Verso le urne

Domenica 21 gennaio con la presentazione dei programmi, è iniziata la volata che porterà il Paese verso le elezioni di domenica 4 marzo per il rinnovo del Parlamento e l’elezione dei deputati e senatori della Repubblica. Una grande volata che – in questa settimana – riserva ancora la definizione dei percorsi e delle liste , con particolare riguardo ai campi elettorali che la nuova legge elettorale ha definito. Un’ultima settimana con qualche sorpresa -non mancano mai da sempre- e con qualche esclusione: anche da noi non mancheranno conferme e candidature ispirate alla tentazione di attrarre qualche voto in più.Un grande tempo, quello della convocazione alle urne, per tutti noi. La gente di questa terra si recherà ai seggi nel settantesimo (1948-2018) delle prime consultazioni popolari dopo il ventennio e la guerra, soprattutto dopo la sistemazione dei confini sotto l’incubo della sconfitta e l’inferno delle lotte politiche fratricide. Per la prima volta, nel clima della nuova Repubblica (i nostri genitori non avevano partecipato al referendum), hanno votato uomini e, per la prima volta, le donne. Un grande avvenimento il cui eco -le politiche del 18 aprile 1948- è ancora vivo in tanti anziani. La risposta corale e decisa della gente fu determinante per la scelta di campo e anche per la instaurazione del sistema politico. Grandi idealità a confronto, un confronto deciso e un risultato che ha contribuito anche alla pacificazione degli animi e all’ingresso di tutti nella democrazia.L’appuntamento elettorale del prossimo mese di marzo mette in luce le preoccupazioni tipiche di ogni confronto elettorale -e lo sa bene chi ha votato da più di cinquanta anni- e, allo stesso tempo, non può che riservare novità: novità attese come il ritorno alle urne di percentuali incisive, novità nella capacità di traguardare le lezioni come un passaggio democratico che deve rinsaldare valori condivisi e mettere a confronto tesi (o ipotesi) per scelte che non possono che stare dentro all’alveo ricordato e nella prospettiva di una partecipazione più attenta ed una adesione ai valori democratici più convinta.Non si può non condividere la preoccupazione -espressa la settimana scorsa dal Presidente della Repubblica on. Mattarella su Famiglia Cristiana – dove egli testimonia la fiducia nella democrazia e sulla partecipazione. Bene comune al centro: tutto il resto -anche i conflitti – sono destinati a segnare un passo in avanti nel cammino della crescita democratica. Senza questa fiducia rinnovata qualsiasi risultato sarebbe rischioso per il domani. La testimonianza del primo cittadino italiano  -ben iscritta dentro al panorama della sua storia di democrazia e di cattolicesimo adulto- resta esemplare per tutti. In quel filone, soprattutto, si sono maturate le scelte della nostra gente della gente delle nostre terre: scelte condivise e riconosciute da quasi tutti, in particolare da quanti nel 1948, votarono diversamente.Queste colonne, da sempre e senza differenze, hanno testimoniato di credere alla politica con la P maiuscola, come non manca di sottolineare Papa Francesco. Il cammino verso le elezioni, allora non potrà che saldarsi dentro a questa fiduciosa certezza: quella di non essere disattenti o distanti alla costruzione della buona politica, fatta di bene comune e di tre certezze che sono altrettanti impegni: l’Europa dei popoli, il lavoro, la libera partecipazione dentro ad una comunità accogliente che riconosce le differenze e le diversità partendo dai più deboli.Ecco i tre motivi buoni per incamminarsi verso le urne. Programmi e uomini che saranno presentati o si presenteranno alla tribuna elettorale, potranno ricevere il voto solo dando prova di credere a queste emergenze e di impegnarsi a dare loro una risposta franca e credibile. Uno sguardo alla stabilità ed una responsabile attenzione nei confronti di una scelta che mette al centro gli uomini ma anche i progetti e la loro attendibilità. Il Paese, il bene comune e la comunità degli italiani e degli uomini e donne che qui vivono, lo richiede.