Per una professionalità sicura ma non solo fatta di teoria

Ai sensi di quanto previsto dalla L.296/2006, in Italia l’istruzione è obbligatoria fino ai sedici anni e viene completata con il “diritto-dovere” all’istruzione e alla formazione finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di istruzione secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età (D.L.vo 76/2005). A conclusione della scuola media, i ragazzi possono scegliere di proseguire gli studi in un percorso di istruzione secondaria di secondo grado (liceo, istituto tecnico, istituto professionale) o nel sistema di Istruzione e Formazione Professionale che rilascia una qualifica triennale o un diploma quadriennale. Questi ultimi percorsi ,pur assicurando un’ adeguata formazione culturale di base, possiedono un carattere meno teorico  di quelli  scolastici, in quanto privilegiano l’apprendimento in contesti pratici  oltre a prevedere,  a partire dal 2° anno, periodi di stage obbligatori presso le imprese.L’alternanza scuola e lavoro, introdotta con L. 52/2003 è una metodologia didattica che ha l’obiettivo di arricchire i percorsi del secondo ciclo con competenze spendibili nel mercato del lavoro. È stata resa obbligatoria per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori con la L.107/2015 (la Buona Scuola).Ricordo che negli anni 50/60, l’allora CRDA assumeva durante il periodo estivo, con grande soddisfazione dei genitori, studenti che, al termine degli studi, con ogni probabilità, sarebbero stati assunti dato che alla teoria avevano aggiunto la pratica direttamente in azienda.  Il loro inserimento nelle varie squadre era visto favorevolmente dagli operai in quanto, esistendo il cottimo, aiutavano a raggiungere il massimo obiettivo non essendo conteggiati tra i lavoranti. Furono in seguito avviate vertenze sindacali per il riconoscimento dei contributi previdenziali dei periodi in esame.Era, diciamo così, un’alternanza scuola lavoro non normata ma che preparava i giovani al futuro.Le norme che invece l’hanno prevista non hanno avuto fin dall’inizio un’accoglienza entusiastica né da parte degli studenti né da parte dal corpo docente. Oggi, tale metodologia viene maggiormente contestata a fronte dei due incidenti mortali che si sono verificati recentemente. Gli incidenti sul lavoro, che sono sempre una tragedia, diventano doppiamente incomprensibili quando capitano a dei ragazzi che sono sul posto per apprendere un’attività da spendere per il loro futuro.Eppure la pratica è indispensabile se si vuole formare dei giovani che possano, a fine scuola, trovare un’occupazione specializzata che, ormai, è quella che il mercato chiede. E poiché il mercato si evolve ad una velocità mai vista, per orientarsi è necessaria la collaborazione fra pubblico e privato, fra istituzioni, professionisti e aziende. Certo, va salvaguardata la sicurezza , vanno aumentati controlli e tutele ma la professionalità non è solo teoria.