Kenya: il nuovo focolaio dell’estremismo islamico

Pur avendop l’80% della popolazione cristiana, il Kenya si colloca alla 19^ posizione nel WWL 2015. Il livello di violenza per motivi legati alla fede è aumentato nelle zone di Nairobi, nel Nordest del paese e nelle regioni costiere, e la morsa della persecuzione in differenti aspetti della vita dei cristiani si è intensificata nella maggior parte del paese.

Fonti di persecuzioneL’estremismo islamico è la principale fonte di persecuzione nel paese. Dal 10 al 15% della popolazione Keniota è musulmana, per lo più sunnita, mentre meno del 10% è sciita. I kenioti musulmani tendono a vedere una relazione tra politica e religione, e tra loro circa i due terzi vorrebbero che la Sharia venisse integrata alla legislazione nazionale. La popolazione musulmana, collocata principalmente sulle aree costiere ma sparsa anche in altre parti del paese, ha iniziato a reagire a quella che è avvertita come una limitazione della libertà della società keniota. Un’altra fonte emergente di persecuzione in Kenya è quella dell’antagonismo tribale. Il paese ospita più di quaranta tribù differenti: soprattutto nella zona nordorientale del paese l’estremismo islamico e l’antagonismo tribale siano strettamente intrecciati fra loro: in questo contesto, la persecuzione si scatena principalmente quando un membro di una tribù si converte a Cristo.Un altro elemento da considerare per capire le dinamiche di persecuzione in Kenya è il ruolo che la religione gioca nel paese. Fino ai tempi recenti, il Kenya non aveva alle proprie spalle una storia di conflitti interreligiosi e inoltre, cristiani e musulmani sembravano convivere in un clima di relativa pace.  Nel 2014 c’è stato un drammatico cambiamento, che ha visto in particolare le aree nordorientali e quelle costiere divenire punti caldi dell’estremismo islamico, a seguito di numerosi episodi di violenza legata a motivi religiosi. Inoltre, il Kenya è militarmente coinvolto in Somalia e ospita un alto numero di rifugiati provenienti da diversi paesi vicini, inclusi quelli somali, che vengono usati dagli estremisti per radicalizzare l’islam all’interno della popolazione keniota. In questo clima i credenti kenioti si sentono confusi, e che in alcune chiese si installano dei metal detector per paura di attacchi suicida, o si pagano dei poliziotti per restare di guardia durante i culti. In questo clima di insicurezza, la presenza dei fedeli alle funzioni di chiesa è in diminuzione, non solo perché i credenti temono degli attacchi, ma anche perché gli estremisti stessi li minacciano affinché non si rechino ai culti. Questo accade, in parte, anche a Nairobi e in altri centri urbani.