Dolcezza e rispetto nel “donare” Cristo

La venerazione di S. Ermagora, che la tradizione vuole discepolo di S. Marco, si diffuse già nell’antichità in tutto l’alto Adriatico e oltre le Alpi, nell’area di influenza ecclesiastica e metropolitica della Chiesa Aquileiese.Ogni anno il 12 luglio, la Chiesa che vive in Gorizia e la Chiesa sorella di Udine, celebrano la nascita al cielo dei Martiri Ermagora e Fortunato.Il loro messaggio, il loro martirio dice qualcosa a noi cristiani entrati nel terzo millennio? Personalmente credo di sì. Non veneriamo due corpi inermi o meglio le reliquie di quei corpi, ma ogni anno siamo invitati ad accostarci a questi grandi della Chiesa di Cristo vissuti in Aquileia, per imparare la verità della vita cristiana. Parliamo di nuova evangelizzazione, ci rabbattiamo per trovare vie, soluzioni. Ci dimentichiamo però che, come ha ricordato papa Francesco nell’omelia della Solennità di Ss. Pietro e Paolo lo scorso 29 giugno, “venerare la loro vita cristiana che per noi credenti di oggi è un forte richiamo alla preghiera, alla fede e alla testimonianza”.Papa Francesco, come i suoi predecessori, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, invita continuamente ad essere “sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi”. Il credente è sempre pronto a mostrare agli altri le ragioni, i motivi, i “perché” che sostengono la propria fede. E le ragioni che sostengono la fede dei credenti di oggi sono in fondo identiche a quelle che hanno sostenuto i martiri di ogni tempo nella professione della loro fede: non possiamo vivere senza Cristo. A tutto possiamo rinunciare, ma non a Cristo. La fede in Lui vale più della vita stessa, perché una vita senza Cristo è vuota e senza senso.La professione della propria fede, anche di fronte a chi l’avversa, va fatta con dolcezza e rispetto. Chi si sente a disagio, chi si sente non capito, chi si vede attaccato facilmente è portato a reagire con violenza. Dolcezza e rispetto, che sono segni di forza vera della nuova evangelizzazione.Ermagora e Fortunato, nostri Patroni, cosa ci insegnate oggi? Ci indicano la centralità di Dio nella vita dell’uomo; ci infondono il coraggio di scommettere tutta la vita su Dio. È questo un messaggio di importanza fondamentale per l’uomo di oggi. Ermagora e Fortunato ci spronano a sfidare il nostro modo di essere cristiani, spesso “dolce” o “liquido”, che tende a conformarsi alla mentalità di questo mondo (cfr Rom 12,2), annacquato, che scende a compromessi con la post-modernità. I martiri Ermagora e Fortunato ci ricordano che essere cristiani comporta scelte radicali e coraggiose, per divenire realmente quel “sale” che dà sapore alla terra e quella “luce” che illumina il mondo (cfr Mt 5,13-14); ci stimolano ad avere l’audacia di andare “contro-corrente”.La loro celebrazione non sia un mero “ricordo” liturgico, ma sprone per “donare” Cristo con dolcezza e rispetto nell’oggi di questo momento storico affascinante, ma nello stesso tempo “indifferente”.

(*) Maestro delle Celebrazioni Liturgiche ArcivescoviliArciprete di Aquileia