Un presepe “regionale” donato a tutto il mondo

In questi giorni tutto il mondo ha potuto ammirare il bellissimo Presepe allestito in piazza San Pietro, frutto del lavoro di 11 artisti regionali. Un progetto importante, che ha dato grande visibilità alla nostra Regione, in questo caso “capitanata” da Sutrio, paese dove l’arte del legno è stimata e valorizzata da lunghissimo tempo e tradizione.Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lo scultore Stefano Comelli, direttore artistico del grande progetto “svelato” in Vaticano lo scorso 3 dicembre nel corso di una toccante cerimonia. Comelli ci ha raccontato del lungo percorso – durato più di due anni – che ha portato al compimento di tutte le figure: un insieme omogeneo di personalità, dove ognuna però esprime il suo modo di essere.

Signor Comelli, siete da pochissimo rientrati da Roma dove avete vissuto alcuni intensi giorni, realmente speciali. Quali le emozioni a poche ore dall’incontro con papa Francesco e, finalmente, lo “svelamento” della Natività di Sutrio in piazza San Pietro?Davvero, è terminata solo da poche ore da poche quella che in realtà è stata una lunga attesa, iniziata con una preparazione che risale a più di due anni fa quando, nel 2020, venne fatto l’annuncio che attribuiva in maniera ufficiale l’assegnazione per il Natale 2022 al Presepe di Sutrio. Due anni non concitati ma nei quali era comunque sempre ben presente l’obiettivo.Ce l’abbiamo fatta, siamo arrivati al traguardo prefissato: non era facile coinvolgere e mantenere il coordinamento di così tante persone e realtà coinvolte in questo progetto – in primis la stretta collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, che ci ha sostenuto a livello economico, così come moltissimi altri sponsor che hanno creduto e hanno voluto aderire sostenendo questo grande progetto, nonché i ben 11 artisti che si sono resi totalmente a disposizione di questo bellissimo obiettivo -.Le emozioni sono state tantissime, soprattutto nella giornata di sabato, dove due sono stati gli avvenimenti importanti: il primo, essere ricevuti in udienza da papa Francesco insieme alle delegazioni che portavano in dono anche l’albero e l’altro presepe del Guatemala.Un appuntamento del tutto nuovo, un’esperienza mai vissuta prima che si è rivelata toccante, ricca di umanità e anche semplicità – d’altronde un po’ come il Santo Padre manifesta in tutte le sue apparizioni pubbliche e non solo -.Abbiamo potuto avere un contatto ravvicinato, abbiamo potuto rivolgergli la parola, fare una domanda, avere lo scambio di una battuta e ricevere un “grazie” da parte sua, espresso in un breve discorso ma ricco di messaggi, nel quale ha sottolineato come l’albero scolpito sia diventato una radice, un punto fermo di rinascita, di crescita, di stabilità (che anche noi, nel progetto, abbiamo realizzato con l’ormai famosa radice recuperata dopo la tempesta Vaia, trasformata nella culla).Dall’altra parte ci ha anche lasciato un messaggio di presepe visto come un momento di contemplazione, di silenzio, meditazione.

Siete quindi arrivati all’intenso momento nel quale il mondo intero ha potuto osservare il frutto del vostro lavoro…Il tempo quel pomeriggio è trascorso in maniera frenetica tra gli ultimi aggiustamenti e gli ultimi accordi con tutta la macchina organizzativa del Vaticano, molto precisa ma altrettanto complessa, per arrivare alla cerimonia con i saluti delle autorità e, finalmente, a offrire in qualche modo al mondo – perché l’attenzione era veramente di livello internazionale su questo nostro lavoro, così come sull’albero e tutto il resto – la suggestione data dall’intero complesso di legno scolpito e il preciso posizionamento delle luci.Queste sono un regalo di un progettista di fama internazionale di Pola, Skira, che ha donato il suo progetto creativo al Comune di Sutrio: anche questo è stato un grande valore aggiunto, sia umano, che nello spirito collaborativo, per raggiungere un progetto importante, che aveva bisogno di tante capacità e di tante esperienze.

Appunto tante capacità e tante esperienze, ben 11 artisti coinvolti. Com’è avvenuto il loro coinvolgimento?Avevo ricevuto l’incarico di coordinare tutto quanto riguardasse la parte artistica. Uno dei compiti era anche capire chi chiamare a realizzare questo grande progetto.Siamo – perché mi sono messo in gioco anche io come scultore, non solo come direttore artistico – 11 scultori, artisti, che operiamo in Friuli Venezia Giulia, dalla montagna alla pianura.La scelta, per certi aspetti, è venuta direttamente da me attraverso chiamata: avevo bisogno di concretezze e sapevo perfettamente dove trovarle in ogni singolo scultore che andavo a contattare.Con molti di loro ci sono conoscenze e collaborazioni lavorative maturate negli anni e quasi tutti hanno preso parte in più occasioni a “Magia del Legno”, il grande evento dedicato alla lavorazione di questo materiale che annualmente si tiene a Sutrio. Dunque sapevo perfettamente, conoscendo i loro stili, il loro modo di approcciarsi al legno, chi poteva fare i Re Magi, chi l’Angelo, chi una figura femminile, chi San Giuseppe, chi il bue…Seppur liberi nella loro scelta espressiva, plastica, nel modo in cui rapportarsi con il legno, alla fine tutto è tornato come in qualche modo l’avevo immaginato – uno dei mei compiti era quello appunto di legare tutto assieme -.Ecco quindi che alla fine si è avuto un insieme omogeneo, ma non qualcosa di “fittizio”: omogeneo come delle persone che stanno assieme nella vita, in maniera semplice, che si relazionano ed esprimono quello che ognuno di loro è. Andando oltre il colpo d’occhio infatti, lo si legge perfettamente in ogni singolo lavoro.

Quanto tempo avete impiegato per ottenere il complesso dell’installazione?Il tempo è sempre qualcosa di relativo e fa riferimento anche all’esperienza e al percorso che ciascuno ha fatto, anche in relazione a questa esperienza. Il tempo viene poi quasi sempre rapportato anche ad un discorso economico e soprattutto della qualità, e su questa non si deve chiedere nulla al tempo…In ogni caso abbiamo svolto un percorso che è durato un paio d’anni, anche più, perché anche quando ancora non c’era la conferma che tutto ciò accadesse, il Comune di Sutrio ha desiderato “portarsi avanti” iniziando già a sviluppare il progetto (perché, “nella peggiore delle ipotesi”, le cose che venivano intanto avanzate sarebbero rimaste a beneficio di tutto il paese).Invece poi le cose sono andate come si desiderava…È stato un percorso che abbiamo sempre fatto vedere, lo abbiamo realizzato non nei nostri studi ma davanti le persone – chi ha seguito Magia del Legno, negli anni ha potuto vedere le varie figure del presepio prendere forma -; ci davamo, tra artisti, anche appuntamento ogni tot mesi a Sutrio, nel corso dei vari eventi, e anche questo è stato un modo per condividere il percorso con le persone.

Una delle cose molto belle e toccanti di questo presepe è che siete riusciti a dare “nuova vita” al legno che avete usato. Una scelta e un segno molto importanti anche in un’ottica ambientale…È un pensiero che ci accompagna sempre: non andiamo mai ad abbattere un albero perché ci serve proprio quel tronco ma utilizziamo alberi abbattuti per crolli naturali o per abbattimenti programmati perché diventati pericolosi – ricordiamo infatti che un albero non ha una vita infinita, pochi sono gli alberi considerati “monumentali” che, per loro fortuna, hanno superato problemi climatici, venti, fulmini e sono sopravvissuti, però un albero normalmente ha un ciclo vitale che dura tot tempo; dopodiché per diversi motivi può morire, perché magari va ad essiccarsi, o può diventare pericoloso perché cresce in luoghi abitati -.Negli anni si sviluppano contatti e, anche con pazienza, si sono raccolti questi fusti di cedro, per noi congeniali per il grande volume e per l’essenza, buona per essere intagliata, scolpita, lavorata a mano. Sappiamo che molti degli alberi sono originari del Friuli Venezia Giulia: qualcuno, inconsapevolmente, ha donato l’albero che è stato lavorato per diventare una delle figure presenti nel presepe. Anche questa è una cosa particolare: quell’albero non è andato perso, ma una parte della natura è stata valorizzata con l’arte.

In questi giorni Sutrio e l’intero Friuli Venezia Giulia sono stati come sotto una lente di ingrandimento. Cosa pensa potremmo, e dovremmo, cogliere da questa grande opportunità che ci è stata donata?È un’opportunità che dovremmo veramente saper cogliere, ma anche con uno sforzo, perché non è nella nostra “indole” avere capacità comunicative che ci facciano essere promotori di noi stessi.Questo è un limite che abbiamo un po’ nel nostro DNA: siamo una Regione che è capace di far fronte a cose incredibili, uscendone nella maniera più brillante, ma poi non ha la capacità naturale nel dire “siamo bravi, guardate, seguiteci!”.Si dovrà fare uno “sforzo” anche nel rendersi conto che, effettivamente, tutto quello che è accaduto e sta accadendo è qualcosa che non era mai successo, e non so quando potrà riaccadere – anche se, ovviamente, mi auguro possa riaccadere a stretto giro che altri Comuni della Regione possano arrivare dove è riuscito ad arrivare il piccolo Comune di Sutrio e che la nostra Regione possa ritornare presto a questa ribalta -.Tra noi c’è grande soddisfazione per aver vissuto direttamente tutto questo, per aver avuto l’opportunità di aver lavorato veramente con delle eccellenze. Ma c’è ancora margine per costruire molto. Abbiamo questo grande limite, cui in qualche modo dovremo andare oltre e superarlo, perché è giusto crederci fino in fondo quando si fa una cosa buona, che viene riconosciuta, ed è corretto anche dirsi “abbiamo fatto bene ed è giusto che si sappia”.