Associazioni degli esuli: il Giubileo a Barbana

L’Anno Santo ha mosso gli esuli verso Barbana. Il 16 aprile c’era stata l’apertura della Porta Santa del santuario mariano; il 25 aprile è stata la volta del raduno delle oltre 300 persone appartenenti alle associazioni depositarie della memoria dell’esodo giuliano dalmata che avevano accolto con entusiasmo l’invito dei frati minori. Il ricordo del Venerabile Egidio Bullesi è stato il valore aggiunto alle ragioni profonde per cui celebrare il Giubileo della Misericordia anche come esuli segnati dai drammi del passato, ma – senza dimenticarli – proiettati, dopo settant’anni, su strade di perdono e riconciliazione con la storia.Questo momento a Barbana è stato una riaffermazione del bisogno di unità che si avverte sempre più, oltre ogni barriera confinaria e diversità statuale, quando si parla di Istria, Fiume e Dalmazia. Queste terre, del resto, hanno espresso sempre un forte sentimento religioso e il cristianesimo è stato elemento identificante la loro cultura, innestatosi su una forte base di romanità: tale credo si è riespresso nella preghiera e nel canto durante i riti giubilari guidati dall’arcivescovo Oscar Rizzato del Vaticano. Al corteo che ha portato i pellegrini esuli a oltrepassare la Porta Santa con i labari delle associazioni presenti ha fatto seguito la celebrazione eucaristica nella festa di San Marco. Il carattere peculiare di questo “giubileo” è stato sottolineato nell’allocuzione affidata alla giornalista Lucia Bellaspiga. L’oratrice ha allargato l’orizzonte descrivendo, con parole ricche di verità e cuore, il dono della vita fatto da preti e laici martiri venuti a trovarsi fra il 1943 e il 1947 nel mezzo di una bufera in cui si alternarono e fronteggiarono in Istria milizie fasciste, naziste e titoiste; si è soffermata inoltre sul contributo di amore evangelico di alcune personalità religiose al tempo dell’esodo di 350.000 italiani e negli anni successivi.Suggestiva la conclusione dell’evento, di nuovo in processione, cantando le litanie dei santi di Istria, Fiume, Dalmazia: tutti si sono portati alla cappella dei resti di Egidio. Significativo che si sia pregato perché “liberi da affanni e recriminazioni, noi esuli possiamo collaborare a un convinto dialogo con chi oggi abita i nostri paesi e città, o vi è rimasto ad abitare, nel segno del comandamento cristiano dell’Amore”. Preghiera ispirata senz’altro a un giubileo di misericordia, come quella che ha invitato a “offrire perdono e amore, anche a chi ci ha fatto del male, anche a chi – tanti anni fa – ha sconvolto la vita delle nostre famiglie e comunità”. Al termine i presenti si sono ritrovati alla mensa del pellegrino. Si sono fatti portavoce di tutti il presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli Antonio Ballarin e poi il goriziano Rodolfo Ziberna, vicepresidente nazionale dell’ANVGD, che più ha creduto e lavorato con i frati e i loro collaboratori per la riuscita di un momento che dice, non solo agli esuli, che la misericordia è salute dell’anima e riconcilia pure con la storia. La misericordia apre alla speranza di vita nuova (con Cristo siamo già risorti!). A Barbana è stato “giubileo”, ma forse anche “pasqua” degli esuli.