Haiti: alto il rischio di nuove epidemie

Prima degli europei, Haiti era abitata dalla popolazione indigena dei Taino. Nel 15esimo secolo, con l’arrivo degli europei, tra massacri e malattie, il numero scese a 30.000, per poi scomparire del tutto verso la fine del 16esimo secolo.Da colonia spagnola, Haiti passò in mano ai francesi nel 1697, prima di questa data era un avamposto di pirati, lentamente addomesticati dalla corona francese con promesse di denaro, terre e schiavi. Per comprendere l’importanza economica agli occhi degli europei e non solo, si pensi che nel 17esimo secolo era una delle colonie con più valore, perché produceva il 40% dello zucchero che serviva all’Europa, il 60% del caffè, ed era seconda per numero di schiavi solo al Brasile. All’inizio del 19esimo secolo gli schiavi erano il 90% della popolazione di Haiti.Con la rivoluzione francese, le cose si mettono male ad Haiti. Tutti i gruppi sociali rivendicano qualcosa, in particolare il gruppo dei “ricchi neri” (quei pochissimi uomini e donne di colore figli di ricchi bianchi e donne schiave) che lamenta la discriminazione razziale, e chiaramente gli schiavi vogliono un cambiamento drastico della società. Tra l’altro in quel periodo alcuni schiavi riuscivano a scappare, nascondendosi nei boschi e combattendo piccole battaglie contro i colonialisti. La Francia allora nel 1791 prova a dare qualche contentino, garantendo la cittadinanza francese ai neri delle classi più alte, ma i bianchi rifiutandosi portano ad inasprire le rivalità tra i gruppi sociali che diventano così più violente. Gli schiavi si fanno più forti e lottano per l’indipendenza soprattutto alla luce dei fatti che stavano succedendo in Francia (pubblicazione dei diritti dell’uomo) che danno sostegno alla rivolta degli schiavi iniziata nel 1791.Raggiunta l’indipendenza nel 1804, Spagna, Regno Unito e USA si rifiutarono di riconoscere la nazione di Haiti. C’era la paura che si creasse un precedente e che altri schiavi si ribellassero. La Francia si disse disponibile a riconoscere l’indipendenza di Haiti solo se la nazione avesse pagato (distrutta da anni di guerra) 150 milioni di franchi in “riparazioni” (21 miliardi di dollari oggi). Rappresentano 10 volte il budget annuale di Haiti e secondo i francesi doveva rappresentare tutto il denaro perso dal commercio degli schiavi, ma Haiti non poteva rifiutare altrimenti ci sarebbe stata un’altra guerra. Fu costretta così a chiedere un prestito di 30 milioni ai francesi, con interessi e tasse molto alte, che riuscì a “ripagare” solo dopo 122 anni!La storia di Haiti è la storia di una nazione nera, una nazione di schiavi, che si ribella e si trova però isolata in un mondo di oppressori. Haiti e il suo popolo, che più di tutti e prima di noi europei, ha creduto nei valori della libertà umana. Nei secoli a seguire Haiti è stata di nuovo dominata, sotto occupazione statunitense durata19 anni (dal 1915), per proteggere gli investimenti americani. E persino dopo l’occupazione, nel 1957, gli USA diedero il loro supporto a Duvaler, dittatore Haitiano anti-comunista. Continuando fino ad oggi, ad esercitare un ruolo prominente nella politica Haitiana, non per il bene di Haiti, ma per i propri interessi economici e geopolitici.Questo popolo dopo aver tanto sofferto nel corso dei secoli per i motivi sopra esposti, adesso si trova ad affrontare anche il problema dei cambiamenti climatici, subendo forti scosse di terremoto, come quelle che hanno colpito il sud-ovest di Haiti il 14 agosto 2021, di magnitudo 7.2. Tutto ciò si è aggravato a causa delle forti piogge che si sono riversate nei tre dipartimenti colpiti in seguito al passaggio della tempesta Grace, ma anche dalla moltitudine di scosse minori che si sono susseguite nei giorni scorsi e che hanno ulteriormente danneggiato le strutture rimaste in piedi. Dai rapporti ancora provvisori sono più di 2.500 le vittime e più di 12.000 i feriti. Migliaia le famiglie rimaste senza riparo e si contano 650.000 persone in uno stato di grave insicurezza alimentare.I bisogni umanitari aumentano di giorno in giorno: “C’è bisogno urgente di cibo, di ripari, di kit sanitari e soprattutto bisogna intervenire per garantire acqua e condizioni igieniche adeguate – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – perché la popolazione più vulnerabile è la più esposta adesso al rischio di malattie infettive, come il colera e il covid-19”. Frère Lozama della congregazione dei Petits Frères Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus, conferma che la situazione è critica, soprattutto nelle zone rurali che non sono ancora state raggiunte dagli aiuti ufficiali. Stanno organizzando delle distribuzioni di acqua, cibo e teli di plastica per garantire un riparo provvisorio, ma i bisogni sono crescenti e soprattutto è necessario e urgente prevenire il rischio di epidemie che potrebbero fare più vittime del terremoto. Lavorando sul campo da giorni per portare aiuti umanitari, riscontriamo una grande solidarietà della popolazione locale che condivide con le famiglie più colpite i pochi viveri di cui dispone.Caritas Italiana si è subito attivata con una raccolta fondi e sta coordinando insieme a Caritas Internationalis e a Caritas Haiti gli interventi di emergenza a favore della popolazione colpita, grazie anche al milione di euro messo a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.Anche Papa Francesco ha lanciato un appello alla solidarietà destinando fondi alle Diocesi maggiormente toccate dalla catastrofe. La rete Caritas è già riuscita a distribuire kit alimentari e aiuti d’urgenza a 500 famiglie e si sta organizzando per raggiungerne altre 1.400 nel più breve tempo possibile, per garantire ripari e sicurezza alimentare, e in un secondo tempo predisporre interventi di riabilitazione. Non dobbiamo dimenticare che Haiti vive una crisi umanitaria già da tempo. Poco più di un mese fa il brutale assassinio del presidente Moise e poi l’escalation di violenza perpetrata dalle bande armate che ha causato 19.000 sfollati dall’inizio di giugno. Purtroppo gli effetti combinati di questa catastrofe, dei bisogni pre-esistenti, la crisi politica in corso, le carenze socio-economiche, la pandemia e la violenza crescente, aggravano considerevolmente uno scenario umanitario già molto complesso. È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito  www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Terremoto Haiti”) tramite:- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma -Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111- Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474- Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119