Librilliamo

Se si pensa che i libri e la lettura stiano perdendo il loro fascino tra i più giovani, ci si sbaglia di grosso. La prova è data dal “Progetto Librilliamo”, promosso da Marco Pellegrini dell’Associazione Centro Studium di Gorizia che, coinvolgendo numerosi ragazzi aderenti al percorso di Alternanza Scuola – Lavoro, promuove la lettura tra i più piccoli, che rispondono numerosi e sempre affascinati.Tante le novità in vista per questo gruppo di lettori, appassionati e carichi di idee, raccontate per noi dallo stesso Marco Pellegrini, entusiasta e soddisfatto di quest’esperienza che non smette di regalargli emozioni.

Signor Pellegrini, come ha avuto origine “Librilliamo”, progetto che promuove proprio la lettura ai più piccoli?Tutto è partito direi una decina di anni fa, quando i miei figli frequentavano la scuola materna: le insegnanti – sapendo che ero proprietario di una libreria – iniziarono a chiedermi di poter portare i bambini in visita. Abbiamo cominciato quindi a proporre dei mini progetti dove i bambini arrivavano, accompagnati dalle maestre, e io spiegavo loro come si lavora in una libreria e ci si concentrava poi particolarmente sui libri per bambini, leggendo loro qualcosa.In questo modo ho iniziato a conoscere le varie scuole presenti in città e il progetto si è ingrandito, ho iniziato personalmente ad “entrare” nelle scuole materne per delle letture richieste e concordate con le insegnanti.Grazie alla libreria inoltre si ha la possibilità di conoscere in anteprima tutte le novità librarie e questo è un aiuto per strutturare dei programmi appositi, con le insegnanti, seguendo delle tematiche condivise durante tutto l’anno scolastico.Il tutto è nato così, con un processo che definirei molto naturale.

…e da qui ha preso vita il progetto vero e proprio.Esattamente. Dal momento che il progetto di lettura nelle scuole si era ampliato veramente molto, coinvolgendo davvero numerosi istituti, si è deciso di “raggruppare” tutte le scuole materne all’interno di un unico evento: è nato così “Librilliamo”, che ha trovato spazio al Museo di Santa Chiara. Ovviamente c’era bisogno di un aiuto e qui è entrata in gioco la grandissima mano che è stata data dai ragazzi aderenti al progetto di Alternanza Scuola – Lavoro, attivo con il Liceo Slataper. Marco, Veronica, Gaia e Asia sono stati fondamentali; abbiamo letto – nel corso dell’evento – storie a circa 800 bambini: un’esperienza bellissima per tutti noi, che ha dato vita anche a una vera amicizia con questi studenti.Vorrei sottolineare inoltre la grande collaborazione tra le varie realtà cittadine, pubbliche e private, nella realizzazione di quest’evento. Per me è questo il futuro, il trovare una sintonia negli intenti.

Dall’amicizia con i giovani “lettori”, sono sorte poi idee che vi hanno portato lontano…Una sera ci siamo ritrovati per una pizza e, proprio da loro, da questo gruppo di studenti, è emersa la voglia di andare a leggere per i piccoli pazienti dell’Ospedale “Burlo Garofolo” di Trieste. Ho preso la proposta seriamente e ho iniziato a contattare l’ospedale: non è stato semplicissimo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e siamo riusciti ad “entrare” nel nosocomio con i nostri libri.C’è stato ovviamente un periodo di formazione con gli studenti, anche per prepararli ad affrontare una realtà diversa da quella che magari immaginavano; per loro è stata un’esperienza molto forte, perché si sono trovati di fronte non solo a piccoli pazienti, ma anche a ragazzi della loro età.Nel frattempo il gruppo iniziale di lettori si era ingrandito e i ragazzi erano una decina. Ci siamo così recati al “Burlo” nel corso della Giornata internazionale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il 20 novembre. L’esperienza “forte” e l’entusiasmo hanno fatto sì che da cosa nascesse cosa e abbiamo voluto organizzare una raccolta fondi per l’Ospedale.Con la collaborazione del “Burlo Garofolo” e del Comune di Gorizia abbiamo quindi organizzato una serata al Teatro Verdi di Gorizia che ha richiamato moltissimo pubblico.L’evento ha fatto anche da “volano” tra i ragazzi e adesso i lettori sono diventati una ventina e da un’attività che comprendeva il territorio goriziano, ci stiamo spostando anche nei paesi vicini – recentemente siamo stati ospiti a Mossa e a San Lorenzo isontino.Altra bella notizia che ci è arrivata da poco: il “Burlo” ha confermato la possibilità di portare all’interno dell’ospedale la mostra dedicata a “Il Piccolo Principe” che avevamo allestito negli spazi del Museo di Santa Chiara. Un altro dei desideri dei lettori che si realizza.

A livello personale, cosa le ha dato quest’esperienza?Da quest’esperienza io ho iniziato a comprendere una cosa importante: che forse gli adulti danno poco ascolto e poche opportunità a questi ragazzi. Molte volte si tende a giudicare le loro idee, ma non a darne possibilità. Invece sono in grado di creare grandi e belle cose. Molti di loro sono rimasti nel gruppo anche dopo lo svolgimento delle ore obbligatorie previste dal percorso di Alternanza Scuola – Lavoro, questo è segno di una vera passione e di un impegno che è nato in loro.

Guardando al vostro pubblico, i bambini, è forse cambiato il loro modo di approcciarsi alla lettura?Secondo me è cambiato più il modo degli adulti di proporre ai bambini, che il modo dei bambini di approcciarsi a un libro. Quando io propongo dei libri, delle letture, i bambini sono affascinati come lo sono sempre stati. Il bambino recepisce ciò che tu, adulto, offri a lui: se gli offri il cellulare, recepisce il cellulare; se gli offri il libro, recepisce il libro.Esistono anche ricerche che dimostrano come leggendo ai bambini dagli 0 ai 3 anni, questi acquisiscono a livello neurologico un quoziente intellettivo superiore. Quindi, a mio avviso, dipende tutto da cosa vogliamo dare noi ai bambini, anche attraverso le storie. Una volta mi è stato detto: “leggi loro storie che abbiano un senso”. Questi perché sono attenti, capiscono, vanno in profondità, si pongono delle domande, ne parlano a casa e a scuola. Questa è la grande forza del progetto che stiamo portando avanti. Nei più grandi poi – nei lettori – libera la capacità di mettersi in gioco, fa uscire la passione. La cosa interessante inoltre è proprio il mettere insieme ragazzi e bambini: credo che più vicina sia l’età, più si abbiano risultati particolari.

Idee per il futuro?Onestamente non progetto niente. Non per non volerlo fare ma perché, secondo me, sarebbe un “rischio” avere un programma da seguire con questi ragazzi, lo vedo come un “imporre” loro qualcosa. Invece le cose sono sempre nate  – e sono convinto che continueranno a nascere – dalla loro iniziativa, dalle loro idee spontanee. Basti pensare che, in sei mesi di attività, ci siamo ritrovati nel principale teatro cittadino con un pubblico di centinaia di persone…Io, personalmente, mi sento pienamente soddisfatto da quest’esperienza con questi studenti, mai avrei pensato di arrivare a tanto.Idee ce ne sono, tantissime e di continuo, ma progettarle a tavolino non so quanto potrebbe essere producente, per cui lasciamole emergere volta per volta.