Il settimanale diocesano come strumento di carità

“Leggete Voce Isontina”. L’urlo dei chierichetti mi giunge all’orecchio inaspettato mentre attraverso la piazza dinanzi ad una delle chiese della nostra diocesi. La gente esce distratta al termine della messa ma quel richiamo si dimostra sufficiente perché più di qualcuno si ricordi di estrarre dalla tasca dei pantaloni o dalla borsa il portafoglio per acquistare il settimanale diocesano: quei due strilloni domenicali paiono prendere come un affronto personale il gesto di chi vorrebbe passare oltre ignorando il loro invito all’acquisto.Rimango affascinato ad osservarli forse anche perché mi ritornano alla mente immagini di qualche decennio fa quando ero io nei loro panni a cercare di esaurire le copie del settimanale prima degli altri chierichetti.Molto spesso sacerdoti e laici mi chiedono “Come sta Voce Isontina?”. Una domanda dettata dalla curiosità ma anche dalla partecipe preoccupazione per un futuro apparentemente non roseo in tempi mai così problematici per tutto il variegato mondo dell’editoria; una realtà che si trova costretta a fare i conti con la distribuzione a giorni alterni, i continui aumenti postali, il lievitare delle spese tipografiche, i tagli dei contributi statali, la diminuzione (seppur anagraficamente inevitabile) del numero degli abbonati…Certamente per i settimanali diocesani il domani appare incerto. I profeti di sventura ne hanno preannunciato da tanto tempo la scomparsa definitiva ed i fatti paiono dare loro ragione: molte Chiese locali sono state costrette negli ultimi anni a rinunciare all’edizione cartacea dei propri fogli diocesani affidandosi solo a quella digitale. Web e carta stampata, anche in ambito ecclesiale, sono stati visti troppo spesso, però, come un’alternativa e così il digitale è stato preferito – sull’onda dell’entusiasmo della novità – anche perché, apparentemente, meno oneroso per l’editore: salvo accorgersi che la qualità, anche in questo campo, costa; soprattutto se si vuole passare dal volontariato amatoriale alla proposta professionale divenendo accattivanti ed interessanti per il pubblico esigente dei navigatori.Oggi ci si rende sempre più conto che rete e carta possono e devono procedere insieme, integrandosi e completandosi a vicenda, ciascuno secondo i propri ritmi e le proprie caratteristiche. A ciò si accompagnano piccoli segni di speranza che cominciano, seppur timidamente, ad intravedersi: in tante parti del globo si assiste, infatti, ad una ripresa lenta ma costante della diffusione dei giornali cartacei, specie di quelli legati ad uno specifico territorio.Ma al di là del supporto tecnico, il futuro dei settimanali diocesani dipende innanzitutto dall’intensità con cui la comunità diocesana, quelle parrocchiali ed ogni singolo credente sentono di “avere fame” di questi mezzi di comunicazione; di quanto li considerano strumento fondamentale del loro agire pastorale.  Ai lettori più attenti non è certo sfuggita la dicitura riportata nel “colophon” (il riquadro presente in ogni numero dove sono riportati il nome del direttore, l’indirizzo della redazione e della tipografia, le quote di abbonamento…): “Giornale locale di informazione generale”. Un mezzo di informazione, quindi, impegnato a parlare nelle sue pagine non delle chiese o delle sagrestie ma della Chiesa, di quel Popolo di Dio che nel suo cammino “si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (G. et S. 1). E lo fa partendo, appunto, dal quel “locale” che non è indicazione di una “limitatezza” ma qualificazione di una ricchezza derivante proprio da una precisa collocazione geografica: collocazione che permette di leggere gli avvenimenti e proporli ai lettori con uno sguardo unico nel suo genere e per questo ancora più preziosa.Può sembrare una provocazione ma spesso tendiamo a dimenticare che anche i settimanali diocesani sono importanti strumenti di carità. Di quella “carità culturale” impegnata a formare ed accompagnare concretamente coloro che il vescovo Carlo, con felice espressione, chiama nella sua ultima Lettera pastorale “i cristiani della domenica”. Un compito di cui la nostra società dimostra un bisogno davvero impellente soprattutto in ambito massmediale. Oggi la notizia è, volutamente, sempre meno parola e sempre più immagine: immagine senza passato e senza futuro capace di diventare virale e di essere condivisa da milioni di persone con una celerità di acquisizione di pochi secondi ma pronta a finire, altrettanto velocemente, nell’oblio.Celebrare la “Giornata di Voce” allora diventa un’occasione doppiamente preziosa.Preziosa per dire “grazie” a chi il giornale lo fa vivere, numero dopo numero: ai redattori, ai collaboratori, ai tipografi ma anche a tutti gli abbonati ed a chi lo acquista in edicola o in chiesa.Preziosa per le nostre comunità parrocchiali per sostenere il proprio settimanale diocesano: con l’offerta materiale, certamente, ma soprattutto con la vicinanza della preghiera e con l’impegno a diffonderlo (con l’entusiasmo di quei due chierichetti strilloni…)anche fra chi, magari, lo ha solo velocemente sfogliato tanto tempo fa…Buona “Giornata” a tutti e grazie.PS. Questo editoriale è dedicato a Luciano, l’amico autista che in questi anni ha preso in consegna col suo furgone nella notte fra il mercoledì e giovedì Voce in tipografia a Padova per consegnarlo, alle prime luci dell’alba, presso la nostra redazione di Gorizia in tempo per essere distribuito in tutte le parrocchie della diocesi. Poche settimane fa, proprio mentre era in viaggio verso Gorizia, Luciano è rimasto coinvolto in un gravissimo incidente stradale alle porte di Pordenone: ricoverato in condizioni disperate, ha lottato fra la vita e la morte per diversi giorni. Oggi, fortunatamente, guarda con più speranza al futuro pur sapendo di avere dinanzi un lungo ed impegnativo periodo di riabilitazione. A lui ed a quanti in maniera spesso anonima permettono a Voce Isontina di giungere nelle vostre case, il nostro più sincero “grazie”!