La “festa del Papà” è tale sempre

Succede che a Viareggio la direttrice di una scuola d’infanzia abbia deciso di cancellare i festeggiamenti dedicati al papà per il 19 marzo nel “rispetto a chi non ha un padre” che si è alzato un polverone mediatico, politico e sociale.C’è chi ha detto che nel timore di discriminare sono stati discriminati tutti, chi che questa scelta è un occhiolino a favore della comunità Lgbtq+, chi che questi “festeggiamenti” (al pari di San Valentino) andrebbero cancellati in toto perché sono solo ricorrenze consumistiche, chi (ricordando che l’origine della festa del papà è la giornata che i credenti legano a S. Giuseppe) che la scuola è laica e dovrebbe ignorare queste celebrazioni, chi che amare è cosa di sempre e non di un unico giorno, chi (senza padre) che a maggior ragione è giusto ricordarne la figura e chi infine, avendone subìto la sua figura, che comunque non avrebbe mai festeggiato la festa del papà.Questo vespaio rumoroso di opinioni rischia di far scivolare la questione sul personale dove ognuno, in base alla propria singola esperienza, ritiene giusto celebrare o ignorare la figura del proprio padre in quanto fonte di ispirazione o dannazione. Ma soprattutto di frastornarci e impedirci di ricordare che la “festa del papà” ha un valore simbolico (e in quanto tale vale per tutti) nell’onorare il padre inteso come guida, come “legge” (direbbe lo psicanalista Massimo Recalcati), come esempio del giusto vivere che si unisce con la figura della madre, lei invece abbraccio di accoglienza e amore al di là del bene e del male (“Le mani della madre” ed. Feltrinelli).Questi non sono valori rimessi alla mercè comune e né declinabili dall’individuale esperienza: l’importanza della simbologia della figura del Padre, e quindi poi della Madre, non è qualcosa che appartiene all’opinione pubblica e che quindi, in quanto tale, se ne può disporre.La “festa del Papà” è tale sempre.