Beata Vergine Addolorata: una grande festa di popolo

Con il mese di settembre ritornano a Gradisca le tradizionali celebrazioni in onore della B.V. Addolorata. La ricorrenza, che viene a cadere ogni anno la terza domenica di settembre, è da sempre la massima solennità mariana non solo per Gradisca, ma per tutto il decanato.La particolare venerazione che i fedeli gradiscani hanno sempre avuto per l’Addolorata ha radici molto profonde nel tempo ed è costellata da avvenimenti ed episodi di fede viva e di profonda umanità.Da oltre 400 anni la Madonna Addolorata è la protettrice della città, sin da quando la sua statua venne trovata – così la tradizione – in un cassone ai piedi del castello, assieme ad una statua di S. Anna, portata dalla piena del fiume Isonzo. L’avvenimento dovrebbe risalire al XVI secolo, in quanto già nel 1603 è attestata l’erezione di un’Arciconfraternita dedicata alla Beata Vergine Addolorata. Non si può scordare anche una data significativa, il 12 agosto 1744 quando la Convocazione Gradiscana proclamò l’Addolorata patrona della città e stabilì di portare la sua statua ogni anno con regolarità in processione.Anche quest’anno, nel solco di una così antica e salda tradizione, i fedeli si riuniranno per manifestare alla Vergine Dolorosa la loro immutabile devozione e confermare così la sicura continuità di quegli elevati principi che costituiscono da secoli l’essenza religiosa e spirituale del nostro popolo. Nel corso del tempo i festeggiamenti hanno subito varie modifiche con alcuni punti fermi costituiti dall’Ottavario di preparazione, istituito l’anno 1862, con la Coroncina all’Addolorata e il canto dello Stabat Mater, e dalla processione della terza domenica di settembre, secondo lo storico percorso istituito nel 1744 che, uscendo dalla chiesa dell’Addolorata percorre la “Via lunga”, svolta per la “Via dei Signori”, giunge nel piazzale per poi scendere nella “Piazza” di allora: l’attuale via Ciotti, fulcro principale della città e rientrando in santuario. Non folclore né teatro, ma espressione di un legame della Chiesa con la sua gente.Un compito esigente che chiede responsabilità, per non rischiare l’insignificanza; scriveva Ettore Patuna: “In mezzo a questi suoni e canti procede l’Addolorata tra il suo popolo, pieno di speranza di non venire abbandonato mai, memore della protezione avuta in ogni tempo in questa città da lei prediletta torna fra il sacro canto ed il festante sonar di campane, torna l’Addolorata nella sua chiesa sul suo bel trono. Esso luccica ancora per qualche momento nelle sue volute: ne ricavano riflessi d’oro gli ultimi raggi del sole nell’estate che muore”.