Caritas: “aperto per ferie”

Lungo tutto il mese di agosto, la Caritas diocesana di Gorizia non è andata in vacanza, continuando a mettere in atto le sue opere di assistenza e vicinanza alle persone e alle famiglie.Tra le numerose attività che hanno caratterizzato l’estate 2023 della Caritas, anche la “novità” del “Servizio Docce” allestito in Casa San Francesco a Gorizia – una delle sedi staccate della stessa Caritas e che, nel corso dell’ultimo inverno, ha ospitato una media di 40 ragazzi nel corso dell’”Emergenza Freddo” -.A beneficiare del servizio, avviato il 27 luglio e ancora attivo, dai 14 ai 20 ragazzi e uomini richiedenti asilo, momentaneamente presenti sul territorio del comunale.Il “Servizio Docce” – operativo due giorni alla settimana, il martedì e giovedì – è aperto grazie alla grande disponibilità di una decina di volontari appartenenti alla Unità Pastorale “Porta Aperta” che, a turno, riescono a garantire la piena funzionalità dell’iniziativa.I volontari, appoggiandosi al sostegno di una rete di associazioni di volontariato, distribuiscono dei “coupon” che danno accesso al “Servizio Docce”. I beneficiari non devono fare altro che recarsi a Casa San Francesco, dove trovano a loro disposizione anche del bagnoschiuma e degli asciugamani, forniti dalla Caritas diocesana di Gorizia.”Questa novità messa in atto nel corso dell’estate 2023 nasce da alcune considerazioni: innanzitutto il grande caldo che quest’anno – forse più degli scorsi – ha caratterizzato gli ultimi mesi ma anche la consapevolezza della grande pericolosità delle acque del fiume Isonzo, memori dei tristi episodi degli anni passati che hanno coinvolto proprio alcuni migranti. Un servizio che, certamente, ha rappresentato un costo per la Caritas diocesana e un impegno per i volontari, ma che mette in campo un “bene” che spesso diamo per scontato, l’accesso ad una doccia, ma che evidentemente così scontato non è”, ha commentato il diacono Renato Nucera, direttore della Caritas diocesana di Gorizia.

La Mensa dei PoveriUlteriore attenzione estiva – ormai consolidata nel tempo – anche quella della distribuzione del pasto “take away” alla Mensa dei Poveri nelle due settimane di chiusura del servizio da parte dei padri Cappuccini.Quest’anno la Caritas diocesana di Gorizia ha provveduto a fornire ben 775 pasti nel periodo che va dal 7 al 20 agosto, con una media (seppur variabile) di circa 55 pasti al giorno. “A volte ne abbiamo distribuiti anche 80 e purtroppo non sempre ci è stato possibile accontentare tutte le numerose persone in fila”, ha spiegato Nucera. “In ogni caso è stato possibile garantire per 14 giorni l’accesso ad un pasto sano e realizzato con prodotti freschi, anche indicati per la stagione calda; il tutto è stato molto apprezzato e ciò non può che renderci molto contenti”.Rispetto agli scorsi anni, nei quali la media dei pasti distribuiti si aggirava attorno alle 20 unità, i numeri sono più che raddoppiati, rappresentando per Caritas anche una maggiore spesa (circa 2.80 per un singolo pasto). “Nonostante tutte le fatiche, economiche e fisiche, Caritas diocesana riesce a dare una risposta alle necessità dei poveri, non lasciandoli soli e avendo sempre uno sguardo di attenzione nei loro confronti”, ha espresso il direttore.

La condivisione con AC VicenzaNel corso del mese di agosto la Caritas diocesana ha anche ospitato un incontro, condiviso con la Cooperativa Murice, con una quindicina di ragazzi appartenenti all’Azione Cattolica di Vicenza, impegnati in un campo estivo itinerante “lungo i confini”.I giovani, che avevano un’età tra i 19 e i 25 anni, sono stati accolti dal direttore, diacono Renato, il quale ha spiegato loro come la Caritas diocesana sia sempre presente, fin dagli inizi delle nuove migrazioni dei primi anni ’90, accogliendo prima Kosovari e Bosniaci, quindi Kurdi turchi, iraniani e iracheni, fino ad oggi, con le migrazioni che percorrono la Rotta balcanica. Nucera ha inoltre ricordato come la nostra sia una zona particolare, alla “periferia” d’Italia, anche a lungo “dimenticata”.”Dopo l’introduzione al tema dei “confini” da parte del direttore Renato, abbiamo iniziato l’incontro con un piccolo gioco, per sciogliere il ghiaccio – ha raccontato Federica Ricci della Cooperativa Murice -; ho presentato loro due cartine mute, elencando una serie di Paesi (che sono poi quelli di provenienza dei migranti che affrontano la Rotta balcanica e della Rotta stessa). I ragazzi dovevano individuarli e porli sulla cartina; ho presentato poi loro delle cartine “parlanti” e hanno potuto verificare i loro errori. Partendo da questo abbiamo così tracciato insieme quella che è la rotta del viaggio che queste persone che accogliamo compiono”.La parola è passata quindi a due ospiti, Ouazil, diciannovenne dal Bangladesh, e Nabi, un signore di circa 45 anni dall’Iran, qui a Gorizia con il figlio diciannovenne e la moglie. I due hanno riportato e raccontato la situazione presente nei propri Paesi di appartenenza, il viaggio compiuto per arrivare in Europa, nonché le motivazioni che li hanno spinti a partire.”Abbiamo poi svolto ancora un gioco insieme – ha continuato Ricci -: un’”intervista doppia”, in italiano e in inglese, con una delle ragazze vicentine, che per un periodo ha vissuto all’estero, e il nostro ospite bengalese; un’esperienza che ha davvero coinvolto tutti. Sono state poste domande sul viaggio, sui mezzi di trasporto, sulle persone incontrate, sull’accoglienza ricevuta… è stato molto interessante osservare e comprendere come il tema del “viaggio” fosse completamente diverso tra le due esperienze e credo che questo sia stato piuttosto impattante per i ragazzi”.Assieme ai giovani di AC è stato poi affrontato il tema della migrazione più in senso lato, per fare chiarezza su chi sia il migrante, su quale sia il modo di entrare in Italia regolarmente, chi sia il richiedente asilo… “Abbiamo inoltre affrontato insieme anche la tematica riguardante la situazione attuale sull’isontino – ha aggiunto l’operatrice -, sugli arrivi e su questa “emergenza” che si ripresenta però quasi ogni estate. Abbiamo infine incoraggiato i ragazzi a passare davanti al CARA e al CPR di Gradisca d’Isonzo, per avere “l’impatto” del muro, e davanti alla stazione di Gorizia, magari muniti di un po’ di bottigliette d’acqua… questo per far comprendere che oggi, non per tutti ma per molti, Gorizia sta diventando una nuova “tappa” della Rotta”.Un’esperienza viva e d’impatto quindi: “i ragazzi mi sono sembrati tutti molto interessati, hanno posto domande, soprattutto in seguito alle testimonianze dei due ospiti – ha concluso Ricci -. Penso sia stato rilevante per loro, perché sono stati toccati degli argomenti e portate testimonianze di giovani e persone che hanno a che fare con i giovani e certamente questo li ha fatti sentire più vicini a quanto stavano ascoltando e scoprendo. Personalmente ho apprezzato molto che si realizzasse un Campo Scuola proprio su questo tema, a me molto caro, e il poterne parlare con persone che non sono del mestiere ma che sono lì per ascoltare e per comprendere, è stato nutriente per l’anima, molto costruttivo per entrambi”.

Il Laboratorio transfrontaliero rinviatoLo scorso 24 agosto si sarebbe dovuto svolgere, in piazza Transalpina, l’ormai tradizionale appuntamento con il Laboratorio Senza Confini per i bambini.Purtroppo gli amici dell’associazione Humanitarno društvo Kid di Nova Gorica, con i quali da molto tempo la Caritas diocesana di Gorizia collabora organizzando varie attività e iniziative, in queste ultime settimane sono impegnati in prima linea per prestare aiuto alle popolazioni colpite dalle alluvioni che hanno recentemente interessato il loro territorio e per questo motivo l’appuntamento, seppur a malincuore, è stato rimandato a data da destinarsi.Caritas Diocesana rinnova, anche attraverso le pagine di Voce Isontina, la sua vicinanza a tutte le persone e le famiglie toccate da tale disgrazia e a tutti i volontari impegnati a portare aiuto nelle zone alluvionate, in particolare l’associazione Humanitarno društvo Kid.