Leonardo Brumati, un grande fra Settecento ed Ottocento

Ogni secolo è pieno di figure di uomini e donne, di scienza e di fede, credenti e sacerdoti. Fra questi ultimi un posto singolare spetta all’abate Leonardo Brumati  (1774-1855), sacerdote di Ronchi, espressione (non unica) della fede cristiana e testimone significativo dell’amore per la scienza e per l’umanità in tempi non facili. La figura dell’abate Brumati era ed è nota nel suo paese natale, onorata con la intitolazione della scuola; di recente, a cura della BCC di Staranzano e Villesse, è stata edita una pubblicazione che ne illustra la personalità, gli studi e le opere, le ricerche e le amicizie. La pubblicazione che ha tentato di ricostruirne i dati fondanti (essendosi perduti nei primi giorni della grande guerra l’archivio de Dottori al quale lo studioso prete aveva affidate i risultati delle sue ricerche ma anche le fonti dei suoi studi) , ha scoperto e messo in rilievo (grazie alla Biblioteca Joppi di Udine che ne conserva alcuni) anche i lati internazionali, le conoscenze ed i ricatti di un uomo che – come recita il titolo – viene definito “emblematico protagonista nell’ottocento mitteleuropeo”- a dimostrazione di una internazionalità singolare e di una grandezza dello studioso e uomo di chiesa.In secondo luogo, i dati della pubblicazione, confermano due altre dimensioni singolari: accanto ai legami nati e alimentati attraverso le ricerche e  le conoscenze scientifiche di questi uomini, emerge il dato che molti sono originari e hanno lavorato in piccole comunità ma hanno saputo trovare modo di “mettersi in rete”, come oggi si dice; in secondo luogo, tutti insieme (credenti e laici) hanno dimostrato una grande attenzione all’uomo e alla comunità, mettendo a servizio – soprattutto dei più poveri – le loro conoscenze e le loro ricerche scientifiche. Studi e esperienze indispensabili per dare una risposta ai problemi che gravavano sulle condizioni di vita delle famiglie e delle comunità, dove si lavorava dal sorgere al calare del sole, in condizioni igieniche e ambientali terribili, in un sistema da servi della gleba.Il libro – autori meritevoli Renato Duca e Renato Cosma, coadiuvati dal professori Alberto Altobelli e Enrico Zoratto, con il coordinamento e con la fatica di Alfio Scarpa- risulta quindi un utile manuale per conoscere l’abate e la sua opera (i suoi ideali e le sue motivazioni), ma anche le condizioni di vita della nostra gente (da quelle igieniche a quelle economiche e sociali), le culture (essendo Brumati un esperto del settore), ma anche l’economia ed i trasporti. Inoltre – come è stato detto nella presentazione della scorsa settimana a Staranzano – consente di conoscere quanta strada e come abbia camminato l’idea di progresso, verificandolo proprio nelle opportunità che la scienza e l’esperienza potevano  mettere a disposizione delle nostre popolazioni.Infine, e qualche volta appare nascosto o comunque disatteso, cogliere il contributo che sacerdoti istruiti e motivati hanno saputo assicurare alla ricerca scientifica, alla esperienza come anche alla cultura ed alla pastorale della chiesa: la figura di Leonardo Brumati rientra certamente tra le glorie del clero diocesano fra settecento e ottocento, ed insieme è stato testimone della fede cristiana, in una sintesi che ancora è in grado di un superamento delle speciose speculazioni sul presunto scontro tra scienza e fede e, soprattutto, mette in risalto quanto -sulla motivazione della fede- tanti hanno fatto per rispondere al mandato di essere “sale della terra e luce del mondo”, collaborando  a riscattare condizioni di povertà e di ingiustizia.