Mensa dei Poveri: in aumento i “volti nuovi”

Un un periodo complicato, e per molti davvero duro, come quello che stiamo vivendo, la Mensa dei Poveri dei frati Cappuccini di Gorizia è una risorsa a dir poco fondamentale.La sicurezza di un pasto realizzato con prodotti freschi; ora che la stagione fredda avanza, la possibilità di consumare un pasto caldo; l’incontro umano con occhi gentili; tutte cose che possono sembrare piccole, ma per tante persone fragili fanno invece davvero la differenza.Un servizio sostenuto direttamente anche da contribuenti che, anche nella nostra diocesi, hanno scelto di destinare l’8×1000 alla Chiesa cattolica.Una testimonianza di presenza che anche nei momenti più complicati della pandemia non si è mai totalmente interrotta ma ha saputo riadattarsi, anche grazie all’aiuto di altre realtà che operano per la solidarietà, come la Caritas diocesana.A ridosso dell’uscita del più recente DPCM, abbiamo incontrato fra Luigi Bertié, superiore del convento dei frati Cappuccini di Gorizia, e da lui ci siamo fatti raccontare quale sia la situazione alla Mensa, quali le difficoltà incontrate e come si sia riorganizzato il servizio alla luce delle nuove disposizioni ministeriali.

Fra Luigi, dopo un periodo in cui aveva dovuto fermare il suo servizio, ora la Mensa dei Poveri opera “a pieno regime”. Com’è la situazione?Da quando abbiamo ripreso, le persone che quotidianamente usufruiscono del servizio vanno dalle 20 alle 30 e la maggioranza sono italiani.Per quanto riguarda l’organizzazione interna, questa è stata fatta seguendo scrupolosamente tutti i protocolli: gli utenti hanno la possibilità di mangiare all’interno, mantenendo il distanziamento sociale; per garantire la sicurezza i posti a sedere sono stati ridotti a più del 50% della disponibilità, arrivando a 22 posti. Spesso si fa una sorta di “rotazione”, ovvero quando qualcuno finisce il pranzo, libera il posto che viene subito igienizzato da uno dei volontari e si fa accomodare un altro utente, che nel frattempo era rimasto in attesa.La difficoltà grossa che abbiamo, coinvolge il lato dei volontari, poiché una buona parte di loro è rappresentata da persone anziane, pertanto categoria molto a rischio nel corso di questa pandemia. Esporsi così tanto, quotidianamente, diventa per loro un pericolo elevato, pertanto molti non possono prestare servizio in questo tempo.

Per capire meglio, quante “mani” sono necessarie per un servizio?In genere sono necessari almeno quattro volontari alla mensa: uno svolge il “check in”, ovvero misura la temperatura, fa igienizzare le mani agli utenti e, se necessario, qualora si avvicinassero troppo tra loro durante la fila per l’ingresso, richiama al rispetto delle distanze. Altri due volontari stanno dietro al bancone e sono addetti alla distribuzione del cibo, mentre un altro volontario accompagna gli utenti al posto, proprio per non creare assembramenti in sala.Alcuni giorni ci troviamo ad avere disponibilità di volontari, altri giorni invece ci troviamo un po’ più “sguarniti”, proprio perché in questo periodo pandemico molti di loro hanno dovuto sospendere l’attività di volontariato. Per ovviare a ciò, come frati ci siamo messi a disposizione totale, a volte trovandoci anche tutti noi del convento di Gorizia a prestare servizio alla mensa.

Ormai lo sappiamo: questa pandemia oltre alla malattia ha causato anche l’insorgere di tante nuove povertà dovute alle conseguenze socio – economiche. Ci sono dei “volti nuovi” alla Mensa, dovuti forse proprio alla situazione che stiamo vivendo?Volti nuovi sì, dopo il primo lockdown se ne sono visti, e più di uno. Persone che solo un anno fa non si erano mai avvicinate, oggi sono nostre ospiti. Alcuni sono anche venuti per un periodo, poi hanno sospeso, poi sono ritornati; questo fa pensare che, finché hanno un lavoro stagionale, soprattutto in estate, sono in qualche modo autosufficienti, non hanno bisogno del servizio offerto dalla mensa. Come però quel lavoro termina, aggiungendo anche il fatto che in questo momento siamo di nuovo in un parziale lockdown, sono costretti a tornare da noi.Alcuni inoltre non riescono a rientrare nei circuiti del Welfare e sociali, o sono in attesa di essere presi in carico dai servizi – siano essi Comunali, Caritas, o Fondi di sostegno come quello attivato dalla diocesi ed intitolato a San Luigi Scrosoppi -, e vengono da noi per avere un pasto, o ancora a chiedere una borsa della spesa con un po’ di generi di prima necessità, in attesa di trovare una soluzione.Posso anche dire che, nel mese di ottobre, dopo aver fatto degli accertamenti e con tutte le garanzie che ho potuto avere, ho pagato delle bollette dell’acqua a qualche persona – e di conseguenza all’intera famiglia – perché non ce la faceva.Sta inoltre aumentando significativamente il numero di ragazzi e ragazze sotto i 30 anni che bussano alla nostra porta per sapere dove poter chiedere lavoro, o per chiedere se sappiamo di qualcuno che sta cercando una badante o una colf, o ancora se magari abbiamo noi qualche occupazione da offrire al convento.Anche alla mensa i ragazzi sotto i 30 anni stanno aumentando ed era da un bel po’ che non vedevamo utenti così giovani… Il quadro della situazione sta diventando davvero preoccupante.

Con questo secondo lockdown, fortunatamente per il momento solo parziale, cosa cambia nel vostro servizio? Sono necessarie sospensioni?Al lockdown di marzo avevamo dovuto sospendere il servizio della Mensa dei Poveri poiché, purtroppo, il Covid 19 era entrato in convento (portandosi anche via fra Aurelio Blasotti), pertanto avevamo dovuto sospendere tutto e metterci in isolamento; le cuoche, nostre dipendenti, ovviamente non potevano accedere alla struttura. La Caritas diocesana è intervenuta in quel periodo, aiutandoci con la distribuzione di alcune buste – pranzo preconfezionate.Attualmente, secondo le ultime disposizioni, le mense rimangono aperte, non dovrebbero esserci problemi di questo tipo; ci stiamo ad ogni modo tenendo continuamente informati per poter seguire tutte le precauzioni e rispettare tutte le normative.Posso dire che, in questo momento, la Mensa dei Poveri è aperta quotidianamente, dalle 11.30 alle 12.10 circa, e noi continuiamo con il nostro servizio come prima.Se dovessero esserci ulteriori restrizioni, un passo potrebbe essere, per esempio, passare al servizio d’asporto, già messo in atto da altre mense come la nostra sin dal primo lockdown.Selina Trevisan