Bisogno di solidarietà e vicinanza

La situazione in Ucraina continua a rimanere tesa. Migliaia di persone si accalcano ogni giorno sui confini, in fuga dalla guerra ed in tanti sono già giunti nel territorio diocesano. Le comunità hanno prontamente risposto, mettendosi a disposizione per accogliere al meglio, con affetto e umanità, queste persone provate dalla fuga improvvisa.Abbiamo incontrato il diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana di Gorizia, e da lui ci siamo fatti spiegare quali siano le iniziative attivate dalla Chiesa isontina per accogliere queste persone ma anche quale sia la risposta, reale e concreta, delle comunità del nostro territorio.

Diacono Renato, qual è la situazione degli arrivi in questo momento sul territorio diocesano e come si è attivata la Chiesa diocesana?La situazione dell’accoglienza è abbastanza eterogenea: ci sono diversi arrivi e accoglienze nelle case private dei cittadini italiani e di quelli origine ucraina, che hanno fatto arrivare nel nostro Paese i propri cari o amici.Per quanto riguarda la Chiesa isontina, l’attenzione dell’arcivescovo Carlo e subito stata massima; come Caritas – grazie alla collaborazione dei sacerdoti diocesani – abbiamo al momento a disposizione 11 canoniche su tutto il territorio dell’arcidiocesi, per un totale di circa 50 posti letto. Ci sono poi 37 posti letto al dormitorio “Faidutti” di piazza Tommaseo a Gorizia e, sempre in città, in caso di emergenza sono disponibili anche 26 posti in Casa San Francesco, presso l’omonima piazza.Attualmente abbiamo inserito una famiglia di tre persone – padre, madre e figlio tredicenne – presso un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia dei Santi Ilario e Taziano all’Oratorio Pastor Angelicus di Gorizia e 25 persone sono ospitate al “Faidutti” in attesa di essere inserite nei circuiti di accoglienza.Desidero ricordare infatti che tutto viene svolto sempre in collaborazione con le Prefetture di Gorizia, Udine e Trieste, con l’Ufficio di Polizia di Frontiera e l’Azienda sanitaria competente territorialmente.

Come hanno risposto le comunità diocesane a quest’improvvisa emergenza?Sono già tante le persone che hanno contattato i nostri uffici per offrire la propria disponibilità, ove ce ne fosse bisogno, ad aprire le porte di casa a questi profughi. Anche la colletta del Mercoledì delle Ceneri ha dimostrato che l’affetto e la generosità, soprattutto in questi momenti complessi, sono sempre presenti all’interno delle nostre comunità.Come Caritas diocesana non abbiamo la presunzione di fare tutto da soli: abbiamo bisogno della solidarietà e della vicinanza di tutte le donne e gli uomini di buona volontà.Il contributo di tutti aiuta a superare qualsiasi genere di emergenza, anche questa, che probabilmente sarà lunga e pesante e che richiede, da subito, la disponibilità all’accoglienza.Caritas non è altro che espressione di una Chiesa diocesana attenta ai bisogni e alle necessità di chi si trova in difficoltà, di chi è bisognoso di aiuto; è espressione di persone alle quali batte ancora il cuore – e sono tante, lo abbiamo visto e stiamo vedendo -. Ogni persona che sente nel proprio cuore questa disponibilità vive già di per sé la “caritas“.

Quindi “noi”, come cittadini e come comunità, cosa possiamo fare di effettivo per essere vicino a queste persone?Dobbiamo ricordare che, nel momento in cui una famiglia si trova ad essere alloggiata presso una canonica, questa entra a far parte di una comunità. A tal proposito quindi la comunità cristiana potrebbe attivarsi per rendere meno pesante il trasferimento e il cambio di vita di questa famiglia, facilitando la sua permanenza: è un’occasione per tutti per svolgere animazione di comunità, per dare aiuto e coinvolgere nella vita della collettività, sempre senza essere invasivi, vista la delicatezza della situazione.C’è poi la possibilità, come comunicato anche attraverso Voce Isontina nelle scorse settimane, di sostenere una raccolta fondi “pro Ucraina” indetta da Caritas italiana e alla quale anche noi come Caritas diocesana aderiamo; ciò non toglie che qualsiasi buona iniziativa privata è assolutamente ben vista da Caritas.Invitiamo poi privati, congregazioni religiose, enti pubblici a segnalare la disponibilità di alloggi liberi all’indirizzo promozionecaritas@caritasgorizia.it o telefonando dal lunedì al venerdì allo 0481 525188.

A suo avviso questo conflitto aiuterà a cambiare la percezione dell’”altro”? Ci scopriremo forse più “umani” dopo tutto questo?Credo che la sensibilità, come tutti i sentimenti positivi che l’essere umano ha, vada alimentata, coltivata e protetta altrimenti si corre il rischio di cadere in un’”aridità d’animo”.Forse non è così immediato che le persone capiscano quali sono le cose più importanti nella vita, quelle che valgono di più e sono più preziose – penso alla libertà, la pace, la possibilità di espressione… -: l’unica possibilità che si ha, è quella di mettersi nei panni degli altri, provare a pensare cosa potrebbe succedere a noi se ci trovassimo nella stessa situazione, cosa potremmo provare nel momento in cui ci viene tolto tutto ciò che abbiamo, tutte le nostre solidità.

Come accennava poco fa, sono tante le famiglie che già accolgono parenti e amici all’interno delle loro case. Caritas diocesana si è già attivata per sostenere questa presenza, considerato per di più il non facile momento economico che tutti stiamo vivendo?Per alleviare le eventuali spese delle famiglie che hanno offerto un’accoglienza diffusa su tutto il territorio diocesano, abbiamo allertato gli Empori della Solidarietà: verranno attivate, ad esempio, tessere provvisorie d’emergenza per contribuire, con i beni alimentari, a sollevare il “peso” economico di queste famiglie ospitanti.Anche l’Emporio dell’Infanzia e il Centro di Aiuto alla Vita si sono sin da subito attivati per dare supporto per un’eventuale necessità di vestiario, vestitini, pannolini, latte in polvere e quant’altro sia necessario in caso di presenza di neonati e bambini.

In tutto questo quale ruolo per i Centri di Ascolto parrocchiali e i tanti volontari che prestano il loro servizio per Caritas sul territorio?I Centri di Ascolto e i volontari, anche in questo momento di emergenza, si confermano punto fondamentale per la Caritas diocesana, senza di loro difficilmente si potrebbe riuscire a coinvolgere le comunità parrocchiali e svolgere quell’importantissimo ruolo di sensibilizzazione all’interno di esse. Non da ultimo è importantissimo il loro vivere con entusiasmo e piena disponibilità quanto messo in atto: questo consente di superare le difficoltà e i problemi che possiamo incontrare lungo il nostro percorso insieme.

Guardando il profilo burocratico, quando una persona straniera arriva sul territorio dall’Ucraina, cosa deve fare?Se arriva “autonomamente”, ossia non ha sul territorio riferimenti ospitanti, la prima cosa che deve fare è presentarsi all’Ufficio di Polizia di Frontiera; questo penserà a comunicare alla Prefettura l’ingresso nel Paese della persona, inserendola così nel circuito dell’accoglienza.Per coloro invece che arrivano come ospiti, il loro ospitante deve comunicare di star accogliendo cittadini extracomunitari entro 48 ore dall’arrivo all’Ufficio immigrazione della Questura.Dal momento dell’ingresso in Italia, i cittadini ucraini muniti di passaporto biometrico dovranno presentare entro 8 giorni la Dichiarazione di Presenza allo stesso Ufficio; si potranno fermare poi per 90 giorni, scaduti i quali dovranno presentare richiesta di Protezione internazionale temporanea.

Come saranno seguite le persone che troveranno accoglienza presso gli spazi messi a disposizione da Caritas e parrocchie?Abbiamo stretto una convenzione con la Cooperativa Murice, braccio operativo della Caritas diocesana di Gorizia.Da parte nostra, il dormitorio le verrà concesso in comodato d’uso gratuito; per quanto riguarda invece le parrocchie, le canoniche date verranno organizzate in un comodato diretto sempre con la stessa Cooperativa.Non vanno poi dimenticati i poveri e i senza fissa dimora che già si trovano sul territorio diocesano: un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia di Sant’Ignazio a Gorizia verrà adibito a dormitorio, per garantire la continuità dell’accoglienza di queste persone.