Il linguaggio narrativo nella Bibbia

“Perché la Bibbia utilizza una varietà di linguaggi? Come noi oggi possiamo narrare la buona notizia?” Sono queste le domande che hanno accompagnato catechisti ed educatore durante il primo laboratorio di formazione a Romans. Animatore dell’incontro è stato don Andrea Albertin, coordinatore del Settore per l’Apostolato Biblico della diocesi di Padova.Nel suo intervento ha fatto notare come i libri della Sacra Scrittura tentino di dare risposte a domande di senso, ed esattamente si riferiscono al senso delle cose che avvengono nella vita delle persone e in quella di un popolo. Allora, la Bibbia vuole consegnare il senso della vita. Nella nostra missione annunciatori della buona notizia, dobbiamo considerare quali sono le domande radicali che attraversano il nostro tempo, le persone che incontriamo, quelle che stiamo accompagnando nel cammino della vita e della fede.Essendo molteplici le domande di senso, avremmo diversi linguaggi. Ma non solo. La pluralità dei linguaggi nasce, anche, dall’attenzione che poniamo in chi riceve. Avere ben chiaro chi ho davanti – età, contesto culturale-sociale-religiosi di provenienza, ecc. – mi porta a pensare bene al linguaggio da utilizzare. Questo hanno fatto i redattori della sacre pagine e questo siamo chiamati a fare noi oggi con i nostri contemporanei.Quale sarà il linguaggio privilegiato nella Bibbia? Il relatore, portando diversi esempio, ha fatto notare come l’uomo della Sacra Scrittura si formi e trasmetta gli insegnamenti della vita attraverso il racconto: si educa narrando! E questo avviene per vari motivi. Il racconto rimane impresso nelle persone. Il racconto coinvolge una persona nella sua totalità. Il racconto non ha tempo. Il racconto è relazione. Nella seconda parte del suo intervento, don Andrea, invitando i presenti a servirsi della Bibbia, ha presentati diversi passi del vangelo servendosi dei criteri spiegati nella prima parte.A concludere, ha fornito una griglia di lettura, utile ad analizzare e a narrare la Bibbia.Dopo la pausa cena, si è passati ai lavori di gruppo, che hanno visto catechisti e educatori, divisi per decanati, ri-esprimere quanto appreso dalle indicazioni del relatore attraverso l’analisi della vicenda di Nicodemo. La riconsegna in assemblea dei lavori di gruppo ha fatto emergere una partecipazione attenta.Guidati da don Michele Centomo, così come si era aperto il laboratorio è stato concluso nella preghiera, ricordando Laura Zamaro, catechista di Medea, morta di recente.