Novi Glas: 25 anni di informazione e testimonianza

Questo 2021 per il Novi Glas, settimanale cattolico in lingua slovena di Gorizia e Trieste, segna il raggiungimento di un importante traguardo: i suoi 25 anni di attività.Nato nel 1996 dalla fusione del triestino Novi List e del goriziano Katoliški Glas, il settimanale in questo quarto di secolo è cresciuto sempre più, sapendo affrontare di volta in volta le nuove “sfide” dell’editoria e del mondo digitale.Guidato inizialmente da Andrej Bratuž e quindi da Drago Legiša, dal 2003 è diretto da Jurij Paljk, che abbiamo incontrato, andando con lui a ripercorrere questi 25 anni, non mancando di interrogarsi sui passi che attendono la stampa cattolica nel più prossimo futuro.

Direttore, quella del Novi Glas è una bella storia di collaborazione e unione, anche transfrontaliera, oggi più che mai tematica di attualità. Come descriverebbe quest’esperienza dal suo particolare punto di vista?La definirei come una fusione che non è stata indolore all’inizio, perché tanti erano i pareri contrari. I fatti poi hanno dimostrato come fosse la scelta giusta quella di mettere insieme due realtà piccole, facendole confluire in una – passatemi il termine – più “consistente”, che è appunto Novi Glas, continuando ad essere un organo di informazione per tutti coloro che si riconoscevano e si riconoscono nella fede cristiana, nella democrazia e, chiaramente, sloveni.Fu inoltre monsignor Kazimir Humar che riuscì a quel tempo a convincere i sacerdoti sloveni e goriziani che il settimanale andava dato in mano a personale laico. Questo perché, con la sua lungimiranza, capì che il clero era formato da pochi sacerdoti e purtroppo troppo anziani quindi, per dare al giornale la possibilità di “sopravvivere”, di proseguire in un futuro che fosse lungo, venne fatta questa scelta, all’inizio non compresa, ma che nel tempo ha si è dimostrata appunto lungimirante.All’interno di questi 25 anni va anche rilevata una “nota dolente”, ossia la perdita di un terzo giornale in lingua slovena di matrice cattolica, che esisteva fino a pochi anni fa: Naš Vestnik guidato da monsignor Dušan Jakomin. Stessa sorte anche per il settimanale cattolico in lingua italiana Vita Nuova di Trieste. Un vero peccato.Chiaramente anche per noi in 25 anni ci sono state difficoltà, ma siamo vivi. In questi anni molte cose sono cambiate ma gli abbonamenti sono stabili, ciò dimostra attaccamento, affetto e fiducia.Come Novi Glas e come Voce Isontina siamo molto presenti, coprendo tutto il territorio, trattando di Chiesa locale, della Chiesa universale, ma dando anche spazio a tutte le realtà che compongono la nostra area di riferimento. Sempre consci di essere piccoli ma portatori di una cosa grande; senza passi troppo lunghi ma consapevoli del ruolo che si ricopre.

Quali le sfide che ora attendono il Novi Glas?La grande sfida, non solo per noi ma per tutti i giornali, in questo momento è rappresentata dai giovani. Se non si è presenti sui social, i mezzi di comunicazione che usano di più, non si è conosciuti e riconosciuti. Resta la problematica legata al fatto che i giovani tendono a non sottoscrivere abbonamenti; una questione con la quale si devono fare i conti e sulla quale lavorare.

Prima accennava a molte cose cambiate in questi 25 anni. Di cosa si tratta?Il giornale si è modificato, un po’ come si sono modificati tutti nel corso degli anni. Già nel 2004, per motivi legati a questioni economiche e finanziarie, abbiamo cambiato tipografia, abbiamo modificato il formato del settimanale, rendendolo più “leggero” nella struttura, per continuare a seguire le nuove esigenze che i lettori e il mondo dell’editoria richiedevano e proseguono a richiedere.Abbiamo anche, negli anni, rinnovato per due volte il nostro portale www.noviglas.eu, per essere quanto più possibile attivi online e anche – come si diceva poco fa – per raggiungere i più giovani, per essere visibili. Rimane il fatto che il Web è considerato dai giovani come qualcosa di totalmente gratuito, pertanto da un lato ci consente sì di raggiungerli, dall’altro lato ci sono difficoltà nell’ammortizzare questo servizio.Per il resto, rimaniamo fedeli ai tre elementi cardine presenti anche nel nostro statuto: l’attenersi alla parola slovena, alla fede cristiana e alla democrazia.Vorrei qui sottolineare la bella collaborazione che c’è sempre stata con Voce Isontina, rafforzata inoltre dagli editoriali comuni che anche recentemente abbiamo avuto modo di scrivere “a quattro mani”.Noi cattolici sloveni, come mi succede di affermare, siamo una “minoranza nella minoranza” ma sappiamo essere una voce importante. Citando papa Francesco, che invita a guardare alle periferie, noi cristiani abbiamo la possibilità proprio di dare voce a queste periferie con l’attenzione particolare verso gli ultimi, verso l’operato Caritas, verso i migranti, verso le politiche buone che mettono al centro la persona… che da sempre ci contraddistingue.Come Novi Glas seguiamo poi anche gli avvenimenti principali della vicina Slovenia; in questo momento siamo impegnati con la chiusura del confine, che sta causando non poche difficoltà. La speranza è che dopo la pandemia si torni a collaborare, ancora di più di quanto già non si facesse.Tutto questo che ho citato è davvero importante: sono segnali di una Chiesa viva, locale, che fa riferimento ad una Chiesa madre comune, che è quella di Aquileia.

Nonostante le difficoltà che questo tempo ci presenta e le critiche che spesso sono riservate agli organi di informazione, bisogna guardare al futuro. Quali gli obiettivi e le speranze?Credo appunto che l’obiettivo sia rimanere fedeli alla nostra gente, parlando ai nostri abbonati più anziani ma cercando di usare un linguaggio e tematiche che avvicinino anche i giovani.Le critiche ci sono e sempre ci saranno, a volte giuste e costruttive, altre ingiuste e per le quali si deve mantenere la calma, proseguendo nella nostra missione informativa.Dobbiamo in questo soprattutto cercare di parlare ai giovani, che oggi non si riconoscono più nelle associazioni come un tempo, è un associazionismo che definirei “post moderno”, un po’ debole e più virtuale. Ritengo quindi che la presenza sul Web e sui Social sia fondamentale, come dicevo in precedenza proprio per “farsi conoscere” e far sì che i ragazzi leggano anche la nostra voce.Per il futuro infine mi auguro che i governi, tanto in Italia quanto in Slovenia, sappiano che sono proprio i giornali quelli che, con la loro varietà, mantengono un mondo dei media democratico e in questo contesto siamo importanti anche noi: le voci cattoliche. A volte poi dobbiamo trovare il coraggio non solo di chiedere, ma anche pretendere che ci venga dato il posto che ci spetta, dire la nostra ed essere ascoltati.