“Patrimoniale”: una battaglia che merita combattere

Non mancano le occasioni nelle quali si accenna (purtroppo solo teoricamente) alla necessità impellente di qualificare l’impegno concorde dei cristiani e cattolici italiani in politica. Una battaglia, secondo qualcuno, riconducibile neanche tanto alla lontana ai “valori non negoziabili”, laicamente e politicamente declinati, ma altrettanto obbliganti.Una prospettiva -secondo noi- molto più concreta e convincente della discussione su un eventuale nuovo partito di ispirazione cristiana, che taluni rappresentano moderato e di centro. Di più. Una battaglia -e non troviamo un modo diverso di descriverla- che dovrebbe interessare tutti e nella quale coinvolgere tutti e anche l’arcipelago delle sinistre, correggendo in questo modo la deriva, visibile da gran tempo, di una loro enfasi sui diritti civili (individuali) a discapito dei diritti sociali e del lavoro.La proposta – ma si tratta di una vera e propria provocazione – riguarda l’introduzione della patrimoniale, all’interno di una robusta riforma fiscale del nostro Paese. Una proposta – come scrive coraggiosamente il prof. Franco Monaco (già deputato Pd e con inizi nel Partito popolare) sui giornali che ospitano le sue opinioni- meritevole dell’appoggio e della adesione dei democratici in generale e dei cristiani che si riconoscono nel cuore stesso della dottrina sociale della Chiesa.    Scrive l’autore che -riforma fiscale e patrimoniale- sono ancora parole impronunciabili anche dentro il mondo cattolico; non parliamo poi nel mondo variegato della destra, quella famosa per non riconoscersi nel patto di pagare tutti le tasse e di non vedere in esse un modo di servire il Paese. Dunque si tratta prima di tutto di studiare il modo di informare e persuadere l’opinione pubblica e, altrettanto in primo luogo, di convincere i cattolici italiani che si tratta non di una moda ma di un bene, anzi del bene comune, esprimibile in un nuovo “patto sociale”. Lasciando alla tecnicalità degli esperti, sempre iscritta dentro ad una complessiva riforma tributaria, l’introduzione della “patrimoniale” risponde a due esigenze che il prof. Monaco – expresidente dell’Aci di Milano e uomo della comunicazione con il cardinal Martini- invita a tenere in considerazione.”L’esplosione del debito pubblico (160% sul Pil) originata dalle misure atte a fronteggiare l’emergenza: si tratta di decidere se tassare il lavoro o piuttosto le rendite. Un solo dato: agli 8 milioni di poveri già censiti, si calcola che – esauriti sussidi, cassa integrazione, blocco dei licenziamenti – se ne aggiungeranno altri 5 o 6; e, a fronte, il risparmio privato (di chi ci riesce) è lievitato di 1700 miliardi, l’8% in più in questo particolarissimo anno”.In secondo luogo invita “a prendere atto di una drammatica evidenza: la bomba sociale innescata dal dilagare della povertà, della precarietà, della disoccupazione di massa dentro e a valle della pandemia; la dilatazione delle disuguaglianze sociali, territoriali, generazionali, di genere. In questo quadro, più che sul se, si dovrebbe ragionare e discutere sul come avvalersi dello strumento privilegiato della distribuzione del reddito degli Stati moderni ovvero il fisco; semplicemente e radicalmente perché possa reggere una società civile organizzata in base al principio per il quale chi ha di più aiuti chi ha di meno.Meglio: perché si chieda a chi ha molto un contributo ai milioni che sono sul lastrico”.Il quadro che si presenta, dunque, ha tutte le dimensioni di una risposta alla crisi che la globalizzazione ha provocato e che la mancanza di politica -nel senso di visione e di strumenti adatti- invita a prendere atto: per i cattolici, dunque, si tratta di tornare dentro al cuore del pensiero sociale e dei suoi protagonisti: da Faidutti e da Sturzo a De Gasperi, Gorrieri, Carniti, Dossetti e La Pira, Campanini e tutti coloro che sono i referenti privilegiati del cattolicesimo sociale.. Questi nomi non devono più servire per la convegnistica cattolica o per riempirsi la bocca di parole e di slogans. Misuriamoci sulla proposta concreta: la riforma dei redditi e la introduzione -motivata- della patrimoniale. Solo allora potremo dire che abbiamo cercato qualcosa di nuovo e che … veramente “non tutto sarà come prima”!