Verità e giustizia per Giulio

Un fiore posto su una sedia rossa, sul palco di Sala Bison a Fiumicello la sera del 25 gennaio da Paola Deffendi, mamma di Giulio Regeni, ha dato la dimensione profonda della manifestazione a tre anni dalla sparizione del giovane ricercatore friulano, portato a morte, ormai lo si è capito, da apparati dello Stato egiziano. Il fiore era dedicato ad Amal Al Fahty, moglie di Mohamed Lofty consulente legale della famiglia Regeni al Cairo, imprigionata lo scorso anno per mesi e poi messa agli arresti domiciliari con il rischio che in ogni momento gli agenti possono venire a riprenderla e incarcerarla.La manifestazione, fin dall’inizio, ha portato in primo piano i “diritti umani”, con la “Camminata dei diritti” seguita da centinaia di persone e condotta dal Governo dei Giovani di Fiumicello Villa Vicentina.

19.41Alle 19.41 la piazza centrale del Paese è stata illuminata da centinaia di candele, a sottolineare l’ora in cui tre anni fa Giulio è sparito dalle sue normali relazioni e a chiedere “Verità e Giustizia per Giulio Regeni”. A sollevare la candela schermata di giallo assieme ai genitori Paola, Claudio e alla sorella Irene, quest’anno anche il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, terza carica istituzionale dello Stato. Sul palco di Sala Bison, dal posto che idealmente le è stato riservato, Amal avrebbe potuto sentire direttamente le riconoscenza espressa da Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia Regeni, per i consulenti che al Cairo hanno collaborato alla ricerca della verità sulla morte di Giulio. “Persone eroiche” sono state definite. Nella lettera di uno di loro, Ahmed Abdallah, resa nota durante l’incontro di Fiumicello, si è sentita tutta la difficoltà e la sofferenza di questa collaborazione, ma si è anche sentito il loro coraggio: “Continuiamo”, hanno scritto. La cronaca degli ultimi avvenimenti è nota: la Procura di Roma ha fatto tutto ciò che poteva, giungendo ad iscrivere nel libro degli indagati cinque appartenenti alla Sicurezza Nazionale civile egiziana, ma da quel Paese non arrivano cenni di reale collaborazione.

I passi futuriE allora, quali ulteriori passi si possono fare? L’avvocato Ballerini, come sempre, è stata molto chiara.Intanto si attende di vedere quali sono le conseguenze sui rapporti con l’Egitto che il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Luigi Di Maio, aveva promesso qualora entro lo scorso dicembre non fosse venuta una concreta collaborazione da parte del Paese africano. Dicembre è passato inutilmente. Ma sarebbe anche ora che sul sito dedicato agli italiani che vanno all’estero, l’Egitto venisse dichiarato Paese non sicuro, quale si è rivelato non solo nella vicenda di Giulio Regeni, perchè vi sono altri casi di scomparsi/riapparsi dei quali non si riesce a parlare. Si richiami in Italia nuovamente l’ambasciatore perchè il suo ritorno al Cairo deciso a metà agosto 2017 non ha portato passi in avanti nella ricerca della verità ed anzi la situazione è peggiorata con le pressioni dei Servizi sui consulenti legali dei Regeni e sulle loro famiglie. Amal stessa, mandata a casa agli arresti domiciliari, si è vista condannare a due anni di carcere. Se l’unico modo per salvarla, ha detto l’avvocato Ballerini, è chiedere il perdono, allora chiediamolo e sollecitiamo le istituzioni pubbliche italiane ed europee a farlo.Se poi la Procura romana ha esaurito tutti i suoi possibili strumenti, tocca alla politica e al mondo economico muoversi con decisione per ottenere verità e giustizia per Giulio.Lo ha sostenuto dal palco anche il presidente della Camera che, dopo essere stato in Egitto e aver constatato con la Procura italiana che nulla si è mosso, ha interrotto le relazioni con il parlamento egiziani. Con l’approvazione, ha sottolineato, di tutti i gruppi rappresentati alla Camera dei deputati.

Un filo giallo lungo tutta l’ItaliaLa sera del 25 assieme Fiumicello e cento piazze italiane ed estere, ha collegato la gratitudine e la solidarietà verso i legali egiziani e le loro famiglie ed  il “popolo giallo” che sta ancora crescendo nel chiedere Verità e Giustizia per Giulio, ma è stato stimolante anche sentire che ’Giulio fa cose’.È nata amicizia tra la famiglia Regeni ed Elsa Pavon, una delle Madri di Plaza de Mayo, con i genitori di Valeria Soresin uccisa nell’attentato al Bataclan di Parigi nel 2015. La rete di contatti costruita per la ricerca della Verità per Giulio ha anche aiutato la liberazione dalle carceri tailandesi di Denis Cavatassi, presente il 25 gennaio in Sala Bison. Attorno alla figura di Giulio, migliaia di persone si sono mosse aprendo lo sguardo sulle realtà dove i diritti umani sono calpestati. Ne hanno dato testimonianza gli interventi del sindaco di Fiumicello Villa Vicentina Laura Sgubin, dei componenti del Governo dei Giovani di Fiumicello Villa Vicentina, dello scrittore Erri De Luca, del senatore Luigi Manconi, del presidente della Federazione della Stampa Beppe Giulietti, del regista Marco Bechis, del conduttore televisivo ed artista Pif ed i disegni di Lorenzo Terranera che si andavano realizzando sullo schermo. In questo contesto Giulietti ha sottolineato l’importanza che ha avuto l’atteggiamento di Paola, Claudio e Irene che, pur provati dal dolore, si sono posti con dignità quali “costruttori di ponti mentre altri alzano muri”. Ha quindi allargato lo sguardo alla comunità di Fiumicello Villa Vicentina e dei Comuni vicini che con le loro iniziative “hanno difeso la dignità del nostro Paese”.  “Meritano un riconoscimento per questo” ha detto. E’ chiaro che ora, dopo tre anni dai fatti e in una situazione di stallo sul piano giudiziario, la sfida riguarda l’oblio sul quale i responsabili della tortura e della morte di Giulio stanno puntando. Una sfida della quale, in sala Bison e fuori, tutti sono consapevoli. “Continuiamo” hanno detto Paola e Claudio, con a fianco Alessandra Ballerini; “Continuiamo” hanno detto i collaboratori legali al Cairo; “Continuiamo” hanno detto singoli e associazioni impegnati, come hanno fatto i “Biasiachinbici” con la ciclostaffetta “A Roma per Giulio”, a dimostrare che l’oblio su questa vicenda non potrà venire. Come ha detto il parroco don Luigi Fontanot, l’eredità lasciata a noi da Giulio chiede un impegno, che non può fermarsi, ad essere costruttori di una società che rispetti  la dignità di ogni persona e di ogni popolo.

La preghiera della comunità cristianaLa comunità cristiana di Fiumicello per affermare questo impegno assieme a Giulio, si riunirà in preghiera  nella celebrazione eucaristica che sarà presieduta dal vescovo Carlo alle 19 di sabato 9 febbraio.