre i referendum consultivi promossi in regione per avviare un processo di fusione abbiano avuto un risultato negativo. Infatti oltre quello che interessava Monfalcone Ronchi e Staranzano sono stati bocciati anche quelli relativi  a Tramonti di Sotto (650 abitanti)  e Tramonti di Sopra (600 abitanti) e Codroipo (16.000 abitanti) e Camino al Tagliamento (1700 abitanti). Come si vede non rileva il problema della dimensione come pure pare non conti la posizione dei Consigli Comunali o dei sindaci perché, ad esempio, per quanto riguarda Codroipo e Camino erano tutti d’accordo ma la gente ha votato contro.Credo che in generale all’origine di questo sostanziale rifiuto che unisce tutte e tre le esperienze referendarie  vi sia il timore di un salto nel buio,  di perdere il certo per l’incerto e la domanda che il cittadino si pone- e in maggioranza lo porta a votare no –  è : “capisco unire i comuni significa risparmi,maggiori finanziamenti,più peso politico,ma chi mi garantisce che i servizi che oggi ho verranno mantenuti…ma poi dovrò rivolgermi al centro maggiore…. il comune più forte la farà da padrone anche per le opere pubbliche….non avrò più i miei rappresentanti…” Queste legittime preoccupazioni- a cui evidentemente i promotori non hanno saputo dare risposte convincenti- hanno pesato anche sul referendum più importante  che avrebbe portato alla fusione forse più significativa fatta in Italia in questi ultimi  anni,quello del Monfalconese.Credo che da parte di chi ha voluto la consultazione elettorale ci si sia illusi  che un processo di aggregazione avviato con la politica dei consorzi negli anni 70 e le stesse scelte del comune maggiore di favorire l’insediamento delle scuole superiori a Staranzano,  di porre la piscina al confine tra i due comuni,  la sede di alcuni consorzi a Ronchi unita ad una continuità urbanistica fossero di per se’ sufficienti a costruire la consapevolezza tra la gente, soprattutto dei comuni minori, che Monfalcone non voleva inglobare nessuno  e che solo con l’unione si poteva affrontare assieme, con la forza che deriva dall’essere la quarta città della regione, la sfida dello sviluppo economico di questa area.  In questa vicenda monfalconese hanno anche giocato altri fattori quali le divisioni interne del partito di maggioranza  che governa tutti e  tre i comuni  e l’identificazione a Ronchi dei promotori del referendum con i rappresentanti di una lista di opposizione in consiglio comunale unita all’assenza di chi, forte in città ma debole negli altri due comuni, spera di cambiare maggioranza nelle prossime elezioni comunali. Tutto ciò ha portato il più delle volte ad un dibattito su contrapposizioni personali che non ha aiutato la gente a capire e quando non si capisce che cosa ci aspetta si preferisce non correre  rischi.Ma allora mettiamo una pietra sopra le fusioni…non se ne parla più ? Non credo. Penso che per quanto riguarda i comuni minori la regione procederà d’autorità , considerato che si tratta pur sempre di referendum consultivi e che avere comuni di 600 abitanti  è assurdo, per gli altri casi forse proprio partendo dall’esperienza monfalconese sarebbe opportuno procedere in modo diverso  dando ai cittadini in anticipo quelle garanzie  che nulla cambierà , ma anzi migliorerà,rispetto al livello di servizi di cui gode oggi.Si tratta in sostanza di procedere analogamente al modo con cui si procede alle fusioni tra aziende private. Va elaborato un progetto completo in tutte le sue parti,dal tema della rappresentanza democratica di tutte le comunità, ai servizi per i cittadini,al rispetto   delle storie e delle tradizioni locali, con una chiara definizione di costi e benefici, e poi -in caso emerga una valutazione positiva della fusione- va sottoposto al giudizio dei cittadini che in tal modo potranno farsi una idea precisa di ciò che li aspetta.  Considerato che da molte parti si  sosteneva che la fusione tra Monfalcone Ronchi e Staranzano era una cosa giusta, ma che non era il momento opportuno e che forse si dovrebbe fondere tutto il mandamento, sarebbe un grande passo in avanti se le amministrazioni di comune accordo decidessero di promuovere uno studio di questo tipo , cosa che avrebbero già dovuto fare visto che da anni si parla di questo problema e che trova spazio in tutti i programmi elettorali.